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Olimpiadi – Nibali e quelle lacrime che ricordano Marco. Ma per noi a Rio hai vinto lo stesso

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Nibali, la caduta e il pianto alle Olimpiadi di Rio 2016: ma lo Squalo ha dato spettacolo e ci ha fatto sognare, è e resta il nostro Campione

E’ l’immagine più brutta che potevamo vedere: Nibali in lacrime, seduto sul muretto della discesa di Grota Funda ad appena 11 chilometri dal traguardo di Copacabana. Ad appena 11 chilometri dalla medaglia d’oro che aveva sognato e su cui aveva programmato tutta la stagione, riuscendo anche a vincere il suo secondo Giro d’Italia.

E’ un’immagine triste che ci ricorda Marco Pantani, l’ultimo grande ciclista che prima di Nibali ci aveva emozionato così tanto. Era il 30 maggio 2003, si correva la 19ª tappa del Giro d’Italia. L’ultima volta che abbiamo visto il Pirata su una bicicletta. Si stava giocando la vittoria di tappa quando sulla discesa del Sampeyre era con Garzelli all’inseguimento di Gilberto Simoni. Garzelli scivola, Marco non può fare altro che franargli addosso. Garzelli riparte, Marco si fermava a bordo strada, su un muretto simile a quello di Rio, e iniziava a piangere. Dolorante, meditava il ritiro ma poi aveva uno scatto d’orgoglio e arrivava al traguardo (con 16 minuti di ritardo) riuscendo a completare nei giorni successivi la corsa rosa, classificandosi 14° nella classifica finale con 26 minuti di ritardo da Simoni. Senza la caduta del Sampeyre, Marco avrebbe potuto vincere quella tappa e chiudere quel Giro nei primi 5 della classifica generale, ritrovando quel morale utile a non tornare in quel tunnel drammatico che dopo pochi mesi l’avrebbe portato alla morte.

Quella di Nibali è la seconda caduta nelle ultime settimane: prima del capitombolo di ieri, era finito a terra nella discesa di Megeve il 22 luglio nella 19ª tappa del Tour de France Albertville-Saint-Gervais Mont Blanc dietro Chris Froome. Come Pantani con Garzelli, Nibali non ha potuto evitare la scivolata soltanto perchè si trovava al posto sbagliato nel momento sbagliato. Ieri è finito a terra insieme ad Henao, anche lui del Team Sky come Froome. Quella caduta al Tour è costata allo Squalo la tappa di Morzine, dove non riusciva ad andare in discesa per lo spavento del giorno prima, e anche un piazzamento migliore in classifica perchè poi quel giorno è arrivato al traguardo con 12 minuti di ritardo dalla maglia gialla su cui stava facendo la corsa, e avrebbe potuto concludere il Tour almeno nei primi 25 della generale (invece è arrivato 30°).

Ma ieri, a Rio, per noi Nibali ha vinto lo stesso. E’ stato fantastico, insieme a Fabio Aru e a tutta l’Italia magistralmente guidata da Davide Cassani. Gli Azzurri sono stati gli unici a fare la corsa e a dare spettacolo, con una strategia perfetta. Abbiamo sognato tutti davanti al teleschermo osservando gli attacchi dei nostri nello scenario fantastico di un percorso bellissimo, disegnato in modo impeccabile dagli organizzatori. Un’olimpiade così bella per il ciclismo non ce la ricordiamo e forse non c’è mai stata. Adesso sarà molto difficile trovare altri percorsi all’altezza.

Una strategia perfetta – L’Italia non ha mandato volutamente nessuno nella prima fuga, quella destinata soltanto ad avere un po’ di vetrina ma a fallire. La Colombia ha sprecato così Pantano, ma l’Italia è rimasta tranquilla con De Marchi a tirare il gruppo senza scoppiare e ha ricucito. Poi Caruso s’è inserito nella seconda fuga, quella giusta e più importante: è stata l’azione decisiva per il belga Van Avermaet che ha vinto la medaglia d’oro proprio grazie a quella fuga. Nella penultima discesa di Grota Funda, proprio lì dove Nibali sarebbe caduto poco dopo nell’ultimo giro del circuito di Vista Chinesa, l’attacco più bello degli Azzurri: Aru e Nibali partono in discesa e raggiungono il gruppo dei fuggitivi dove ci sono CarusoVan Avermaet.

L’Italia da’ spettacolo e ha tre uomini in fuga insieme al belga, al polacco Majka, al colombiano Henao, al danese Fuglsang e al cazako Zejc. Per le tre medaglie in palio sono rimasti in 8, e tra questi ben tre sono italiani. E’ un’Italia da sogno, da stropicciarsi gli occhi, l’incubo per tutti gli altri. Poi sulla salita finale Nibali cerca di staccare tutti: soltanto Henao e Majka resistono al forcing e agli scatti dello Squalo fino alla vetta, e insieme si buttato in picchiata verso il traguardo di Copacabana. A 11km dal traguardo il crac. La caduta. Ancora non si sa com’è andata: è caduto prima Nibali o Henao? Chi ha sbagliato? Di chi è la colpa?

