Olimpiadi Rio 2016, la Gran Bretagna conclude al secondo posto nel medagliere meglio persino della Cina
Vent’anni fa ad Atlanta avevano portato a casa appena 15 medaglie e un misero, singolo oro. Erano al posto 36 del medagliere. A Rio 2016 quelle medaglie, per gli atleti britannici, si sono moltiplicate: 67 in totale, di cui 27 del metallo più prezioso, un record, meglio persino del boom casalingo di Londra 2012. A poche ore dalla fine dei giochi brasiliani la Gran Bretagna già festeggiava un risultato storico. Nel trionfalismo più sfrenato di giornali e tv. Bando alla chiacchiere sull’understatement, stavolta: Liz Nichol, la numero uno dell’agenzia governativa dello sport di Sua Maestà, “Uk Sport” creata nel 1997, proprio all’indomani del flop di Atlanta, annuncia ufficialmente il ‘sorpasso’ sulla Cina, colosso quest’anno in difficoltà, senza speranze di podio nelle ultime competizioni. L’Union Jack, a Rio, si issa al secondo posto assoluto nelle gerarchie olimpiche, alle spalle solo degli Usa. E il Regno Unito, in tempo di patriottismo post Brexit, torna a essere superpotenza con orgoglio. Un successo fatto di volti vecchi e nuovi, di melting pot multietnico, di conferma in grande stile nelle discipline più tradizionali dell’isola, dall’atletica di Mo Farah al nuoto, dal tennis del bicampione scozzese Andy Murray agli sport del remo, nel ciclismo su pista con Bradley Wiggins punta di diamante della disciplina che ha regalato più medaglie di tutte (11, di cui 6 ori e 4 argenti) punta di diamante della disciplina che ha regalato più medaglie di tutte (11, di cui 6 ori e 4 argenti), ma anche di nuovi territori di caccia semi-inesplorati come l’hockey delle ragazze. A dispetto di episodiche delusioni, ultima quella del tuffatore da copertina Tom Daley. Ed è importante l’azione del governo britannico che da 20 anni investe molto nello sport. Il sistema di finanziamento del governo britannico è molto chiaro, con dei bonus tramite gli “Athlete Performance Awards“. L’agenzia governativa che li distribuisce direttamente alle varie federazioni sportive si chiama “Uk Sport” e i finanziamenti arrivano per investimenti nelle infrastrutture, negli allenatori e nei migliori programmi di allenamento. Londra 2012 ha fatto il resto, alla faccia di chi sostiene che le Olimpiadi siano inutili: risvegliano la passione sportiva di un Paese, stimolano l’interesse nei confronti delle varie discipline. Gran Bretagna insegna.