Olimpiadi Roma 2024, il “No” di Virginia Raggi e del Movimento 5 Stelle è il “No” della cultura che sta affossando il Paese (da tempo)…
Abbiamo aspettato stamattina per commentare la decisione della Sindaca Virginia Raggi e del Movimento 5 Stelle che governa Roma nella speranza che ci saremmo risvegliati scoprendo che quello di ieri era stato soltanto un brutto incubo. Invece no, è tutto vero: hanno avuto il coraggio di dire “NO” alle Olimpiadi di Roma 2024 spegnendo i sogni di un Paese intero, e per giunta senza neanche spiegare il motivo. Perché un motivo non c’è. E’ stato un “NO” di principio: i grillini non sono contro le “olimpiadi del cemento“, perchè le avrebbero organizzate loro e avrebbero potuto fare in modo di trasformarle nelle olimpiadi della sostenibilità, della trasparenza, della diretta streaming e di tutto ciò che volevano. Duemilaottocento anni dopo gli antichi greci sono arrivati loro a sostenere che i giochi olimpici, simbolo di pace, di sviluppo e di gioia, non vanno fatti perchè esaltano il male.
Nel ridicolo teatrino di Virginia Raggi, con la claque a batterle le mani qualsiasi cosa uscisse dalla sua bocca, abbiamo ascoltato motivazioni assurde, parallelismi ridicoli, testi presi da Wikipedia. Anche un bambino avrebbe argomentato meglio il “NO” a Roma 2024. Ha parlato dei costi Virginia Raggi, citando i precedenti nelle altre città del mondo. Ma non ha parlato dei benefici, neanche citati. Ha detto che ancora oggi i cittadini romani pagano tasse per gli espropri delle Olimpiadi di Roma 1960, una clamorosa bufala certificata dal Dirigente al Bilancio dello stesso Comune: non è vero nulla. Invece di quelle Olimpiadi, a 56 anni di distanza, ci rimangono benefici straordinari.
Ha parlato del mutuo di Italia ’90. Ecco, è l’esempio migliore. Ognuno di noi fa dei mutui per acquistare beni che altrimenti non potrebbe avere. Non paga subito, ma dilaziona nel tempo la spesa, per avere benefici immediati. Non è certo un esempio negativo. Anzi.
In realtà il “NO” a Roma 2024 è una batosta che affossa l’immagine dell’Italia e lo sviluppo della città di Roma. Affossa l’immagine dell’Italia perchè con questo “NO” ci dichiariamo agli occhi del mondo come un popolo di limitati che non si considerano in grado di poter organizzare un evento come un’Olimpiade, che adesso probabilmente andrà a Parigi. Affossa lo sviluppo di Roma perchè la realtà delle cose è esattamente all’opposto di come sostengono i grillini: le Olimpiadi non tolgono soldi, ma ne portano tanti. E Roma si sarebbe potuta rifare il look grazie ai finanziamenti olimpici che adesso non arriveranno. E tutto rimarrà come prima.
L’esempio più bello e vicino è Torino: la città piemontese dopo le Olimpiadi Invernali del 2006 è letteralmente rinata. Ancora c’è qualcuno che sparla di “sprechi” senza neanche sapere cos’era Torino prima del 2006 e cos’è diventata dopo del 2006. Ci sarà anche una cazzo di pista di bob abbandonata, ma la città si è letteralmente trasformata, adesso è all’altezza di una grande capitale europea dal centro storico alle periferie, ha nuove autostrade a 4 corsie, usate ogni giorno da migliaia di torinesi, un nuovo aeroporto, ha un rinnovato e ammodernato centro storico a misura d’uomo, ha periferie riqualificate, ha tante strutture moderne in cui ogni giorno si praticano sport e si opera nel sociale. E’ una città che grazie a quelle Olimpiadi ha guadagnato una cifra talmente tanto alta da non poter essere quantificata (senza considerare l’indotto e l’immagine dell’evento in sé). E l’ha fatto in Italia. Dove anche le cose belle, evidentemente, sono possibili.
