Tom Dumoulin, ciclista della Sunweb e neo vincitore della grande corsa a tappe italiana, preferisce il Giro d’Italia al Tour de France
Tom Dumoulin è il primo olandese a vincere il Giro d’Italia. Il ciclista della Sunweb è riuscito nell’impresa di trionfare in una grande corsa a tappe anche se non è uno scalatore. Il corridore infatti è un crono-man e ha saputo gestire queste qualità nelle prove contro il tempo riuscendo a recuperare lo svantaggio su Quintana e Nibali, molto più forti di lui in montagna. Un Giro d’Italia vinto con maestria dalla Farfalla di Maastricht che adesso potrà concentrarsi sul futuro con maggiore euforia e maggiore consapevolezza.
Dumoulin ha molti obietti in questa stagione come il mondiale a cronometro di fine stagione: “ho tanti altri obiettivi da raggiungere. Spero che questo non rimanga l’unico grande giro vinto. E per il finale della stagione punterò sul mondiale a cronometro. Spero che la mia vita non cambi per niente, anche se ho paura che non sarà possibile. Vorrei conservare la possibilità qualche volta di restare anonimo, di passare inosservato – ha dichiarato il vincitore del Giro d’Italia come riportato da La Gazzetta dello Sport -. Vivo a Kanne, in Belgio, a una ventina di metri dal confine con l’Olanda e a pochi chilometri dal centro di Maastricht. Domenica, l’allarme di casa mia ha suonato per ore perché le persone si avvicinavano e cercavano di guardare attraverso le finestre. Io sono un ciclista di livello, in un certo senso ho scelto la vita di un personaggio pubblico. Ma i miei cari no”.
La storia di Dumoulin nel mondo del ciclismo è stata molto strana. Il ciclista prima di diventare un professionista a provato a giocare a calcio: “mi piazzavano a centrocampo, poi ero retrocesso in difesa. Ma mi sviluppavo in altezza senza che crescessero i muscoli. La corsa era sgraziata. Ho smesso. Non ricordo la prima volta che sono salito in bicicletta – ha proseguito -. La prima gara avevo 15 anni. L’Olanda è un paradiso perché tutti hanno a casa una o due biciclette Ma il fenomeno si riferisce soprattutto alle biciclette da città. Non crediate che in Italia, in proporzione, ci siano meno appassionati di ciclismo agonistico rispetto all’Olanda”.
Tom Dumoulin è un pezzo di ghiaccio. In tutto il Giro d’Italia non ha mai fatto troppe polemiche (tolta quella con Nibali nel dopo il tappone delle Dolomiti). Ma, post gara l’olandese è tornato umano e ha raccontato l’amore verso l’Italia e verso la corsa che lo ha consacrato: “sono sempre stato colpito dalla magia del Giro d’Italia. Quando partì da Groeningen, nel 2002, non avevo neppure 12 anni e non ricordo dove fossi. Il via da Amsterdam 2010 invece lo vidi in televisione – ha continuato -. Quei giorni furono una festa pazza, era tutto rosa. Alla partenza di Apeldoorn nel 2016 presi la prima maglia, ma mi ha colpito tantissimo l’orgoglio degli italiani quando il Giro d’Italia arriva nel posto in cui vivono. Neppure al Tour è così, anzi in Francia a volte è visto come un fastidio magari perché non si trova parcheggio. Cose così. Il Tour de France è più business, più commerciale, il Giro d’Italia è più passionale. C’era più gente del solito in strada e io ho avuto il feeling che per gli italiani sia un appuntamento irrinunciabile”.