Il Tour de France di Fabio Aru è stato soddisfacente. Il ciclista dell’Astana ripercorre i suoi momenti più belli come la vittoria della quinta tappa
Fabio Aru ha finalmente dimostrato il suo valore. Il corridore italiano ha vinto una tappa al Tour de France, indossato sia la maglia a pois che quella gialla. Un bilancio molto positivo per il sardo che adesso guarderà il futuro con maggior fiducia. Per Fabio Aru, la seconda parte di stagione è fondamentale per la sua crescita: al Giro del Delfinato ha realizzato una grande prestazione, ai campionati italiani ha vinto la maglia Tricolore e nella prima settimana di Tour de France è stato imbattibile. Il quinto posto nella classifica finale del Tour de France non è da buttare, anzi è un trampolino di lancio per la riconquista della Vuelta di Spagna (vinta nel 2015).
Fabio Aru ha ripercorso la sua prestazione al Tour de France: “stavo molto bene. L’ho dimostrato, ero molto competitivo. In questi anni ho imparato a conoscermi. E da quando ho preso la maglia… purtroppo, siamo talmente tirati, talmente magri, che basta veramente niente. Magari un colpo di aria condizionata anche se capisco l’immediata obiezione ‘Sei professionista da tanti anni e dovresti saperlo’. – ha dichiarato il ciclista dell’Astana come riportato da La Gazzetta dello Sport -. Purtroppo dobbiamo fare le conferenze stampa, le interviste, tutte queste cose. Non possiamo tirarci indietro. Volentieri, ma magari si prende un po’ più di freddo rispetto a quando vai subito a farti la doccia sul bus. Non il giorno dopo aver preso la maglia, ma quello dopo ancora ho cominciato a stare male. Star male significa avere anche solo lo 0,1 per cento in meno. E a questi livelli significa staccarsi. Ma reputo di essermi salvato abbastanza bene nelle tappe alpine”.
Tra tanti momenti bui, ci sono giorni di felicità e uno di questi è la vittoria a La Panche des Belles Filles. Fabio Aru ha svelato le sue emozioni di quella tappa: “un’emozione molto forte, che ci ho messo qualche giorno a realizzare. Staccare tutti i più forti, la Sky, e arrivare solo… La maglia gialla mi mancava nei tre giri, indubbio che sia bello, ma quella vittoria mi ha dato tantissimo – ha proseguito -. Il 2 aprile, quando mi sono infortunato al ginocchio, tante persone avrebbero firmato per arrivare a fine Tour con questo bilancio. Mi reputo soddisfatto. Il podio mi avrebbe reso molto più contento e l’ho mancato per 45 secondi. Però esco da qui con la consapevolezza di poter tornare per fare bene. Era ciò che mi serviva più di ogni altra cosa. È la conferma più grande”.
Fabio Aru è stato l’unico ad attaccare Chris Froome al Tour de France, ma purtroppo nelle tappe decisive è stato staccato. L’Astana ha perso corridori importanti a causa di infortuni (Cataldo e Fuglsang ndr) e alla 18ª tappa della Grande Boucle la squadra non ha messo al fianco di Aru il kazako Lucenko. Il ciclista italiano ha dribblato l’argomento: “i problemi che abbiamo avuto in questi mesi sono sotto gli occhi di tutti, non c’è bisogno neppure di ricordarli. Ma chi c’era si è impegnato al massimo e io non posso che ringraziare i compagni”, ha concluso.