Il Giro d’Italia e la Sicilia, storia di un vero amore

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Il Giro d’Italia continua a risalire il Paese ma in Sicilia ha lasciato un ricordo indelebile: quaggiù ci mancate già tantissimo

Quando questa mattina mi sono svegliata ho guardato fuori dalla finestra, nella speranza di continuare a vedere il Giro in Sicilia. Guardai attentamente: ammiraglie, bus, biciclette, quel meraviglioso profumo rosa, era svanito. Quel calore che ti travolge, quell’ allegria che non ti fa pensare ad altro, il sorriso nel volto dei corridori, il caldo sole siciliano, il colore rosa per le strade, tutto era finito. Ripensai a tutto quello che avevo passato in quei giorni, mentre pensavo a tutto ciò i corridori erano già arrivati in Calabria.

nibali viscontiLa mia avventura rosa è stata molto particolare, un’avventura che vede come protagonisti i due siciliani Visconti e Nibali. Tutto iniziò quando la sera di domenica 7 Maggio i corridori atterrarono a Palermo, la mia città, oltre che quella di Giovanni Visconti. Un clamoroso applauso accolse il palermitano, un applauso di tifosi, amici e parenti. Un applauso di puro affetto, di puro amore e di pura stima nei confronti del campione palermitano. Il giorno dopo c’era più silenzio, i corridori erano nei loro alberghi e si godevano la Sicilia durante il giorno di riposo. I tifosi sono inarrestabili, pur di vedere i loro idoli farebbero qualsiasi cosa. I fan siciliani si recarono nei vari alberghi nell’attesa di vedere, fotografare o farsi una foto con un corridore. Nella terra siciliana, naturalmente, i ciclisti più ricercati erano Giovanni e Vincenzo, che con il sorriso sulle labbra fecero autografi e selfie con i loro tifosi. Tutto svanì la notte, i corridori si rilassarono, anche se avevano un pensiero fisso: la tappa del giorno dopo.

Foto LaPresse
Foto LaPresse

Dopo qualche ora arrivò la tappa più attesa: la Cefalù-Etna. La prima cosa che notai, una volta arrivata a Cefalù, fu il trofeo senza fine. Mi chiedevo chi lo solleverà una volta arrivati a Milano, ed intanto, dentro di me scattò qualcosa, non so di preciso cosa, forse l’amore per la Grande Corsa. Vincenzo e Giovanni si recarono al foglio firme sorridendo, erano emozionati. Li guardai attentamente, li guardai con gli occhi di chi ha una grande stima per loro. I corridori presero il via, mi recai sull’Etna. Il grande vulcano aveva dei colori diversi, i colori del Giro d’Italia. Sui grandi schermi posizionati all’arrivo i tifosi del ciclismo guardarono la corsa. I corridori transitarono sull’Etna e a circa tre chilometri dall’arrivo sentii un grosso boato, l’Etna tremò, guardai il cratere del vulcano forse stava per eruttare, invece Nibali era scattato e l’Etna aveva gioito per lui. Vincenzo concluse la corsa tra i primi, con quello scatto aveva fatto emozionare tutti.

LaPresse/Fabio Ferrari
LaPresse/Fabio Ferrari

Il giorno dopo la grande corsa ripartì da Pedara, una grande folla acclamò i corridori. Vincenzo rilasciò qualche intervista, tutti gli scattarono foto e cercarono di farsi fare un autografo. Guardai gli occhi dello Squalo, erano colmi di emozione, l’arrivo era nella sua città, la sua Messina. Una volta che i ciclisti presero il via, mi recai nella città dello Squalo. Tutti erano lì per lui, il nome “Vincenzo Nibali” si leggeva da tutte le parti. I corridori fecero l’ultimo giro del circuito messinese e appena lo Squalo transitò sulla linea del traguardo una grande folla esultò per lui. Vincenzo si recò al ” processo alla tappa”, migliaia di persone urlarono il suo nome. Tutta Messina, e non solo, era lì per lui. Vincenzo strinse la mano ai ragazzi della sua squadra messinese e si recò verso il bus, per poi andare in albergo, dove insieme ai suoi compagni si riposò per poi l’indomani lasciare quell’affetto straordinario che aveva dato la Sicilia al Giro d’Italia.
Smisi di pensare a tutto ciò, purtroppo il Giro d’Italia se n’era andato dalla Sicilia, ma non dal cuore di tutti i siciliani che lo hanno vissuto.

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