Quando arte e sport si fondono: Carlo Carrà e la “Partita di Calcio”
Siamo nel 1934. L’Italia Nazionale di calcio ha appena vinto i Mondiali. Carlo Carrà, pittore futurista e metafisico, uomo e artista che “sentiva” il calcio come un tifoso da curva, con la pancia, e amava il calcio-sport perché lo avvertiva come uno dei pochi esempi di spettacolo totale, capace di emozionare e avvincere classi sociali molto diverse fra loro, dà vita a questo quadro: Partita di Calcio. Ricordiamolo: siamo nel 1934.
Ed ecco il fermo immagine dipinto. Ecco le maglie azzurre. Ecco gli attaccanti. Ecco il portiere. L’azione è sospesa, seppure concitata, quasi maschia mischia. Il pallone è inarrivabile, distante, metafisico: geometrica sfera. I colori sono accesi quel tanto che basta. I volumi dei corpi slanciano la vista e l’osservazione, come a suggerire la tensione del momento sportivo: qualcosa di importante sta per accadere. L’attesa del gol o della parata risolutiva. Il sabato del villaggio leopardiano. Il calcio di Carrà è una Polaroid ante-litteram, dipinta con sapere d’artigiano visionario, su grezza tela; d’artista.