Una marcetta tipica delle feste di paese: cambiare l’inno d’Italia si può?
Nel corso dei recenti incontri della Nazionale maggiore e di quella Under 21 abbiamo ascoltato per l’ennesima volta i giocatori italiani cantare l’inno di Mameli. E la cosa, dobbiamo dirlo, non è che ci riempia di gioia. E non ce l’abbiamo con i giocatori, più o meno stonati ma sempre impegnati, soprattutto in quel “siam pronti alla morte”. È che non amiamo molto l’inno in sé stesso: non ci piacciono né la musica né i testi. Sarebbe possibile studiarne e comporne uno nuovo? La musica dell’inno nazionale è una marcetta tipica delle feste di paese, in cui la banda fa sfoggio di ottoni, grancassa e piatti a volontà. Mancherebbero solo le majorettes in testa, a chiudere il cerchio di una sagra paesana.
La solennità di un inno nazionale, soprattutto di un paese in cui la musica è di casa da sempre grazie a grandi maestri, è ben lontana. Le parole sono trite e ritrite, retoriche, obsolete. No, questo inno nazionale proprio non ci garba. Non si potrebbe proporre a un musicista come Ennio Morricone di regalare a questo paese straordinario, e così ricco di musica eccelsa, un nuovo inno nazionale, che meglio rappresenti, in tutto il mondo, la nostra Italia dai mille e più valori? Noi lo facciamo adesso: Maestro Morricone, può farci un pensierino? Siamo davvero stanchi di dover cantare a squarciagola “parapà, parapà, parapàpappapapà!”