Ieri Pirazzi e Ruffoni, ciclisti della Bardiani CSF, sono risultati positivi al GHRP-2 e, di conseguenza estromessi dal Giro d’Italia
Tutto pronto per l’inizio del Giro d’Italia! Fans, ciclisti e città non stanno più nella pelle per l’inzio della centesima edizione dell’evento di Ciclismo più importante del nostro Paese. A poche ore dallo start però, sono già arrivate le prime sorprese… in negativo. Nella notte di ieri infatti, Stefano Pirazzi e Nicola Ruffoni, ciclisti della Bardiani CSF, si sono resi protagonisti di uno spiacevole episodio: l’Union Cycliste Internationale ha notificato che i due atleti della squadra italiana hanno violato le regole antidoping.
Il ciclismo è uno sport che deve essere tutelato e soprattutto non deve essere inquinato da persone che usano il doping per vincere, o per meglio dire, truffare. La parola truffa è legata al doping: chi usa sostanze illecite non solo mette a rischio la propria salute ma distrugge la passione e le emozioni dei tifosi. Però, prima di colpevolizzare Pirazzi e Ruffoni, meglio attendere l’esito delle contro-analisi, utile per capire definitivamente la questione.
I casi di doping che hanno coinvolto Lance Armstrong, Jan Ullrich, Michael Rasmussen, Leonardo Piepoli, Riccardo Riccò e tanti altri non hanno insegnato nulla. Forse la UCI dovrebbe inasprire le regole o meglio dovrebbe bandire a vita i corridori che usano sostanze dopanti. Il ciclismo non ha bisogno di truffatori, di falsi eroi, di gente che pur di vincere venderebbe l’anima al diavolo. Personaggi come Froome, Nibali, Aru, Quintana solo per citarne alcuni, si sacrificano per vincere senza utilizzare sostanze dopanti. Il ciclismo è uno sport nobile, ricordiamocelo.