NBA – Devin Booker, il sole di Phoenix che studia Kobe e fa sognare Milano: “un giorno giocherò per l’Olimpia!”

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Devin Booker il sole che illumina la buia stagione dei Phoenix Suns, ha parlato della sua passione per l’Olimpia Milano e del suo idolo Kobe Bryant

LaPresse/EFE
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Devin Booker, Milano che passione! – Negli ultimi giorni non si fa che parlare di lui, Devin Booker, una delle poche note liete della disastrata stagione dei Phoenix Suns, ha catalizzato l’attenzione con quei 70 punti segnati al T.D. Garden di Boston a soli 20 anni. La stellina dei Suns, in un’intervista rilasciata a ‘La Gazzetta dello Sport’, ha fatto innamorare i tifosi di Milano, con delle dichiarazioni che autorizzano i fans dell’Olimpia a sognare. “Mi sono innamorato talmente tanto di Milano che mi piacerebbe anche giocarci, un giorno – ha raccontato Devin Booker – Ma mio padre dice che è meglio che io stia in NBA, vicino alla famiglia”.

Devin Booker, sulle orme di papà… o no? – Un amore che trova come unico ostacolo la volontà del padre. Ma chi è il papà di Devin? Qualche anno fa, con la casacca dell’Olimpia Milano giocava un altro Booker, Melvin, proprio il padre dell’attuale talento dei Suns. Nel 2007 anche il piccolo Devin si trasferì a Milano per un periodo, conoscendo Danilo Gallinari (compagno di squadra di papà Melvin) che diventò subito una sorta di fratello maggiore per lui. Ma non solo: Devin conobbe anche Giorgio Armani in persona, in uno dei suoi store. Due elementi che ancora oggi lo legano tantissimo all’Olimpia e all’Italia.

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Devin Booker il rapporto con Kobe Bryant – Ciò che forse più di qualsiasi altra cosa (o persona) allontana Devin Booker dall’Italia è il suo talento, così cristallino da essere paragonato a quello di Kobe Bryant. Il ruolo è lo stesso, l’altezza pure ed entrambi sono stati scelti con la chiamata numero 13. Se tre indizi non bastano più a fare una prova, quei 70 punti segnati contro i Celtics li accomunano una volta di più: era dagli 81 punti di Bryant contro i Raptors nel 2006 che un giocatore non toccava quota 70.

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Anche se a dirla tutta Kobe, non era il suo idolo d’infanzia. “In effetti no, sono cresciuto in Michigan ed ero un gran tifoso dei Pistons: i miei idoli erano Rip Hamilton e Chauncey Billups – ha ammesso Devin Booker – Ma ho sempre rispettato Kobe. E ora che gioco in Nba apprezzo ancora di più quello che ha fatto perché capisco quanto è duro riuscirci”. La scintilla è scoccata definitivamente quando l’anno scorso Bryant gli regalò un paio di scarpe con la dedica “sii leggendario”, trovando anche il tempo di fare una chiacchierata con il giovane Devin. “Per me quell’incontro ha significato moltissimo: non tanto per le scarpe, quanto perché nel bel mezzo del suo tour d’addio Kobe si è preso del tempo per parlare con me – ha detto Booker – Lui probabilmente non lo sa, ma tutto quello che mi ha detto mi è rimasto dentro. Abbiamo parlato per 15 minuti, ha continuato a ripetermi che avevo una chance”.

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