Vincenzo Nibali, l’attacco sull’Etna e la rivalità con Quintana: lo Squalo non dimentica Rosario e Michele
Grande festa a Messina per Vincenzo Nibali. Oggi i ciclisti del Giro d’Italia hanno pedalato da Pedara alla città natia dello Squalo dello Stretto.
A trionfare davanti ai tifosi siciliani è stato un eccellente Fernando Gaviria, ma l’uomo della giornata, ovviamente è il capitano della Bahrain Merida che ieri ha attaccato sull’Etna in attesa di capire il comportamento dei suoi avversari: “stavo bene, c’è stato un attacco per vedere se qualcuno venisse fuori e c’erano magari dei contrattacchi, era un po’ quello che cercano, nessuno dei big ha avuto il coraggio di rispondere, a parte Dumoulin, ma per tutta la salita non abbiamo fatto altro che controllarci. E’ stato il primo vero scontro, un po’ per tutti è stato un po’ un cercare di capire le condizioni“, ha raccontato lo Squalo dello Stretto ai microfoni Rai al termine della tappa di oggi.
Impossibile non parlare della rivalità con Quintana della quale si sta tanto parlando: “la rivalità p normale, so che lui è qui per cercare di vincere il giro e noi siamo qui per lottare come tanti altri, lui è partito bene, ha una vittoria in tasca che è la Tirreno Adriatico , io sto bene e darà il massimo per questo giro, ieri con quel piccolo attacco che ho fatto è stato per pararmi il colpo che potevo ricevere e non è poi arrivato. Non ci amiamo, non ho lo stesso rapporto che poso avere con Aru, non dialogo come posso dialogare anche con Alberto Contador”, ha aggiunto il messinese.
Davanti al suo pubblico, Vincenzo ha poi ricordato Rosario Costa, il giovane corridore del team dello Squalo morto a causa di un tremendo incidente stradale: “è stato difficile anche per la famiglia ma penso che è anche il modo per non dimenticare Rosario per Davide seguire in qualche modo ciò che faceva lui, ci ha toccato quello che è successo l’anno scorso, un episodio tremendo per tutta la città“.
Mentre su Scarponi ha aggiunto: “il pubblico ama scarponi e in ogni momento lungo la strada non ha fatto altro che ricordarlo, e per noi è come se facesse parte del gruppo“.