Olimpiadi Rio 2016, Marco Aurelio Fontana ricostruisce quanto accaduto a lui e Sagan durante la prova di mountain bike
Le lacrime di Marco Aurelio Fontana, al termine della gara olimpica della mountain bike, sono l’emblema di un’edizione dei Giochi olimpici piuttosto sfortunata per il ciclismo azzurro, che si era aperta con lo schianto di Vincenzo Nibali, nella discesa che portava al traguardo di Copacabana, e si e’ chiusa con il 7° posto di Badoit, poi 19° Andrea Tiberi, 20° proprio Fontana, passando attraverso il bronzo di Elisa Longo Borghini e soprattutto l’oro di Elia Viviani, nella pista. Poteva e doveva pero’ andare meglio per i portacolori italiani, soprattutto perché oggi Fontana – come ha confessato egli stesso a fine gara, fra le lacrime – aveva “una gamba molto buona“.
“Stavo davvero molto bene – le parole del biker – poteva essere la mia gara, stavo benissimo, guidavo la corsa, pensavo fosse la giornata giusta, poi ho lasciato passare Sagan e abbiamo forato entrambi, forse prendendo la stessa pietra. Un’ingiustizia“. La prova della mountain bike e’ stata appannaggio di uno svizzero, Nino Schurter, che ha rispettato il pronostico della vigilia, dominando l’insidiosissimo tracciato del Deodoro olympic bike park, reso davvero terribile dalla pioggia che era caduta nelle ore antecedenti la gara. Il 30enne ha confermato tutta la propria classe, domando Jaroslav Kulhavy, che lo aveva battuto ai Giochi di Londra, in una storica volata. Il ceco ha accusato un distacco di 50″; terzo, a 1’23”, lo spagnolo Nicolas Coloma.
L’Oscar della sfortuna, pero’, va a Fontana, ma anche all’iridato dalla strada, lo slovacco Peter Sagan, che guidavano la corsa e sono stati appiedati da problemi meccanici. Lo slovacco aveva già recuperato tutto il gruppo in partenza, dall’ultima fila fino alla testa. Invece l’azzurro originario di Melito di Porto Salvo, un paesino del litorale jonico della Calabria meridionale proprio alle falde dell’Aspromonte, è l’unico del podio di Londra a mancare l’appuntamento con il podio di Rio. Stavolta non è riuscito ad essere più forte del destino.