Diego Rosa e il ciclismo d’altri tempi, quello fatto di rispetto delle leggi non scritte
Ci si lamenta spesso del fatto che i giovani atleti siano senza cuore e che non siano più di tanto inclini alla fatica. Per questo, oggi, mentre le luci su Il Lombardia si sono già spente, vogliamo dire, ancora una volta, grazie a un ciclista: Diego Rosa.
Grazie per averci reso partecipi di un ciclismo d’altri tempi: un ciclismo fatto di rispetto delle leggi non scritte, aiutando il capitano fino a che questi non dice “ok, basta, vai tu”; un ciclismo che ti ha visto, solo a quel punto, provare a rincorrere un sogno, inseguendo i 2 fuggitivi che erano già lontani, ma non è bastato loro quel distacco terreno; un ciclismo che hai interpretato senza risparmiarti, tirando il treno dei 3 in fuga come se fino a quel momento ti fossi comodamente riposato a centro gruppo; un ciclismo che ha entusiasmato, con i tuoi tentativi estremi e a corto di energie, di scrollarti di dosso quei 2 rivali nella corsa alla conquista del Lombardia tanto ambìto; un ciclismo che ha fatto tremare, quando hai portato il primo scatto e poi c’era quella curva a destra che è sembrata annullare d’un colpo vantaggio ed energie; un ciclismo che ha fatto piangere, quando qualcun altro è arrivato da dietro e ha infranto, per pochi, maledetti centimetri, il tuo, il nostro, grande, bellissimo sogno. Grazie, Diego Rosa. Grazie anche oggi, perché se domani, nella nostra sgambatina amatoriale, daremo più del nostro abituale 100% in sella alla nostra bicicletta, il merito sarà, fondamentalmente, tuo.