MotoGp – Dovi il timido Supererore, dalla passione per Mila e Shiro a quel simpatico paragone ciclistico: “sono uno da grandi giri”

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A tutto Dovizioso, dalle vesti di Supereroe forse un po’ troppo strette al sogno Mondiale

Iniziate le qualifiche del Gp d’Olanda, gli occhi sono puntati sui piloti Yamaha, a caccia del riscatto dopo il deludente weekend di Barcellona, ma anche su Andrea Dovizioso, reduce dalle due splendide vittorie consecutive, prima al Mugello e poi al Montmelò.

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Un ragazzo preciso, semplice e sempre da scoprire, che da piccolo non sognava di diventare un supereroe:  “la verità e che io da piccolo impazzivo per i cartoni animati di sport: Holly e Benji, Mila e Shiro. Ricordate i due fuoriclasse del calcio e i due cuori nella pallavolo? Ecco, quelli. Mi arrabbiavo sempre perché un dribbling durava una puntata…“, ha raccontato in una lunga e bella intervista al Corriere dello Sport.

Molte persone però vedono il Dovi come un Supereroe, come per esempio sua figlia Sara: “parola forte, ma un po’ si. Quando vado a prenderla a scuola dice sempre alle sue compagne per vantarsi: questo è mio papà“.

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Da bambino ero il classico timidissimo, molto più chiuso di adesso, mai sborone. Ero il più basso della classe, il più piccolo della squadra di calcio, ma dentro mi sentivo assolutamente il più forte. In tutto. Non esisteva che non vincessi ai Giochi della Gioventù. Facevamo ginnastica nel buscherin, il parco vicino a scuola. Come riscaldamento facevamo tre giri di corsa. Mi s?nivo, ma non accettavo di non vincere. Insomma, intorno a me è sempre tutto girato intorno allo sport“, ha raccontato ancora il ducatista.

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Un amore indescrivibile quello per sua figlia Sara: “diventare padre è stato un valore aggiunto, perché mi ha fatto crescere. E, per tornare al discorso di prima, fare qualcosa che ti faccia vedere da tua figlia come un supereroe è un grande stimolo. Grandissimo“, ha spiegato Dovi.

Ho sempre avuto dubbi su me stesso, anche se sembra un controsenso col fatto che dentro mi sentivo il più forte. Non mi sono mai sentito superiore, anche ora che vinco. E’ la mia indole. E poi per me lo sport ha valori profondi. Non sarò mai uno che dice: meglio chiedere scusa che permesso. Mai

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Due vittorie uniche, una stagione 2017 veramente strepitosa, merito anche dell’aiuto dello psicologo: “non vinco per quello, ma è un tassello che s’è aggiunto a quello che ho fatto prima. E nessun lettino magico, io ci parlo. Facendolo ho capito tante cose. La prima è proprio che dovevo imparare a parlare con le persone, relazionarmi. Con tutti, non solo quelli che ami. Per un timido e chiuso non è stato facile, ma mi ha aperto un mondo. E mi fa sentire meglio. E se ti senti meglio in moto vai più forte, perché guidi in modo più fluido“.

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Mentre sul suo nuovo compagno di squadra Jorge Lorenzo, strapagato ma ancora senza risultati ha aggiunto: “è una soddisfazione aggiuntiva, ma corri per te stesso, non per dimostrare agli altri qualcosa. Chi corre cosi dura poco. Jorge quei soldi se li merita e per me non è un problema. Il punto è un altro: in questi anni in Ducati non s’è vista la realtà e si sono valutate le situazioni in modo non corretto. Ho dimostrato che non era cosi. Semplice“.

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La realtà e che abbiamo le stesse esigenze, ma le poniamo in modo diverso. Jorge chiede materiale, io descrivo il problema. Io non dico vorrei questo, vorrei quest’altro. Non ho le conoscenze per dice cosa serve. Io dico quali sono i limiti, gli stessi che indica Jorge”, ha aggiunto il ducatista che sul gesto del compagno di squadra che ha festeggiato sotto al podio del Mugello ha aggiunto: “mi ha stupito, positivamente. Non è comune in questo mondo. Segno di un grande rispetto tra noi. E che non ci sono tensioni come nel suo precedente team e come ho vissuto io negli ultimi due anni“.

Infine una battuta in stile ciclismo: “per usare un paragone ciclistico, non sono uno da classiche, da corse di un giorno, ma da grandi giri, quindi da campionato“.

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