Rugby – Sei Nazioni: i ragazzi di Porto Azzurro del Progetto Carceri all’Olimpico

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Progetto Carceri, i ragazzi di Porto Azzurro oggi all’Olimpico per la sfida tra Italia e Irlanda del Sei Nazioni

Il “Progetto Carceri” di FIR, che vede la Federazione impegnata a supportare i Club e le Associazioni impegnate a promuovere la pratica del rugby all’interno degli istituti di pena come mezzo di re-inserimento nella società, approda sabato allo Stadio Olimpico in occasione della partita contro l’Irlanda valida per la seconda giornata dell’RBS 6 Nazioni 2017.

Quattro atleti detenuti nel carcere di Porto Azzurro, sull’Isola d’Elba, tesserati dalla Società Sportiva Elba Rugby, assisteranno in permesso premio alla partita accompagnati dal funzionario dell’istituto Paolo Maddonni e dai dirigenti e tecnici elbani: prima della partita è stata organizzata per loro una visita speciale all’interno dello spogliatoio dell’Italia, un accesso privilegiato per toccare con mano l’alto livello e trarre ispirazione per proseguire nel proprio percorso.

Porto Azzurro, storico istituto di pena dell’Isola d’Elba, già forte spagnolo nel 1600, ha avviato un percorso rugbistico con i propri detenuti già nel 2010 grazie ad una convezione con l’Elba Rugby ed al supporto dell’associazione Amatori Rugby Toscana, e negli anni ha consolidato la pratica del rugby tra le proprie mura ed all’esterno, inserendo con autorizzazioni speciali alcuni detenuti tra le fila dell’Elba Rugby dove, attualmente, milita nel campionato toscano di C1, un atleta di origine tunisina.

Di seguito una cronistoria della pratica del rugby all’interno del carcere di Porto Azzurro.

Rugby dentro, rugby fuori

Storia e cronaca della palla ovale al carcere di Porto Azzurro

Casa di reclusione di Porto Azzurro, isola d’Elba.  E’ un penitenziario storico, già forte spagnolo del ‘600. Ospita detenuti cosiddetti “comuni”, non legati quindi a criminalità organizzata, ma con condanne medie e lunghe per reati seri, gravi e gravissimi. Struttura con tanti spazi e potenzialità, ha vissuto anni di sviluppo importanti mezzo secolo fa, per poi gradualmente decadere e degradarsi. Dei tempi fausti, quando c’erano lavorazioni artigianali e industriali, quando fu introdotto il liceo scientifico e il polo universitario con lezioni di pomeriggio perché tutti i detenuti il mattino erano impegnati in attività lavorative, rimane solo qualche traccia e la speranza che si possa riprendere a proporre a chi è recluso delle possibilità di messa alla prova per dimostrare a se stessi e alla società che cambiare, in meglio, è sempre possibile.  Lavoro, istruzione, cultura, spiritualità, arte, sport: ecco gli strumenti (non sempre disponibili e non tutti adatti per tutti) che ogni persona detenuta può utilizzare per costruirsi u presente e un futuro.

Il campo sportivo è piccolo e brutto, a calcio non ci si gioca che al massimo sette contro sette. Terra, polvere, buche e tanti sassi. I palloni da calcio hanno tutti il triste destino di finire trapassati dal filo spinato in cima al muro o dispersi tra campagna e scogli verso il mare. Nel 2010 altri sport non se ne fanno, solo calcio autogestito dai detenuti, sorvegliati dagli agenti dal muro di cinta.

2010-2011: per iniziativa di un funzionario educatore, Paolo Maddonni, introduzione dell’attività del rugby nella Casa di Reclusione, nonostante le perplessità di responsabili e di altri operatori. Si firma una convenzione con la società sportiva Elba Rugby che prevede un allenatore volontario per andare in carcere una volta la settimana, il giovedì dalle 13:00 alle 15:00. I partecipanti sono circa 20, originari di Italia, Albania, Romania, Marocco, Ucraina, Tunisia, Colombia, Uruguay. Occasionalmente si organizzano incontri tra i detenuti e selezioni di squadre esterne, Elba Rugby ed Etruria Rugby Piombino. Quattro detenuti, dopo qualche mese di attività, accettano di trasferirsi al carcere di Torino, selezionati per far parte della “Drola”, squadra di detenuti che milita nel campionato di C2.

