Alla vigilia della prima giornata di gare degli Europei di Ostrava, la coppia regina della danza azzurra promette spettacolo: “Vogliamo il quinto podio di fila, ma soprattutto incantare ancora il pubblico”
Hanno scritto pagine e pagine di storia dello sport italiano, eppure, dopo medaglie e successi, trionfi e soddisfazioni, sono ancora qua, pronti a stupire di nuovo. Anna Cappellini e Luca Lanotte proveranno a farlo anche domani, nell’Europeo di Ostrava, una volta di più, forti di un’esperienza ormai decennale e di un talento mai tramontato. Alla nona partecipazione in dieci anni ad un Campionato Europeo e reduci da quattro medaglie consecutive con la gemma dell’oro di Budapest, in Ungheria, nel 2014, la coppia d’oro della danza italiana vuole compiere un’altra impresa e non ha perso la voglia degli esordi. Così, domani e giovedì, in Repubblica Ceca, c’è un’altra sfida da raccogliere.
Anna e Luca, sono passati dieci anni dalla vostra prima partecipazione insieme agli Europei. Quali sono le sensazioni? Vi emozionate ancora?
“Dopo tanto tempo abbiamo imparato a vivere queste attese con tranquillità e consapevolezza. L’emozione c’è sempre ma siamo molto sereni e contenti per il lavoro che abbiamo fatto e consci delle nostre possibilità: in questi anni abbiamo sempre dimostrato quanto siamo competitivi e proveremo quindi ancora ad imporci, nonostante il livello delle coppie avversarie sia altissimo”.
Quale è il più bel ricordo che conservate degli Europei?
“Sembra scontato ma non possiamo che dire la vittoria di tre anni fa. Abbiamo pattinato benissimo e per di più è stato il primo successo in un grande evento fuori dai Grand Prix: non ce lo aspettavamo proprio. Però è stato indimenticabile pure il terzo posto del 2013 perché è stata una prestazione che ci ha portato alla ribalta: questi sono i ricordi più belli, che nella nostra mente si accompagnano a emozioni davvero uniche”.
Come procede il perfezionamento dei programmi? Che confidenza avete?
“Siamo a buon punto e abbiamo fatto parecchi passi avanti. I programmi, come è normale che sia, non sono mai definitivi e si perfezionano con il tempo, ma quello libero, per il fatto particolare di basarsi sulle musiche di Charlie Chaplin, davvero non smette mai di crescere ed evolversi. Anche la nostra conoscenza qualche mese fa era più acerba e superficiale: col tempo però ci siamo documentati sempre meglio, apprendendo a pieno le potenzialità della musica e del personaggio e riuscendo così ad esprimerla nella sua totalità”.
Papadakis-Cizeron, campioni d’Europa e del Mondo in carica, sono i grandi favoriti. Il vostro obiettivo quale è? Puntate alla quinta medaglia consecutiva?
“Il primo obiettivo, quello pratico, è di esibirsi alla grande e di creare una fantastica connessione con il pubblico, come è accaduto nelle tappe di Grand Prix quando per due volte dagli spalti abbiamo ricevuto due standing ovation nei programmi lunghi: vogliamo provare a ricreare questa atmosfera magica. Poi, certamente, pensiamo di essere all’altezza del podio e faremo di tutto per portare a casa la quinta medaglia consecutiva, che sarebbe un bellissimo regalo per noi, per l’Italia, per il Coni, la Fisg, le Fiamme Azzurre, le nostre famiglie, i nostri allenatori e tutti quanti hanno creduto in noi. E comunque non portiamo battuti contro nessuno: siamo qui e ce la giochiamo”.
Quanto vale questo risultato in ottica Mondiale?
“Può dare grande fiducia ma ogni gara è diversa e fa storia a sé. Cambiano i contesti, gli avversari e tutto quanto, ma certamente fare bene non può che aiutare nel proseguire al meglio il percorso intrapreso”.
Un consiglio che vi sentite di dare alle coppie azzurre che fanno il loro esordio qui a Ostrova.
“Diciamo loro di prendere il lato più bello di questo sport, di osservare tutti gli allenamenti degli altri con amore e passione e di imparare il più possibile, vivendo questa esperienza come fosse uno spettacolo. All’inizio ci si sente spaventati, un po’ ‘macchinosi’ prima di una gara tanto importante, ma poi col tempo, la pazienza e il lavoro si impara a gestire tutto. Qualsiasi sia il risultato, in fondo, da qualche parte si deve pur cominciare…”.