Durante una corsa amatoriale Alessandro Andreoli, cicloamatore della Tokens-Bettoni di Costa Volpino, ha utilizzato una bicicletta ‘dopata’
A Bedizzole, Alessandro Andreoli, ciclista della Tokens-Bettoni di Costa Volpino, è giunto in terza posizione durante una gara di cicloamatori. L’atleta però ha registrato delle grosse anomalie: infatti in una salita della corsa, Andreoli ha realizzato una velocità di 50 km/h come un grande professionista del Tour de France o del Giro d’Italia. I giudici del CSI si sono presentati dall’atleta e hanno controllato con una telecamera la sua bicicletta e hanno scoperto che era stato nascosto un motorino che garantiva maggiore velocità e maggiore tenuta. “Abbiamo invitato il corridore ad andare con due nostri giudici in un nostro centro autorizzato per controllare la bici, ma a quel punto lui ha ammesso la sua colpa. Dentro la bici ha un motorino – ha dichiarato Emiliano Scalfi, vice presidente e direttore tecnico del Csi provinciale come riportato da La Gazzetta dello Sport – Avevamo avuto alcune segnalazioni precise e ci siamo mossi di conseguenza. Guardando, abbiamo visto che nel tubo piantone della bici di un corridore sembrava ci fosse il fuoco”. Il ciclo amatore è stato squalificato immediatamente dalla corsa per aver utilizzato biciclette illecite e di conseguenza alterato le prestazioni in gara.
La lotta al doping tecnologico va di pari passo a quella delle farmacie. Uno dei pionieri della lotta a queste nuove strumenti per alterare le prestazioni è David Lappartient, presidente della UEC (Unione Europea del Ciclismo) e aspirante presidente dell’UCI. Il francese vede nel doping 3.0 un pericolo per la rispettabilità del ciclismo che è sempre più attaccata. “L’attuazione di un piano d’azione per rafforzare la lotta contro la frode tecnologica dovrà essere prioritaria – ha dichiarato – Analogamente, e con riferimento alla lotta al doping, sarà condotta una riflessione sulla sua evoluzione, sia da un punto di vista organizzativo in relazione alle proposte del CIO, che scientifico in relazione con la Wada, l’agenzia mondiale antidoping”.