Una società che abbia il coraggio di schierare ancora Ranocchia non ha rispetto dei suoi tifosi
Si dice che errare sia umano, mentre perseverare porti con sé un qualcosa di diabolico. Si dice che sia facile sparare sulla Croce Rossa, perché era l’azione più vile che si potesse commettere in tempi di guerra.
Si dice che occorre imparare dai propri errori. Se ne dicono tante di cose. Poi, alla resa dei conti, restano, scolpiti, i fatti. Il fatto quotidiano oggi riporta alla cronaca un disastro di cognome Ranocchia. Una società che abbia ancora il coraggio di schierare nelle sue formazioni (non importa se di serie A, B, C o promozione o scapoli contro ammogliati) uno come Ranocchia non è una società seria, non ha rispetto dei suoi tifosi, non è una società. Punto. Non è nemmeno colpa di Ranocchia. Qualcuno dovrebbe spiegargli che, semplicemente, non è portato per fare questo sport. Potrebbe essere un imprenditore illuminato, e portare l’Italia intera fuori dalla palude economica in cui si trova da decenni. Ma il calciatore, questo no. Ranocchia è il simbolo: estirpare per sanare. E per non dovere più mostrare figuracce vestite di nerazzurro.