La storia dei due isolani, Vincenzo e Fabio, una storia di amicizia e tanto ciclismo
Era una calda giornata dell’estate 2015. Mi trovavo in una località marina, su un tavolino di un lido vi era la Gazzetta dello Sport con la scritta: “Nibali & Aru, la Vuelta buona“. Il Siciliano (nella corsa spagnola) si sarebbe preso il suo spazio ma, se vi fosse stata l’opportunità, avrebbe lavorato per il suo compagno.
Non ebbi più notizie della corsa fino a quando… il 24 Agosto alle ore 00:27… mi arrivò una notifica da Facebook. Accedo al sito internet e di fronte a me vi erano le scuse pubbliche di Vincenzo. Non capivo cosa fosse successo; Vincenzo era stato espulso dalla corsa? Per quale motivo?. La mattina seguente i giornali parlavano chiaro: “Nibali si appende all’ammiraglia dopo la caduta: espulso dalla Vuelta”. Non riuscivo a crederci. L’Astana e tutti i giornali gli davano addosso, come se fosse diventato un mostro. Il 2 Settembre vedo, in un giornale, la foto di Aru in maglia rossa. L’Astana e l’Italia si portarono una bella vittoria a casa.
I due si ritrovarono insieme alla Grande Boucle 2016; i gradi di capitano li aveva il sardo ma, di sicuro, se vi fosse stata l’occasione lo Squalo avrebbe attaccato senza problemi. Tra i due non c’era una grande amicizia, ma tanto rispetto. Mi ricordo benissimo una rivista dove vi era la foto di Nibali e Aru che si guardavano; sotto c’era scritto ” TI AIUTO SOLO SE…“. Come al solito il re del Tour fu, anche quell’anno, il britannico Froome che si portò a casa la sua terza vittoria nella corsa francese.
Ora i due italiani pensavano soltanto alle Olimpiadi. I giornali dicevano “Nibali-Aru, la strana coppia a caccia dell’oro eterno”. Aru, Caruso, De Marchi e Rosa erano pronti per aiutare lo Squalo a regalare un oro all’Italia. Io, come tutto il mondo, il giorno della prova in linea maschile, ero incollata davanti la televisione. La gara proseguiva, la nostra nazionale era pazzesca. Aru svolgeva il suo compito di gregario al meglio, si era notevolmente ripreso dal Tour.
L’Italia aveva la vittoria in tasca quando… Vincenzo cade a terra. Mi alzai dalla sedia, andai in un altra stanza, non volevo sentire la voce dei telecronisti. Purtroppo, sentii lo stesso quella frase che mi fece venire il brividi: “Il sogno del siciliano finisce qua”. Non ci credevo, non ci volevo credere. Non ero triste perchè non era stato aggiunto un altro oro alla mia nazionale, ero triste perché Nibali e tutta l’Italia ci avevano creduto fino all’ultimo. Queste Olimpiadi, però, hanno lasciato un meraviglioso segno nella storia del ciclismo. Una Nazionale del genere non si era mai vista.
Inoltre, questa meravigliosa sfida che si ha ogni quattro anni, è servita anche ad altro. Infatti, grazie a Davide Cassani (Commissario Tecnico della Nazionale di Ciclismo) i due isolani, che inizialmente avevano soltanto rispetto reciproco, nutrono tra loro molto affetto e una bella amicizia.
Sarà meraviglioso vederli per la prima volta in squadre diverse, sfidandosi in cerca di una vittoria.