Dopo la vittoria del Giro d’Italia, Tom Dumoulin rimane umile e sincero e non vuole paragonarsi a grandi ciclisti del passato
Ha vinto chi non doveva vincere, ma lo ha fatto alla grande. Il Giro d’Italia consegna certezze importanti come Vincenzo Nibali, Domenico Pozzovivo, Davide Formolo e Mikel Landa e soprattutto certifica la grande tenacia di Tom Dumoulin. La Farfalla di Maastricht è riuscita a vincere la maglia rosa senza squadra e senza il suo fido gregario Kelderman. Una vittoria di prestigio la sua che porterà per sempre nel cuore. Tom Dumoulin si appresta ad essere il ciclista da battere nelle prossime corse a tappe.
Ieri nella cronometro decisiva per l’assegnazione della maglia rosa, Tom Dumoulin sembrava che avesse una Ferrari al posto della gambe. “Non sono il primo cronoman che vince un grande giro. Il primo nome che mi viene in mente è Miguel Indurain – ha dichiarato a La Gazzetta dello Sport -. Ma anche Bradley Wiggins c’è riuscito. Comunque non voglio fare paragoni con il passato. Ma voglio solo godermi questa giornata magnifica. Sono stanchissimo e non vedo l’ora di gustarmi il barbecue con gli amici”.
Tom Dumoulin è un cronoman che si difende benissimo sulle montagne. Il ciclista della Sunweb non ha mai perso troppo in tutte le salite del Giro d’Italia e ha sempre chiuso con pochi secondi di svantaggio. L’olandese spiega il successo ottenuto in questa edizione della corsa italiana: “quello che ho cambiato è il metodo d’allenamento. Vivo vicino a Maastricht, dove non ci sono grandi salite ma solo qualche collina. Così mi sposto spesso a Tenerife o a Sierra Nevada – ha continuato -. Ho imparato molto. E soprattutto ho imparato a soffrire di più. Nessuno poteva dire di essere sicuro di prendere la maglia rosa. Però mi sono svegliato tranquillo, ben riposato. Anche nella ricognizione del mattino avevo buone sensazioni. Poi tornato al bus mi hanno messo un materasso per rilassarmi ma ha avuto un effetto contrario. Ho cominciato a innervosirmi e così sono rimasto fin dopo il via”.
La vittoria di Tom Dumoulin è stata costruita nelle crono. Sia a Foligno che a Monza è riuscito a correre con leggiadria e con grande tenacia, anche se i giorni di crisi ci sono stati e potevano essere letali come la salita a Piancavallo o sullo Stelvio: “a Piancavallo ho sofferto molto a livello fisico, ma anche psicologico. Credo che fosse legato ancora a quello che mi è successo sullo Stelvio – ha concluso -. Dopo quel giorno ho avuto qualche problema alimentare. Però l’esperienza della Vuelta 2015 è stata importante. Ho pensato solo a mantenere la calma e cercare di limitare i danni”.