La Juventus, il Barcellona, le vittorie e l’antipatia: ecco perchè noi amanti del calcio oggi siamo “anti juventini”
La Juventus ha eliminato (con merito) il Barcellona nei Quarti di Finale di Champions League e torna così tra le 4 migliori squadre d’Europa dopo la sconfitta rimediata lo scorso anno negli Ottavi ai tempi supplementari con il Bayern Monaco. La squadra bianconera, che già due anni fa era stata finalista in Champions, si conferma un top club di livello internazionale, in linea con la solidità finanziaria della società, gli investimenti economici degli ultimi anni con la realizzazione del nuovo stadio di proprietà, e il valore di mercato dei calciatori. In Europa, infatti, la Juventus è al 10° posto per il valore di mercato (451 milioni di euro per l’intera rosa), vicinissimo al Paris Saint-Germain (465 milioni), al Manchester United (466 milioni), all’Arsenal (492 milioni), all’Atletico Madrid (501 milioni), al Chelsea (515 milioni) e al Manchester City (525 milioni). Soltanto le prime tre sono più lontane: si tratta di Bayern Monaco (566 milioni), Barcellona (756 milioni) e Real Madrid (765 milioni). Tutte le altre sono lontanissime: all’11° posto c’è il Tottenham con un valore di 429 milioni, poi il Borussia Dortmund con 376 milioni, il Liverpool con 372 milioni, il Napoli con 333 milioni, l’Inter con 329 milioni, la Roma con 306 milioni e così via fino al Monaco, addirittura 27° con un valore di appena 198 milioni di euro. Non sono semplici numeri: si tratta di una premessa doverosa per capire che tipo di “giocattolino” ha a disposizione Allegri e perchè la Juventus da anni vince tutto in Italia ed è competitiva ai massimi livelli internazionali.
Ma il calcio è un gioco e se la Juventus oggi risulta antipatica a molti appassionati che ovviamente non sono tifosi bianconeri, ci sono valide ragioni per cui ciò accade. Non tutte le squadre vincenti suscitano antipatie, anzi: sono quelle che a fine anno alzano i trofei e quindi più facilmente raccolgono consensi e apprezzamenti. Se ciò con la Juventus non accade al di fuori della (ampia) cerchia di sostenitori juventini, allora ciò stimola alcune riflessioni.
Ecco perchè noi amanti del calcio, oggi, siamo tutti “anti juventini”
A prescindere dal tifo e dalle simpatie o antipatie date dall’appartenenza a una o a un’altra squadra, molti spettatori disinteressati che non fanno il tifo per nessuno ma amano osservare il calcio senza particolare coinvolgimento, soltanto per l’amore nei confronti di questo gioco e per lo spettacolo che può offrire, oggi sono anti-juventini. Siamo anti-juventini proprio perchè amiamo il calcio, perchè questa Juventus che vince sembra esattamente l’opposto rispetto a ciò che ci piace. Sembra l’anti-calcio, in pieno stile Atletico Madrid. Allegri è un piccolo Simeone che evidentemente ha studiato dal “Cholo” come fare a vincere e farsi odiare. L’Atletico, negli ultimi anni, è arrivato due volte in finale di Champions League (battuto in entrambi i casi dal Real) e ha vinto una Liga, pur sfidandosi in campionato con i due club e le due squadre più forti del panorama internazionale, quali appunto Real Madrid e Barcellona. L’ha fatto senza giocare a calcio: consapevole della propria inferiorità, l’ha messa sulle botte, sulla difesa a tutti i costi (perchè se fai 0-0 sia all’andata che al ritorno, magari ai rigori ti va bene), sulla tattica catenacciara di un calcio che non c’è più. Ha ottenuto i risultati, soddisfacendo i propri tifosi. E basta.
Il calcio è un’altra cosa: è gioco, è squadra, è divertimento, è spettacolo, è innovazione. Il calcio è fatto di nuove tattiche e nuovi sistemi di gioco, nuove strategie per fare gol, per schiacciare gli avversari nella propria area, nuovi schemi per entusiasmare gli spettatori. E la Juventus che in questi anni sta vincendo tutto, non sta portando ne’ gioco, ne’ spettacolo ne’ alcuna innovazione al mondo del calcio. Proprio come l’Atletico Madrid di Simeone. In Italia i bianconeri vincono perchè non ci sono rivali all’altezza (proprio a livello societario), in Europa devono ancora vincere ma hanno conquistato una finale di Champions due anni fa e adesso possono conquistarne un’altra senza mai aver brillato nel gioco, ma soltanto grazie alla solidità difensiva.
Ecco perchè noi amanti del calcio oggi siamo tutti “anti juventini“: molto più onorevole uscire dalla Champions League come ha fatto il Napoli, dominando le stelle del Real Madrid, regalandoci per ampi tratti le emozioni date dal sogno che un’outisider del Sud allenata da un maestro innovatore del calcio potesse eliminare i super favoriti che a suon di denari comprano i calciatori migliori del mondo, anziché qualificarsi come ha fatto la Juventus arroccandosi in difesa per 180 minuti limitandosi a colpire in contropiede, subendo il 75% del possesso palla dal Barcellona sia all’andata che al ritorno, oltre 45 tiri di cui 14 nello specchio della porta (e molti altri fuori di un soffio). Calcisticamente umiliati, letteralmente “bombardati” da quei palloni che sembravano missili e hanno mancato soltanto di precisione.
Ecco, il Barcellona: anche qui non si tratta di simpatie o antipatie. Ma un amante del calcio non può fare a meno che adorare i catalani. Sin dai tempi degli olandesi hanno portato una grande innovazione nel calcio, e ormai da decenni sono protagonisti di un gioco appassionante, coinvolgente, spettacolare. Molto tecnico e di qualità, che si costruisce sin dalle giovanili per una precisa idea di gioco: il gioco di squadra, il gioco offensivo, lo spettacolo. Il Barcellona ha dimostrato che non è affatto vero che “per vincere bisogna essere brutti”. E anche quest’eliminazione, la seconda consecutiva in Champions League ai Quarti di Finale (è la 3ª volta nelle ultime 4 Champions che il Barcellona esce ai Quarti, elemento che ridimensiona il successo della Juventus che definire impresa è assolutamente esagerato), non fa particolarmente male. E non perchè nelle ultime 11 stagioni il Barcellona ha vinto 7 scudetti (e 3 secondi posti, e un terzo posto nelle 4 stagioni in cui non ha vinto), 4 Champions League (altre 4 volte eliminata in Semifinale, e 3 ai Quarti nelle 7 stagioni in cui non ha vinto!), 3 Coppa del mondo per Club, 3 Supercoppe europea, 7 Supercoppe di Spagna, 4 Coppa del Rey.
Il Barcellona ieri sera è uscito tra gli applausi scroscianti del pubblico del Camp Nou non certo per il proprio curriculum, ma per come ha interpretato la gara. E’ l’unica squadra che è in grado di ribaltare un 4-0 subito all’andata, e che nonostante il risultato fosse 0-0 ieri sera ha tenuto gli juventini sulle spine almeno fino all’80° e forse anche oltre, perchè da questa squadra fenomenale (si legga bene, non fenomeni ma squadra fenomenale in quanto tale, come gruppo!) ci si può aspettare di tutto. I tifosi li hanno applauditi perchè sono usciti a testa alta, dominando, macinando gioco, mettendo sotto gli avversari. Sono il calcio, possono anche perdere una partita ma non la loro identità divertente e spettacolare.
Dall’altro lato c’è una Juventus che nel proprio DNA ha soltanto le vittorie. A prescindere da come arrivano. L’antipatia diffusa deriva da quell’atteggiamento saccente e presuntuoso che ha la squadra in campo, sulla falsariga della società e dei tifosi.
