Viaggio a Steccato di Cutro, quartier generale del Crotone che lotta per difendere la serie A in nome della Calabria intera
Samir, Mahmoud, Rajab, Aasim, Ismaael e Jalaal: sono i nomi degli unici 6 spettatori degli allenamenti del Crotone a Steccato di Cutro, in riva al mar Jonio, dove i pitagorici si allenano in vista della trasferta di sabato a Torino. Sono sei ragazzi di colore sbarcati da poco su queste coste: vivono in un centro d’accoglienza presso un piccolo alberghetto situato a pochi metri dal campo di calcio utilizzato dal Crotone per gli allenamenti infrasettimanali. Siamo a 40km da Crotone, più vicini a Catanzaro. E la gente del posto, infatti, tifa Catanzaro dagli anni ’70 quando i giallorossi militarono a lungo in serie A. Una tradizione che si sta interrompendo in questi anni: qui, in Calabria, la squadra sta diventando per tutti il Crotone. E quella che era soltanto una simpatia, adesso si trasforma in sostegno reale, tifo viscerale.
La cornice in cui si allena la squadra del Presidente Vrenna è insolito: uno scenario ideale per una squadra che è concentrata soltanto sul pallone. Qui non ci sono mai tifosi, neanche giornalisti. Tra i ragazzi di colore, Samir e Rajab conoscono bene l’inglese e iniziano a masticare l’italiano. Ci spiegano il “fuorigioco” in modo abbastanza chiaro e convincente.
Qui all’Hotel Park Jonio (9 recensioni su google, 46 su tripadvisor, popolato da turisti esclusivamente a luglio e agosto) il Crotone è praticamente a casa. E il gestore dell’albergo tratta questi ragazzi come se fossero tutti suoi figli. Con gli occhi lucidi e un’estrema dolcezza racconta come si preparano da soli la spremuta di arance, “appena raccolte”, come si allenano in questa spiaggia grandissima e selvaggia. Una bellezza tropicale che lascia senza parole. C’è anche la palestra, un piccolo spogliatoio. I “macchinoni” dei calciatori parcheggiati sullo sterrato. L’ufficio dell’addetto stampa all’ombra di un piccolo albero di limone che fa un profumo ammaliante.
“Qui esiste il calcio e basta, non ci sono distrazioni“. E’ stato il punto di forza del Crotone che negli ultimi anni con splendidi campionati di serie B ha lanciato alcuni tra i più grandi talenti del calcio italiano, da Florenzi a Bernardeschi, da Nocerino a Pellè, da Sansone a Crisetig e Cataldi. Oggi Falcinelli, Martella, Ceccherini e Ferrari.
Il segreto tecnico della favola Crotone ce lo racconta Beppe Ursino, impegnato a Coverciano. Lo raggiungiamo telefonicamente mentre osserviamo l’allenamento di Steccato a bordo campo, vicino ai ragazzi africani. “Ismaael è lì anche oggi? Salutatemelo, sta imparando bene tutti i nostri moduli“. Ursino è entusiasta per la vittoria sull’Inter di domenica: “oggi ho preso prima l’aereo e poi il treno per arrivare qui a Coverciano, tutti intorno a me parlavano del Crotone che aveva battuto l’Inter, ignoravano chi fossi e io ho fatto finta di niente per godermi il momento, ho provato un grande orgoglio, sono belle soddisfazioni“. E’ il Direttore Sportivo del Crotone da oltre 20 anni, e ci tiene a spendere parole di grande affetto nei confronti della proprietà: “se stiamo facendo quello che stiamo facendo, è merito della famiglia Vrenna che ci ha dato quest’eccezionale opportunità, compiendo sforzi incredibili in un territorio molto difficile“.
Anche nei momenti più duri, non ha mai messo in discussione mister Nicola. Qui sono tutti d’accordo: “è un grandissimo professionista, uno scienziato del calcio. Studia e insegna come nessuno“. E a Crotone di allenatori bravi ne hanno visti passare tantissimi, solo negli ultimi anni Gasperini, Carboni, Gustinetti, Moriero, Lerda, Menichini, Corini, Drago, Juric. “Non è nelle nostre corde cambiare allenatore durante la stagione, non porta a nulla. Abbiamo sempre avuto fiducia in Nicola, siamo ancora in corsa per la salvezza, adesso non bisogna montarsi la testa e rimanere concentrati su un obiettivo che rimane difficilissimo” chiosa il DS.
Già, perchè adesso questa gran bella favola può diventare un’impresa storica. Quello del Crotone è il ritrovato orgoglio terrone. E’ la voglia di riscatto di una terra piegata e martoriata. E’ il volto triste e pieno di speranza di quei ragazzi, Samir, Mahmoud, Rajab, Aasim, Ismaael e Jalaal, ogni pomeriggio puntuali, lì, a bordo campo, a guardare da vicinissimo come si allena una squadra di serie A. Una squadra che ha battuto l’Inter e sta facendo sognare una regione intera.