2012-2013: Il rugby è ormai un’attività stabile e accettata. Il numero dei partecipanti aumenta fino a 30-35, e si aggiungono nuove nazioni: Nigeria, Germania, Moldova, Egitto. La convenzione con l’Elba Rugby si amplia: c’è la possibilità per quei detenuti che seguono l’attività con buna predisposizione e con un percorso personale di detenzione positivo e con garanzie di recupero sociale di andare tre volte la settimana a Portoferraio al campo dell’Elba Rugby per allenarsi con la squadra esterna e per adoperarsi come volontari per pulire il campo e gli spogliatoi, sistemare il materiale per gli allenamenti dei più piccoli, aiutare al bar. Prima uno, poi due detenuti vengono ammessi, con ottimi risultati, a questa esperienza. Il 12/09/2013 Alessandro Troncon ex nazionale e icona del rugby italiano viene in visita al carcere, invitato dai referenti della Federazione e del Comitato Toscano e, oltre a incontrare detenuti e invitati, si presta ad arbitrare delle partite e anche a entrare in gioco.

2014-2015: Variano i partecipanti, in carcere si entra e si esce più spesso di quanto non si pensi. L’allenatore è sempre lo stesso, Marcello Serra, così come lo spirito ormai consolidato del progetto. Si fatica a trovare sbocchi in partite con squadre esterne, evento che sempre motiva di più i detenuti, pur sapendo che si tratta di partite “mozze”: sette contro sette, campo corto e stretto, niente “H”. Però quando ci si riesce, è una festa, con il “terzo tempo” preparato in cella e offerto dai detenuti stessi. Inizia la collaborazione con l’associazione benefica Amatori Rugby Toscana, che sostiene il progetto con materiale e risorse. I giocatori-volontari che vanno all’esterno sono ben tre: uno avrebbe la stoffa per entrare nell’agonistica, ma poi, per una sciocchezza, perde la strada. Un altro, giovane tedesco, chiede e ottiene di tornare a scontare la pena in Germania vicino alla famiglia. Un anno dopo, la Federazione tedesca del rugby chiederà di certificare questa sua esperienza per poterlo avviare alla pratica agonistica e a un corso per allenatore. Il terzo, un tempo acrobata in un circo ma ormai decisamente fuori forma, si dedica sempre di più al volontariato nel bar e per il terzo tempo la domenica: fa pratica per un mestiere che si troverà in un ristorante qualche mese dopo, scontata la pena. Esce il libro “Per la libertà. Il rugby oltre le sbarre”, di Antonio Falda. L’autore è venuto a Porto Azzurro nei mesi precedenti per interviste e racconti, e anche questo progetto è tra quelli riportati nel libro. A giugno l’intera squadra Under 18 dell’Appia Rugby Roma viene all’Elba per incontrare in amichevole prima i coetanei dell’Elba Rugby a Portoferraio e poi i detenuti a Porto Azzurro, che hanno chiamato la propria squadra “Game over”.

2016-2017: Nuovi arrivi e partenze. Il carcere è ora per fortuna meno affollato, anche i rugbisti diminuiscono. Amichevole a Porto Azzurro con una selezione degli Old di Pisa, i Rinocerotti. Viene organizzata l’uscita più consistente finora realizzata: sette detenuti sono autorizzati a recarsi al campo dell’Elba Rugby per un allenamento comune. Un albanese ormai senior è l’atleta-volontario detenuto in forza all’esterno per l’Elba Rugby. A settembre viene sostituito da un robusto giovane tunisino che ha scoperto il rugby in carcere e se n’è innamorato. Si fa la scelta di accelerare i suoi tempi di ammissione alla prova perché se ne intravedono le potenzialità sportive e umane. Viene tesserato dall’Elba Rugby e a novembre debutta nella gara interna contro il Cecina in C1: è il detenuto che gioca in Italia nella più alta categoria. Lui e altri tre detenuti sono autorizzati dal magistrato a recarsi in permesso premio, invitati dalla Federazione Italiana Rugby, a Roma per vedere la nazionale impegnata l’11 febbraio 2017 nel Torneo delle Sei nazioni contro l’Irlanda.

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