Silvio Martinello, giornalista Rai, ha esaltato le gesta di Viviani e del ciclismo su pista sul proprio profilo Facebook e fatto un appello al Coni e FCI per migliorare la situazione in vista di Tokyo 2020
Silvio Martinello è la voce del Ciclismo in Rai insieme a Francesco Pancani. In passato è stato un buon ciclista, anche se nelle tre grandi corse a tappe non ha mai brillato in classifica, anche se ha vinto nel 1990 la 3ª tappa Vuelta a España; nel ’91 la 18ª tappa del Giro d’Italia e nel 1996 il prologo di Atene e vestì per 4 giorni la maglia rosa. In totale ha vinto 20 gare, ma il suo potenziale lo ha avuto nelle competizioni su pista, dove Martinelli ha vinto 2 bronzi, 2 argenti e 5 ori ai Mondiali più un oro alle Olimpiadi di Atlanta e un bronzo a quelle di Sydney. Gareggiava con Villa, e per il duo italico non esistevano avversari. Dal 2003 prima con Cassani e ora con Pancani è la voce che racconta le imprese italiane nelle grandi corse e soprattutto alle Olimpiadi di Rio 2016. Martinelli è stata la voce che ci ha raccontato la vittoria di Elia Viviani nella gara di ciclismo su pista ai Giochi Olimpici.
Il giornalista sulla propria pagina di Facebook ha elogiato il ciclista descrivendo così la corsa su pista: “ma che spettacolo è stato il ciclismo su pista? Io ho vissuto giornate intense ed emozionanti. Gare spettacolari ed avvincenti, sia in campo maschile che femminile. Performance di livello assoluto, record del mondo ed olimpici caduti come birilli. Ed in tutto questo mulinare di prestazioni monstre ed emozioni a ripetizione, ci siamo anche noi. L’Oro di Elia Viviani ha un sapore straordinario, da gustare a piccole dosi, da assaporare con calma, da palato fine. Per decenni siamo stati in un angolino, ed ora quel angolino comincia a starci un po’ stretto. Anche le prestazioni nel inseguimento a squadre maschile e femminile sono una iniezione di fiducia vitale, non possiamo permetterci di perdere questa chance che tecnici competenti, tra mille difficoltà, ci hanno presentato. Se non saltiamo su questo treno, saremo condannati senza appello, la storia non ci perdonerà. Ora serve un serio progetto di sostegno per i centri territoriali, riconoscendo finanziamenti e personale tecnico preparato”.
Il giornalista sa bene che quest’impresa potrebbe cadere nel dimenticatoio e chiede aiuto ai suoi colleghi di farsi avanti per aiutare le squadre ciclistiche di tutta Italia sia su strada che su pista: “che fine fanno i tanti ex che dopo aver terminato l’attività agonistica scompaiono? Come vengono impiegati i tanti soggetti che escono dai corsi di formazione del Centro Studi? Vogliamo dare loro l’opportunità di gestire i centri territoriali presenti nel nostro Paese? Vogliamo creare un calendario serio, sia a livello regionale sia a livello nazionale, consentendo con ciò di fare attività ai nostri giovani esordienti, allievi e juniores? Vogliamo finalmente incentivare in modo decente gli under ed elite che dimostrano attitudine e talento? Vogliamo discutere con le società un progetto tecnico evoluto e moderno, e non continuare a bearsi per risultati che spesso con la crescita tecnica dei ragazzi non hanno nulla a che fare? Sono solo alcune idee, da sviluppare, da migliorare, da adattare ad un sistema che non funziona più. Io sono fiducioso, ottimista per natura, spero per il bene del nostro movimento, che non si perda questo ultimo treno. Godiamoci giustamente i brillanti risultati di Rio, ma dopo i meritati festeggiamenti, bisognerà rimboccarsi le maniche e stilare un vero e credibile progetto di rilancio recuperando le necessarie risorse.
Infine chiede una pianificazione sulle prossime Olimpiadi in Giappone: “Tokyo 2020 sembra lontano ma arriveranno in fretta le complicate fasi di qualificazione, e dobbiamo farci trovare pronti. E poi mi aspetto un serio intervento del CONI nel pianificare con la FCI un progetto per il settore della velocità, per i Giochi del 2020 continueremo a fare da spettatori, ma un progetto di ristrutturazione non può essere rimandato ancora. Bisognerà attingere all’estero, personalmente non vedo altre vie, ma l’Italia che è stata per decenni ai vertici della velocità mondiale, non può continuare a fare la semplice spettatrice”.