Anche il Tour de France, dopo il giro d’Italia, s’è concluso con distanze estremamente ravvicinate tra i big: le differenze sono limitate alle prove a cronometro, ecco come sta cambiando il ciclismo
Vuoi per l’assenza di grandi campioni in grado di infiammare le platee, vuoi per il livellamento dei ciclisti migliori, vuoi per i tempi che corrono: il ciclismo sta cambiando, e i due principali grandi giri del 2017 confermano un trend di cui avevamo già visto i primi segnali nel 2016. Assistiamo a un livellamento senza precedenti, con distacchi da record per quanto risicati. E’ successo al Tour appena concluso con la 4ª vittoria di Chris Froome, ma era stato così anche al Giro d’Italia. E se in Francia i primi cinque in classifica generale sono arrivati con appena 3 minuti di differenza, in Italia erano stati i primi sei a chiudere con appena 3 minuti di scarto la corsa, mentre i primi cinque erano distaccati da meno di due minuti, e i primi tre sono saliti sul podio con appena 40” di scarto.
Ecco la classifica generale finale del Giro d’Italia 2017:
- Tom Dumoulin
- Nairo Quintana a 31”
- Vincenzo Nibali a 40”
- Thibaut Pinot a 1’17”
- Ilnur Zakarin a 1’56”
- Domenico Pozzovivo a 3’11”
- Bauke Mollema a 3’41”
- Bob Jungels a 7’04”
- Adam Yates a 8’10”
- Davide Formolo a 15’17”
Ecco, invece, quella del Tour de France 2017:
- Chris Froome
- Rigoberto Uran a 54”
- Romain Bardet a 2’20”
- Mikel Landa a 2’21”
- Fabio Aru a 3’05”
- Daniel Martin a 4’42”
- Simon Yates a 6’14”
- Louis Meintjes a 8’20”
- Alberto Contador a 8’49”
- Warren Barguil a 9’25”
Eppure in entrambe le corse sono venuti a mancare alcuni tra i più grandi favoriti a causa delle cadute: Thomas al Giro e Porte al Tour. Altrimenti questa classifica sarebbe stata ancora più corta. Per capire quant’è significativo quello che sta succedendo, basti pensare che mai nella storia era successo che il Giro d’Italia fosse deciso da distacchi così esigui tra 5 corridori. Lo stesso identico record, quest’anno, è stato battuto al Tour de France. Eppure fino a due anni fa era tutto molto diverso: nel 2015, infatti, al Giro d’Italia il 4° classificato aveva 8 minuti di ritardo dal vincitore e il sesto era arrivato al traguardo finale con addirittura 11 minuti di ritardo. Ma era la norma. Al Tour 2015, infatti, il 4° arrivava al traguardo con quasi 9 minuti di ritardo dal vincitore, il settimo a oltre 15 minuti e il decimo a quasi 18 minuti, il doppio rispetto al ritardo del decimo di quest’anno. Funzionava così, anche negli anni precedenti. Nel 2014, infatti, al Giro avevamo il quinto a quasi 7 minuti di ritardo, al Tour addirittura il secondo a 8 minuti, l’ottavo a 18 minuti e il decimo a oltre 21 minuti!
Ma negli ultimi anni il ciclismo è molto cambiato. Giro e Tour ci hanno fornito un quadro molto equilibrato, nessuno è riuscito a fare la differenza in montagna se non in qualche occasione isolata e sporadica, mai decisiva. Sono mancate imprese, azioni solitarie importanti, vittoriose, significative, nonostante i molti tentativi di vari corridori. Entrambe le gare sono state decise a cronometro. Senza le cronometro, infatti, Dumoulin non avrebbe vinto il Giro e Froome non avrebbe vinto il Tour. E se al Giro di chilometri contro il tempo ce ne sono stati tantissimi, il Tour è stato quello con meno cronometro di sempre. Eppure Froome ha vinto lo stesso: in montagna sono mancati corridori in grado di staccarlo, forse l’unico che poteva impensierirlo era il suo compagno di squadra Mikel Landa (che proverà a sfidarlo il prossimo anno).
Un ciclismo sempre più livellato ed equilibrato da un lato potrebbe essere l’indice di un ciclismo più onesto e pulito, ma anche di un ciclismo orfano di campioni in grado di infiammare il pubblico con grandi imprese. Campioni che nell’ultima generazione di corridori possiamo indicare soltanto nelle figure di Alberto Contador e Vincenzo Nibali, gli unici ad aver appassionato il pubblico con imprese epiche negli ultimi anni. E con un Contador sulla via del tramonto, ci resta soltanto lo Squalo per emozionarci ancora. In una recentissima intervista, Nibali ha fissato i prossimi obiettivi. Si parte dalla Vuelta, con vista sui Mondiali 2018 e sulle Olimpiadi di Tokyo 2020. Ha ancora tanta fame, lo Squalo dello Stretto.