Olimpiadi, storie d’Italia al successo: l’impresa del 1980 a Mosca di Sara Simeoni nel salto in alto
Salta, Sara. Salta! E portaci con te, lassù, dove volano le aquile nate a Rivoli Veronese. Facci provare l’ebbrezza stordente di una rincorsa effettuata con gambe lunghe come le tue. Facci staccare da terra come fossimo disincantati albatros, così goffi su questa terra perché destinati in fondo a volare elegantemente, più in alto di tutti. Facci sorvolare i due metri d’altezza con il nostro pesante culo, vittima da troppo tempo di questa dannata forza di gravità. Salta, Sara. Salta! E portaci con te, oggi, in questa finale olimpica nata sotto una cattiva stella, una stella caduta da un’invasione afghana e da una guerra troppo vera per essere anche spiegata. Salta in alto, Sara, tu che puoi, e portaci lontano da questa realtà fatta di soprusi e carri armati; facci sognare, Sara, elevandoti al di sopra di meschine lotte umane, testimone volante di un futuro migliore, che sta al di là di un’asticella da sorpassare: l’asticella della bieca e cieca umanità.
Salta, Sara, salta! Donna di straordinaria e potente eleganza, abituata a respirare l’aria migliore, a sorridere felice dopo l’atterraggio, a congiungere le mani a mò di sorpresa quando l’altezza misurata era impensata. Raggiungi altezze da vertigine con le tue leve, spingi su quel piede destro fino a sprigionare la giusta potenza reattiva, fatti leggera come osso di seppia, per agguantare la nuvola d’oro. Fallo stasera, Sara. Qui, a Mosca. Fallo per noi, italiani e azzurri come te. Che siamo tutti, adesso, lì con te.
E Sara Simeoni, quel giorno, saltò! Eccome se saltò!
Concentrata. I capelli corvini a farle da cornice al volto teso. La canottiera azzurra d’ordinanza, i lunghi calzettoni bianchi a dare l’idea, a tutto il mondo, di quanto alte fossero le sue volanti gambe. La rincorsa, così improvvisa che la camera che la inquadrava quasi la perse; poi le falcate, animalescamente esplosive, precise, efficaci. E lo stacco da terra.
Razzo femmina nella patria dei Sojuz, Sara si librò, leggerissima, nel mezzo dell’aria moscovita, e raggiunse, e superò, l’asticella dorata. Vincendo. Perché nessun altra arrivò più là dove era arrivata lei.
E fu il tempo dell’attimo della gioia.
Commozione.
Lacrime.
Sorrisi.
Emotivamente gentile, di natura generosa;
Sara Simeoni,
vera signora dell’atletica.
Vera signora e basta.