Com’è possibile vedere un Presidente che applaude ironicamente gli avversari che rispettando il regolamento continuano giustamente a giocare dopo che Dybala butta fuori un pallone per un compagno di squadra caduto a terra come un soldato in guerra? Non stiamo parlando di fair play, ma di trucchetti. Per arginare questa vergogna tipicamente italiana, da diversi anni il regolamento internazionale parla chiaro: la palla va buttata fuori soltanto se l’arbitro fischia per fermare il gioco. Ieri sera ad un certo punto Mandzukic è crollato a terra (senza motivo, infatti poi s’è subito rialzato) e il Barcellona ha giustamente continuato a giocare, poi la Juventus ha recuperato palla e Dybala l’ha buttata in fallo laterale senza alcun fischio dell’arbitro. In modo sacrosanto, quindi, il Barcellona ha battuto la rimessa laterale e ha continuato a giocare. Avrebbe dovuto continuare a giocare Dybala: così funziona in tutti i posti del mondo, così dice il regolamento. Invece non solo la Juve pretendeva il pallone regalato, ma poi Allegri s’è infuriato con Luis Enrique e Agnelli ha fatto l’applausetto ironico in diretta TV. E’ questo lo “stile Juve” che tanto ci infastidisce.
Ieri sera, però, quando all’88° Alex Sandro colpisce con il braccio un cross di Suarez da distanza ben più significativa, allargando il braccio verso il pallone dentro l’area di rigore, nessuno ha gridato allo scandalo. E magari per la qualificazione non sarebbe cambiato nulla, ma quel rigore era sacrosanto e dopo poche settimane dall’episodio di De Sciglio, vediamo gli stessi che tentavano di convincerci che quel penalty c’era “eccome”, affannarsi (non senza imbarazzo) a sostenere che invece questo di Alex Sandro non era fallo.
Della storica “identità Juve”, oggi i bianconeri hanno perso anche quell’italianità che legava storicamente i bianconeri alla Nazionale e alla crescita di tutto il nostro sistema calcistico. Ieri sera in campo c’erano soltanto tre calciatori italiani, tutti anziani: quella grande leggenda di Buffon tra i pali (39 anni), e i due difensori centrali Chiellini (32 anni) e Bonucci (29 anni). Unico italiano in panchina l’altro difensore Barzagli (35 anni). Questa Juve vincente, quindi, non valorizza più i nostri talenti e i nostri giovani: avremmo apprezzato dall’Inter (che storicamente è sempre stata una squadra costruita sugli stranieri) un cambio di passo sullo storico modello-Juventus, invece è successo l’esatto contrario. La Juve ha seguito il modello Inter e il ruolo di club volto a valorizzare i giovani italiani è rimasto soltanto al Milan che pur nel delicato momento di declino di un’era storica e di passaggio di consegne tra una proprietà e un’altra, ha lanciato Donnarumma, Romagnoli, De Sciglio, Calabria e Locatelli, oltre a fondarsi sui vari Bertolacci, Bonaventura, Poli, Abate, Antonelli, Paletta e Montolivo. Ma persino l’Inter con Candreva, Gagliardini, D’ambrosio, Santon, Eder e Andreolli, oggi è un club più “italiano” della Juve.
Quest’articolo non vuole essere un manuale dell’anti juventino perfetto ne’ sminuire i successi che i bianconeri stanno meritatamente conquistando in questi anni. Semplicemente fornisce una chiave di lettura diversa rispetto al fenomeno oggettivo e riscontrato dell’antipatia che questa Juve suscita negli appassionati di calcio che non sono tifosi, e che non si entusiasmano per queste vittorie. Perché una squadra che vince non è detto che piaccia. E questa Juve non ci piace per niente, per come gioca, per come vince e per come si pone dentro e fuori dal campo. Siamo in tanti a pensarla così, e noi oggi – proprio oggi – abbiamo il coraggio di esprimere le nostre ragioni. Non siamo “anti juventini” a prescindere. E’ questa Juve che non ci piace perchè – in estrema sintesi – non ci diverte e non ci emoziona.