Damiano Cunego è il ciclista che tutti amano per le sue enormi doti in bici. Il Piccolo Principe si è raccontato ai microfoni di SportFair parlando della sua carriera e dei suoi progetti futuri
Damiano Cunego è uno dei ciclisti che sin da subito in carriera ha dimostrato la sua forza e la sua tenacia. Nel 2004 ha vinto meritatamente il Giro d’Italia nonostante fosse gregario di Gilberto Simoni nella Saeco. Successivamente è approdato nel Team Lampre disputando 9 anni da vero protagonista: con la squadra italiana ha vinto 2 Giri del Trentino, 2 Giri di Lombardia, 2 Coppi Bartali e tantissime altre corse. Un palmares che lo colloca tra i più grandi ciclisti del nuovo millennio. Inoltre “il Piccolo Principe” al debutto al Tour de France nel 2006 ha vinto la maglia bianca piazzandosi in 11ª posizione in classifica generale e nel 2009 ha trionfato in due tappe alla Vuelta di Spagna. Adesso è il capitano dellaNippo Vini Fantini, e ai microfoni di SportFair si è raccontato parlando di aneddoti importanti, del futuro dell’Italbici e dei suoi progetti.
Come sta procedendo la riabilitazione?
“Sono caduto il 26 gennaio e mi hanno operato quando sono tornato in Italia. Sono passate ormai circa 2 settimane. Ho tenuto il braccio sempre fermo, immobilizzato perché la clavicola aveva una frattura composta. Devo tuttora restare fermo 40 giorni col braccio fermo. Siamo a metà strada: 20 giorni al massimo“.
Possiamo dire che la preparazione delle classiche è compromessa?
“Si quelle sono andate. Dovrò spostare tutto più in la. per trovare una condizione per queste gare bisogna avere almeno 3 mesi“.
Non ci fosse stato l’infortunio, a quali corse avresti partecipato?
“Avrei fatto Tour of Oman, Abu Dhabi, Milano-Sanremo, Strade Bianche, Tirreno-Adriatico Coppi e Bartali“.
2004, Giro d’Italia: partito da gregario di Gilberto Simoni con la Saeco. Quali sono i ricordi più belli?
“Beh, ho dei bei ricordi di quel Giro d’Italia: la tappa di Pontremoli, quella di Falzes e quella di Bormio 2000, le mie vittorie di tappa che ricordo volentieri“.
Come è andato poi il rapporto con Gilberto Simoni dopo il 2004?
“Me lo chiedono in molti. Molti pensano che sia compromesso, ma al di là di quei episodi al Giro, qualche anno dopo quando sono nati i miei figli, mi passò i passeggini che non usava più. Alla fine, dopo quei giorni siamo in ottimi rapporti. In quei momenti la era uno ‘scontro sportivo’ e alla fine ha fatto bene allo sport“.
La situazione dell’Italia ciclistica oggi è promettente: Senni ha indossato la maglia gialla per un giorno alla Vuelta Valenciana, Ulissi ha vinto al GP Costa degli Etruschi, Elia Viviani ha trionfato alle Olimpiadi di Rio. Quale di questi ciclisti può riportare il mondiale all’Italia?
“Bella domanda. Ulissi è una realtà. Diego è un po’ di anni che vince. Potrebbe essere lui a riportare il mondiale. È il più esperto di questi ragazzi, peccano un po’ di esperienza, ma lasciando perdere dei nomi, l’Italia ha un bel vivaio. Guardo gli under 23 e hanno bisogno di crescere con calma. I prossimi sei, sette anni abbiamo dei buoni atleti che competeranno sicuramente per le corse di un giorno, cosa che oggi manca un po’“.
E su Filippo Ganna e Simoni Consonni della Uea Abu Dhabi?
“Sono ottimi elementi questi ragazzi. Le squadre di Beppe Saronni sono attente e cercano sempre di prendere validi elementi. Non tanto per i risultati ma per la qualità“.
Fernando Gaviria, secondo Alessandro Petacchi, è il Nuovo Sagan. È azzardato dirlo oppure lo è davvero?
“È partito bene. Non era conosciuto e non aveva pressione. Quando uno non ha pressione è facile vincere. Bisogna vedere se è capace di confermare quello che ha fatto Sagan si ora“.
La CCC Sprandi sarà al Giro d’Italia e sia la Nippo Vini Fantini che l’Androni Sidermec invece no. Cosa pensi di questa situazione?
“Beh ovviamente mi dispiace. Ho fatto 11 Giri d’Italia, essere escluso così per la prima volta dispiace. Dispiace ai miei sponsor e sicuramente a quelli dell’Androni, ai tifosi e agli addetti ai lavori. I vari team manager. Che sia un’edizione normale o del Centenario, da italiano, dispiace perché queste sono realtà importanti dell’Italia“.
Chi è il nuovo Damiano Cunego?
“Bella domanda… Non lo so! Secondo me non ce ne sono! Ci sono tanti atleti bravi, intelligenti, preparati e forti, ma ognuno è fatto a modo suo con le proprie caratteristiche e la propria personalità. Io ero originale perché ho vinto sin da subito. Prima di correre in bicicletta ero un ottimo atleta di corsa campestre, ero determinato. Atleti al momento che mi possono somigliare non ne vedo. Magari in futuro chissà! Chi è appassionato di ciclismo non deve disperare. Quando non ci gareggerò più, sarò sempre dietro le quinte. Ci saranno altri ragazzi che verranno fuori bene“.
Cosa farai nel futuro?
“Io correrò la prossima stagione, ma tra due mi ritirerò. Rimarrò all’interno del team con una figura intermediaria come direttore sportivo, team manager o preparatore. Ho iniziato l’università di Scienze Motorie e sto cercando di prendere una qualifica“.
Possiamo quindi escludere che diventerai in futuro Ct della Nazionale?
“Non lo so. È presto per dirlo, se qualcuno me lo propone potrei prendere in considerazione“.
Chi vincerà il Giro d’Italia 2017?
“Mi augurò un italiano, ma sono preoccupato perché ci sono tanti outsider straniere importanti come Quintana. Per me il giro lo vince o Vincenzo Nibali o Fabio Aru”.
Fare il Giro d’Italia e il Tour de France al top è molto difficile. Quintana riuscirà a fare bene entrambe le corse bene?
“È una bella sfida. Recentemente ci hanno provato in diversi. Secondo me il fisico non lo puoi spremere così: andrà a finire che farai bene il primo e il per il secondo non avrai la forza fisica per disputarlo. Se Quintana riuscirà nell’impresa vorrà dire che ha delle doti fuori dal normale”.