Dopo una stagione ricca di successi, Nairo Quintana si racconta a cuore aperto ai microfoni della Gazzetta dello Sport
Una stagione favolosa, la vittoria alla Vuelta per coronare un anno di successi e un rientro da eroe a Bogotà utile per capire quanta ammirazione ci sia in Colombia per Nairo Quintana.
Sette successi nel 2016, sette corse a tappe disputate salendo sempre sul podio, con la ciliegina sulla torta chiamata Vuelta, dove il ciclista della Movistar ha davvero sbaragliato la concorrenza. Intervistato ai microfoni della Gazzetta dello Sport, Quintana ha svelato le sue emozioni dopo un anno davvero duro: “l’unico rammarico, se così si può chiamare, rimane il terzo posto del Tour dove non sono stato il miglior Quintana. L’allergia al polline mi ha condizionato. All’inizio stavo bene, ho cominciato a soffrirne ad Andorra. Di solito è un problema che accuso in primavera, ma stavolta il clima del Tour, a volte molto caldo e a volte piovoso, non è stato ideale.
Ho concluso stanco, ma non stanchissimo. Era come se avessi avuto un limitatore, non sono mai riuscito ad arrivare al cento per cento. Avevo batuto Froome in corse a tappe brevi, ma il fatto di esserci riuscito alla Vuelta mi dà molta fiducia per il futuro. Ora so come si fa. E a 26 anni, credo di poter crescere ancora molto. In tutto”. In futuro, Quintana non esclude di tornare a partecipare al Giro d’Italia, vinto due anni fa: “spero di tornarci presto, perché le salite italiane sono quelle più adatte a uno scalatore come me. La prossima stagione sarà centrata sul Tour, l’unico grande giro che mi manca. Ma questo non significa automaticamente che non sarò al Giro. Aspettiamo di vedere i percorsi e ne parlerò con il team”.
Il rapporto con i colleghi è incentrato sul rispetto reciproco, ma Quintana svela di avere un feeling più forte con Aru: “è un mio coetaneo. Può arrivare ai livelli di Nibali, che però ha una dote rara, sa essere forte anche nelle classiche. Un giorno io voglio provare a vincere la Liegi e il Lombardia. Mi piace molto anche il mio connazionale Chaves, che in futuro vincerà un grande giro. Tra noi colombiani non c’è rivalità, se possiamo cerchiamo di aiutarci. Il più forte in assoluto? Il mio compagno Alejandro Valverde. È forte su ogni terreno. Se è ancora così competitivo a 36 anni, è perché ama la competizione e si porterebbe la bici fino alla camera da letto. Alejandro per me è un grande esempio”.