La dinamica non è stata ancora ricostruita: entrambi i corridori sono incerottati e soltanto loro potranno raccontarla, perchè non c’erano telecamere a documentare quanto accaduto. Fatto sta che sono finiti a terra Nibali ed Henao, l’Italia e la Colombia, le due nazionali che meritavano rispettivamente l’oro e l’argento. L’Italia perchè è stata la migliore in assoluto, la Colombia perchè è stata l’unica tra le big a fare la corsa in modo offensivo inserendosi in tutte le fughe prima con Pantano e poi con Henao, nonostante Uran, Chaves e Lopez abbiano deluso le aspettative.

L’Italia, dicevamo, è stata la squadra migliore sotto tutti i punti di vista. Lunga vita a Cassani ct. Ha amalgamato un gruppo solido e compatto, tutti hanno corso per il capitano Vincenzo Nibali da gregari, è mancato Diego Rosa che ha deluso ma De Marchi, Caruso e Aru sono stati bravissimi. Tra Nibali e Aru è venuta fuori una grande amicizia, smentendo così tutte quelle voci di rivalità e dissapori che anche noi giornalisti (è doveroso fare mea culpa) abbiamo ingiustamente alimentato. Quest’Italia meritava l’oro per la forza dello Squalo, il nostro Campionissimo, e per la bravura della squadra. Ma anche se la vittoria non è arrivata, per noi Nibali ha vinto lo stesso. Ci ha emozionato. Ci ha fatto sognare. Nessun italiano ci riusciva su una bicicletta proprio dai tempi di Marco Pantani. E l’unico straniero a realizzare imprese simili è stato Alberto Contador.

Nibali è nell’Olimpo del ciclismo a prescindere, e adesso dovrà trovare le forze per ripartire più forte di prima. A ottobre c’è prima il Lombardia dove lo Squalo potrebbe difendere il successo dello scorso anno, poi dopo pochi giorni i mondiali in Qatar, una corsa piatta ma difficile per il forte vento e il pavè. Non possiamo ancora sapere se tra due mesi Nibali sarà in condizioni di tornare a correre, ma non importa. Adesso lo aspetta una nuova avventura con il Team Bahrain-Merida voluto dallo Squalo e costruito intorno a lui. A novembre compirà 32 anni, è ancora al top della forma e della carriera e ci può regalare altre emozioni straordinarie, a prescindere dalle vittorie che contano sempre meno rispetto alle prestazioni.

Nibali è un Campione non solo perchè ha vinto un Tour de France, due volte il Giro d’Italia, una Vuelta di Spagna, un Lombardia e tante altre corse. E’ un Campione così amato perchè corre con il cuore, da’ spettacolo, guida la bici in modo delizioso.

Ha già annunciato che vuole vincere “uno di tutto“, quindi punterà a un mondiale, alla Milano-Sanremo, alla Liegi-Bastogne-Liegi dov’è arrivato secondo nel 2012, perchè no anche alla Parigi Roubaix, lavorando alle corse da un giorno. Ma potrebbe anche dedicare un anno al tentativo dell’impresa epica di centrare la doppietta Giro-Tour. E’ l’unico corridore che potrebbe farcela o quantomeno pensare di provarci: l’ultimo è stato Pantani nel 1998, poi ci ha provato soltanto Contador prima nel 2011 e poi nel 2015. In entrambi i casi, il Pistolero ha vinto il Giro ed è arrivato 5° al Tour. Nibali può farci un pensierino.

Poi ci sono anche le Olimpiadi di Tokyo 2020: Nibali avrà 35 anni, uno in meno dei 36 che oggi ha Valverde e due in meno dei 37 che oggi ha Rodriguez, i capitani della Spagna che ieri era data per favorita (alla fine Rodriguez è arrivato quinto). Per quale motivo non potrebbe essere ancora competitivo a questi livelli? E’ più difficile che il percorso di Tokyo sia duro come quello di Rio, ma se alla fine in Brasile ha vinto Van Avermaet che tutto è tranne che uno scalatore, magari Nibali potrebbe vincere su un percorso adatto ad altre caratteristiche, perchè nelle corse di un giorno tutto può succedere.

Intanto noi oggi ci coccoliamo Nibali, il nostro Campionissimo. Ma anche l’Italia, una Nazionale stupenda che ci ha reso orgogliosi. Il ct Cassani, un ottimo Fabio Aru dal cuore grande, due colossi come Caruso e De Marchi che hanno dato tutto. E adesso speriamo nelle ragazze che oggi saranno sulla stessa strada a cercare una vittoria che potranno dedicare allo Squalo. Le nostre Elisa Longo Borghini, Giorgia Bronzini, Elena Cecchini e Tatiana Guderzo puntano al successo e hanno tutte le carte in regola per farcela. Poi ci saranno le cronometro, dove Nibali poteva sognare un’altra medaglia ma al suo posto con ogni probabilità ci sarà Aru insieme a Caruso, e anche lì Elisa Longo Borghini è tra le favorite. Ci sposteremo poi in pista sperando di conquistare altri podi. Che se arriveranno saranno tutti per lo Squalo. Ieri Nibali ha dato spettacolo e ci ha fatto segnare: basta questo, è più importante di ogni medaglia perchè se fino a ieri lo amavamo dieci, oggi lo amiamo ancora di più.

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