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Federica Pellegrini e il ciclo calcolato male: dalla Di Francisca alla Ferrari, le atlete e il rapporto con la pillola

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Donne, sport e ciclo mestruale: il rapporto delle atlete con la pillola anticoncezionale

In un’intervista rilasciata recentemente al Corriere della Sera, Federica Pellegrini ha ammesso di aver calcolato male il suo ciclo mestruale in vista delle Olimpiadi di Rio 2016 e che ciò ha influito molto sulla sua prestazione e sulla sua delusione nella finale dei 200sl.

LaPresse/Gian Mattia D’Alberto

Abbiamo capito che la causa è stata la vicinanza al ciclo. L’ho calcolato malissimo, e mi sono trovata a gareggiare nel momento per me peggiore fisicamente: mi sentivo come su un’altalena, con cali e stanchezze repentine. Se mi era accaduto in passato? No, si vede che sono sempre stata fortunata. A Rio invece è successo. Ma non mi attacco a scuse: è un aspetto che ho sottovalutato“, ha dichiarato la Divina.

Quello del ciclo, è un problema che riguarda tutte le donne che praticano sport ad alti livelli, ma ognuna di loro lo gestisce in maniera differente: c’è chi cerca di regolarlo con le pillole, chi invece non lo reputa un problema e ci convive senza conseguenze anche durante gare importanti. “Non penso che incida così tanto sulla prestazione, non ho mai cercato di “controllare” il ciclo per una gara“, questo il punto di vista della fiorettista Elisa Di Francisca, come riportato da La Gazzetta dello Sport.

LaPresse/Alfredo Falcone

Dicono no ai calcoli e alla pillola anche le atlete di judo e di ciclismo: “chi vuole la usa, ma con la lotta contro il peso che facciamo soprattutto in prossimità della gara non aiuta granché. Nel nostro sport i problemi di imprevedibilità sono comuni: lo stress fisico e la dieta pregara fanno saltare spesso i cicli. Sulla gara non ha una grande influenza: quando ti sei preparata per settimane conta la testa, ciclo o non ciclo. Può dare fastidio per il peso, le oscillazioni ormonali influiscono sulla ritenzione idrica. Ma programmazione non se ne può fare“, ha spiegato Odette Giuffrida, l’argento olimpico a Rio 2016.

“L’atleta è attrezzata mentalmente al ciclo perché è abituata a portare il suo corpo a limiti estremi. Ovviamente si tratta di scelte soggettive, non tutti reagiscono allo stesso modo alla pillola. Io l’ho provata per due mesi ma ho visto che gli svantaggi erano più dei vantaggi: mi ero gonfiata e ho preferito smettere“, ha aggiunto poi la prima vincitrice della maratona di Milano, Lucilla Andreucci.

LaPresse/Reuters

C’è chi invece la pillola la usa abitualmente per regolare il ciclo: “prendo la pillola perché il ciclo sia regolare, lo sport che faccio influenza negativamente la regolarità e potrebbero passare mesi e mesi senza che mi vengano. Ma non cerco in alcun modo di modificarlo. Mi è capitato di avere il ciclo durante le gare, anche ai Mondiali di Nanning in Cina ce l’avevo, a Rio mi è terminato prima dell’inizio delle gare. Non so fino a che punto possa influenzare negativamente una gara, sicuramente è un pensiero in più”, ha aggiunto Vanessa Ferrari.

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