Nell’imbarazzante conferenza stampa dei qualunquismi, la Raggi – con tono arrogante e sprezzante – ha citato più volte città come Boston e Amburgo che hanno detto “NO” alle Olimpiadi 2024. Ma non ha citato le tante città che ogni anno fanno la guerra per tentare di ospitarle, ben consapevoli dei benefici che portano. Ad esempio per il 2020 Tokyo ha battuto Istanbul e Madrid, per il 2016 Rio de Janeiro ha battuto Madrid, Tokyo e Chicago, per il 2012 Londra ha battuto Parigi, Madrid, New York e Mosca, per il 2008 Pechino ha battuto Toronto, Parigi, Istanbul e Osaka. In Spagna ci stanno provando invano da tempo per Madrid e gli viene da impazzire a vedere Roma che dice “NO”. A Parigi le aspettano dal 1924 e con ogni probabilità riusciranno ad averle esattamente cento anni dopo.
Quella del Movimento 5 Stelle è una resa. L’Italia non può organizzare le Olimpiadi perchè non siamo in grado. Eppure i grillini stanno trasformando questa sconfitta in una vittoria. Che ribrezzo i toni trionfalistici di Alessandro Di Battista, come se avessimo vinto qualcosa da questo “NO”. E che mancanza di rispetto nei confronti di un Signore come Malagò, definito dallo stesso parlamentare grillino “un coatto” e poi abbandonato dalla Sindaca Raggi per 40 minuti mentre lei era beatamente seduta a pranzare in un Gazebo. E’ questa l’educazione a cinque stelle.
In realtà, però, bisogna essere onesti. Non possiamo prendercela soltanto con il Movimento 5 Stelle. Loro sono quello che sono, ma senza i loro elettori non avrebbero mai occupato il ruolo di potere che oggi hanno in varie città italiane tra cui appunto Roma, oltre che in parlamento. Il vero problema è quella cultura in cui sguazzano, quella cultura che li alimenta, quella cultura da cui sono nati. Anzi, scusate. Quella sottocultura in cui sguazzano, quella sottocultura che li alimenta, quella sottocultura da cui sono nati. Non ci fossero loro a rappresentarla, ci sarebbe qualche altro partito o movimento. Ed è una sottocultura ahi-noi sempre più diffusa nella derelitta Italia. Sono stati coerenti, bisogna ammetterlo: l’avevano detto che non volevano le Olimpiadi, che avrebbero detto “NO”. Chi poteva immaginarsi un’apertura da parte della Raggi dopo tutte le promesse fatte in campagna elettorale? Avete mai incontrato qualche grillino capace di aprire gli occhi e cambiare idea su un argomento, o anche soltanto che sappia ascoltare e discutere anziché sbraitare e urlare le proprie (assurde) convinzioni sui complotti del mondo intero?
Eppure sul malaffare i grillini hanno ragione da vendere: neanche noi vogliamo le speculazioni, neanche noi vogliamo gli imbrogli, neanche noi vogliamo la criminalità. Ma la differenza è che loro si arrendono: “visto che c’è il male, non facciamo nulla“. E’ un passo indietro. Noi vogliamo guardare avanti: “visto che c’è il male, sconfiggiamolo e facciamo vincere il bene“. Si chiama sviluppo, progresso. In qualsiasi Paese del mondo le inchieste e i processi che smascherano la corruzione sono visti in modo costruttivo, per migliorarsi e non ripetere gli stessi errori, per emarginare i corrotti e punirli, escluderli dalla società, abbattere quella cultura. In Italia e solo in Italia sembrano trasmettere un messaggio diverso: “qui non si può fare nulla“. Eppure il crimine c’è in Italia come (o forse meno) del resto del mondo.
Quella “cultura del NO” è il tumore che sta portando alla morte la nostra Italia. L’entusiasmo per un “NO” che trasforma in vittoria (di che cosa?) quella che in realtà è soltanto una palese sconfitta, dimostra l’ottusaggine di una cultura che non è certo soltanto quella delle Olimpiadi di Roma 2024. Abbiamo avuto i No-Triv in occasione del referendum sulle trivellazioni, i No-Expo (che poi però è stato un grande successo e ha portato benefici straordinari a Milano e all’Italia intera). Abbiamo avuto i No-Tav, i No-Ponte, i No-Roma 2020. E’ la “cultura del NO” che alimenta il decadimento del nostro Paese da ormai molti anni.
