Tour de France, le pagelle per la 103ª edizione vinta da Chris Froome: Sagan il migliore, male in tanti…
Due mesi fa commentavamo un bellissimo Giro d’Italia che ci aveva regalato emozioni straordinarie. Oggi invece siamo costretti a commentare un Tour de France estremamente noioso, con pochi scossoni.
Se non fosse stato per Peter Sagan (10 & lode) si sarebbero addormentati persino i reporter su moto ed elicotteri con il compito di raccontare la corsa. Il fenomeno slovacco ha vinto 3 tappe, è arrivato due volte secondo e tre volte terzo: 8 volte tra i primi tre su 21 tappe è davvero tanta roba. Ha vinto per il 5° anno consecutivo la maglia verde della classifica a punti, stabilendo il nuovo record da sempre (470), ed è stato premiato anche come il Super-Combattivo del Tour.
Nella Tinkoff (9) merita un voto altissimo (8) anche Rafal Majka, che era arrivato 5° al Giro d’Italia, qui ha sfiorato 4 volte una vittoria di tappa (un secondo posto e tre terzi posti), ha vinto la classifica generale della maglia a pois ed è stato spesso protagonista. Niente male, per la squadra che era al Tour per lottare per vincerlo con Alberto Contador (9) ma ha dovuto subire il ritiro del Pistolero dopo le brutte cadute delle prime tappe, e si è saputa re-inventare vincendo due maglie prestigiose come quella verde e quella a pois, terza tra i team che hanno guadagnato di più (150 mila euro, di cui 100 mila solo grazie a Sagan). Il decimo posto nella classifica generale di Kreuziger è stata la ciliegina sulla torta.
Il nove a Contador non è un errore: il campione spagnolo s’è dovuto ritirare sui Pirenei nella 9ª tappa del Tour, dopo che aveva stoicamente resistito 9 lunghissimi giorni dopo la brutta caduta della prima frazione. Sanguinante, acciaccato, con una spalla fuori posto, Contador non solo ha provato a resistere, ma proprio nella tappa del ritiro (mentre aveva la febbre alta), prima di arrendersi (dopo 85km), aveva persino attaccato sulla prima salita di giornata. Dopo il suo ritiro, ci è mancato tantissimo. Con la sua fantasia avrebbe potuto mettere in difficoltà un Froome non certo stellare come gli altri anni, Ma comunque vincente.
Chris Froome il suo 9 se lo merita tutto, perchè ha vinto il terzo Tour de France (non è roba da tutti), l’ha vinto con oltre 4 minuti sul secondo in classifica, vincendo due tappe e dando tanto spettacolo. Sì, spettacolo. Perchè Froome stavolta la differenza non l’ha mai fatta in salita. Non s’è vista neanche una delle sue tipiche “frullate”. In salita è arrivato sempre con i migliori, diverse volte qualche secondo dietro gli altri.
Secondo in classifica generale il francese Romain Bardet. Nove e mezzo. Ha appena 25 anni, ha vinto una tappa stupenda, con il coraggio che è mancato all’Astana e a Fabio Aru che quel giorno avrebbe dovuto compierla lui quell’azione. Bardet è partito a 15km dal traguardo, in discesa, ha schivato con estrema lucidità lo specchietto di un’auto parcheggiata sul ciglio della strada che avrebbe potuto fargli molto molto male, e poi da solo ha conquistato una tappa e il secondo posto del podio con un’azione bellissima. Se non ci fosse stato Diego Rosa a tirare (inutilmente) il gruppo, quel giorno Bardet si sarebbe avvicinato tantissimo a Froome nella classifica generale. Anzi, se ci fosse stato Diego Rosa con Nibali e Aru nell’azione insieme a Bardet, si sarebbe potuto riaprire tutto il Tour de France. Il giovane francese, però, ha dimostrato che in futuro questo Tour lo può vincere eccome.
Male, invece, l’Astana (4) di cui abbiamo già parlato a lungo. Non vogliamo essere troppo severi con Fabio Aru (6,5), comunque 13° al suo primo Tour de France, ma è stato un errore scegliere di preparare a 26 anni soltanto il Tour in una stagione, è stato un errore incoronarlo capitano mettendogli troppe pressioni alla sua prima esperienza. Ma non è certo colpa sua. E quest’esperienza in futuro gli servirà eccome.
Tornando alla classifica generale, molto bene il giovane Adam Yates (8) ma anche l’eterno Alejandro Valverde (8), terzo al Giro e sesto al Tour a 36 anni. Saluta tutti Purito Rodriguez (8) con un settimo posto nella sua ultima volta al Tour.
Speriamo che ci sia anche Tom Dumoulin (8,5), protagonista di un fantastico Tour con due vittorie di tappa e poi una sfortunatissima caduta nell’ultima tappa alpina che potrebbe costringerlo a saltare i giochi. A proposito di cadute: dopo quella disastrosa del Giro, s’è ripreso alla grande il russo Ilnur Zakarin (7,5) che si è rifatto vincendo una bellissima tappa.
Bene anche Thomas De Gendt (7,5), Greg Van Avermaet (7), Julian Alaphilippe (6,5) e Rui Alberto Faria da Costa (6,5).
Tra i velocisti, 8,5 a Mark Cavendish vincitore di 4 tappe e dominatore assoluto. Kittel e Greipel (5,5 a entrambi) si sono dovuti accontentare delle briciole (una tappa ciascuno). Meglio Michael Matthews (6), anche lui vincitore di una tappa ma più protagonista nelle altre frazioni.
Tra gli italiani gregari, bene Damiano Caruso (6,5), male Domenico Pozzovivo (5), già sottotono anche al Giro.
Ma peggio di tutti hanno fatto Quintana (4) e Richie Porte (4), a menarla da un anno intero con il sogno giallo per poi sciogliersi come neve al sole nei momenti decisivi della corsa. Stesso voto dell’Astana e del ds azzurro Giuseppe Martinelli (4).
Qualcosa in meno (3) all’organizzazione e alla giuria del Tour: l’arco dell’ultimo chilometro che cade sui corridori, la caduta sul Ventoux e soprattutto l’assurda decisione di annullare i distacchi di quella tappa (calcolandoli sui dati approssimativi di radio corsa, non certificati), hanno gettato numerose ombre su una competizione che resta comunque la più ambita, ma rispetto al Giro d’Italia è sempre meno spettacolare e peggio organizzata.
Qui il racconto fotografico: