Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Fabio Fognini ha parlato dei suoi progetti a breve e medio termine, allontanando la possibilità di farsi allenare da Flavia Pennetta
Una stagione non proprio da ricordare, una sola vittoria a Umago e niente più. Solo una finale a Mosca per arricchire una bacheca che, nel 2016, non ha smesso quasi mai di piangere.
Per questo motivo Fabio Fognini ha deciso di dare una svolta alla sua carriera, dando il benservito a Josè Perlas per scegliere un nuovo tecnico di cui ‘Fogna’ non intende ancora rivelare l’identità. “Ho già scelto, ma definirò i dettagli tra qualche giorno – sottolinea Fognini ai microfoni della Gazzetta dello Sport – vi posso garantire che sarà un coach di primissimo livello, come del resto era José, perché ho voglia di rimettermi in gioco per i traguardi più alti. Ho ancora fame di tennis e soprattutto continuo ad amare il mio sport. Farmi allenare da Flavia? Lasciamole il ruolo di moglie in cui peraltro si trova benissimo. Lei mi supporta comunque, è sempre al mio fianco in ogni decisione, mi tranquillizza e poi si sente bene a casa… Se poi dovesse allargarsi la famiglia saremmo felicissimi”.
L’ormai ex tecnico Perlas ha usato parole d’elogio per Fognini, manifestando l’unico rammarico di non aver migliorato quella 13ª posizione conquistata nel 2014: “ha ragione. Ma ho avuto paura, lo ammetto. Sono arrivato al numero 13, a soli 600 punti dal decimo, attorno a me ho cominciato a sentir parlare di top ten, addirittura di top five e improvvisamente mi sono ritrovato a gestire qualcosa di più grande di me. L’ultimo salto mi ha spaventato”. Gli obiettivi di Fognini adesso sono chiari: “sarebbe facile dire fino al numero 12, cioè un posto in più della mia miglior classifica. Ma se devo essere sincero, in questo momento e da numero 49 del mondo, quel numero 13 mi sembra un traguardo lontanissimo, una montagna difficilissima da scalare.
Perciò ora pensiamo a un gradino per volta, l’obiettivo più immediato deve essere l’ingresso nei primi 30 e rimanerci con costanza“. Nato nello stesso mese e anno di Djokovic e Murray, Fognini non fa mancare la sua solita dose di ironia: “lasciatemi dire che tra i nati del maggio ‘87 adesso toccherebbe a me, il numero uno… Sono due giocatori con caratteristiche diverse, ma era chiaro fin da allora che sarebbero arrivati fino in fondo, perché avevano straordinarie doti fisiche, tecniche e mentali. E poi Murray ha fatto una seconda parte di stagione fenomenale, si è meritato di stare lassù”. Infine, nonostante il primato azzurro di Lorenzi, Fognini si prende ciò che gli spetta: “complimenti a Paolino Lorenzi, ma c’è una cosa in cui nessuno può togliermi il primato: io resto il più pazzo di tutti!“.