E se dovessimo fare un discorso prettamente politico, quasi quasi starebbe bene al Pd questa mazzata sulle Olimpiadi di Roma 2024: proprio il Pd infatti 4 anni fa aveva sostenuto con convinzione il “NO” di Mario Monti e del governo dei tecnici alla candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2020. Il motivo? Le aveva proposte e sostenute Berlusconi. Un’idea nata dal Cavaliere, quella di portare in Italia e a Roma le Olimpiadi del 2020. E quindi andava demolita.
Il Pd per lunghi anni, durante tutta la stagione berlusconiana, si è nutrito della stessa “cultura del NO” di cui oggi il M5S è una bandiera. L’ha alimentata quella cultura il Partito Democratico, pronto a dire “NO” a tutto, a scendere in piazza, a fare girotondi e manifestazioni contro qualsiasi provvedimento del governo avverso, anche se fosse palesemente un passaggio di sviluppo e di buon senso. E prima ancora, durante la prima repubblica, erano i fascisti del Movimento Sociale a dire “NO” a tutto, ad alimentare quella cultura che però in quegli anni era molto marginale, non aveva presa su una popolazione che sapeva ancora sognare, che guardava al futuro con fiducia e ottimismo, che costruiva strade e autostrade, ponti e ferrovie, ospitava Olimpiadi e Mondiali.
Sì, siamo qui a rimpiangere la prima repubblica se l’Italia di oggi è questa: il problema non è tanto il Movimento 5 Stelle in sè, ma quella “cultura del No” sempre più diffusa che oggi è rappresentata politicamente dal M5S ma ieri era del Pd e trenta anni fa dell’estrema destra, domani chissà da chi.
E’ una cultura-cancro che sta affossando il Paese. Una cultura impregnata di scetticismo e disillusione, una cultura che priva i giovani del loro futuro, cancella i loro sogni, li costringe a scappare.
L’Italia è oggi un Paese di vecchi e per vecchi, destinato a morire, a rimanere disabitato per colpa di questa cultura-cancro che significa rassegnazione. La stessa cultura che ha portato a dire “NO” al Ponte sullo Stretto, che non era soltanto un’occasione unica per lo sviluppo del Sud, ma prima di tutto era un collegamento basilare tra due terre distanti tre ridicoli chilometri e ancora oggi costrette a vedersi lontanissime, mentre in tutti i Paesi del mondo le distanze si assottigliano con ponti ultra-avveniristici e strutture fantasmagoriche realizzate proprio per abbattere le barriere naturali.
E in politica quel centro/destra berlusconiano che ha subìto per tanto tempo la “cultura del NO”, appunto con il Ponte dello Stretto, con Roma 2020 e tante altre iniziative, oggi sostiene ed alimenta quella stessa “cultura del NO” in occasione del referendum elettorale e della nuova legge elettorale. Brunetta parla addirittura di “attentato alla democrazia“, per un sistema elettorale praticamente identico rispetto a quello che Berlusconi ha pubblicamente auspicato per 20 anni. Insomma, fanno come i bambini all’asilo. E forse è anche peggio del Movimento 5 Stelle. Perché almeno loro, per quanto le loro convinzioni siano figlie dell’ignoranza, certe posizioni le assumono perchè ci credono davvero. Gli altri, invece, cambiano idea a convenienza e anche se sono d’accordo in linea di principio con una legge, con la realizzazione di un’opera, con un progetto di sviluppo, scendono subito in campo a dire “NO” se a proporlo è la parte avversa. E se la politica sana, quella ancorata ai principi e ai valori (siano di destra o di sinistra), fosse un po’ più matura, il populismo dei grillini non avrebbe mai trovato tutto questo spazio, non avrebbe avuto ruoli di governo, non avrebbe potuto dire “NO” a Roma 2024.
Sì, siete un po’ tutti responsabili di questa situazione drammatica: siamo in un Paese alla deriva in cui i giovani non vedono futuro perchè oltre alle limitate opportunità, adesso non gli è più consentito neanche di sognare. E questo è veramente troppo.