Tour de France, quanti dubbi sulla strategia dell’Astana: 120km a tirare il gruppo a tutta, e poi il flop negli ultimi 25km decisivi per la corsa
Non è che siamo qui sempre a criticare, ma quanto abbiamo assistito oggi nella 19ª tappa del Tour de France ci lascia con l’amaro in bocca. Da sportivi, da italiani, da appassionati. L’Astana guidata dal Direttore Sportivo Giuseppe Martinelli, con i talenti italiani Fabio Aru, Vincenzo Nibali e Diego Rosa, aveva promesso battaglia sin da ieri. L’obiettivo era doppio: vincere almeno una di queste ultime due tappe alpine, e conquistare il podio della classifica generale con Fabio Aru. La squadra ha risposto bene: ha dato battaglia, ma poi ha mancato il momento decisivo e sono sfumati (forse definitivamente) entrambi gli obiettivi. Niente vittoria di tappa, podio ancora lontano.
Il momento decisivo della corsa è lungo la discesa della Cote De Domancy, tra i -18km e i -10km dal traguardo. Piove, la discesa è tecnica, difficile. Poi inizia subito l’ascesa finale verso Le Bettex. E’ il momento ideale per l’azione decisiva. E’ proprio qui, in discesa, guidati dal miglior discesista del gruppo Vincenzo Nibali, che i tre italiani dell’Astana avrebbero dovuto attaccare. Nibali, Aru e Rosa: tutti insieme nella discesa della Cote De Domancy a prendere vantaggio sul gruppo e poi scalare con un discreto margine l’ultima ascesa verso il traguardo.
All’inizio della discesa iniziano i problemi per gli avversari: Yates sembra in difficoltà, Porte era già caduto in precedenza e aveva faticato per rientrare, Mollema cade e si stacca subito, persino Froome sembra da chilometri fare fatica a causa del maltempo che non ha mai apprezzato. Ci sono tutte le condizioni per attaccare, per dare una svolta alla corsa, per guadagnare terreno importante. L’Astana ha gli uomini per farlo, ha lo Squalo (lo ripetiamo, il miglior discesista del gruppo), ha Diego Rosa, entrambi in grado di pilotare Fabio Aru verso il podio.
Invece nel momento decisivo l’Astana resta a guardare. E’ tutta lì, forte, compatta, ha tirato il gruppo per 120km, gli altri stanno cadendo e si stanno fermando, ma l’Astana non attacca. Parde Bardet, guidato da un compagno di squadra. E sarà l’azione decisiva per il francese che vincerà la tappa e risalirà la classifica fino al secondo posto. L’Astana rimane a guardare. Bardet ha già attaccato quando l’Astana, anzichè seguirlo, addirittura rallenta. Per la prima volta dopo 120km in testa al gruppo, Nibali si trova inspiegabilmente addirittura dietro Chris Froome, che oggi era rimasto sempre nella pancia del gruppo o addirittura nella parte finale già dalla prima salita importante, il Montée de Bisanne a 50km dal traguardo. E in quel momento Froome cade, Nibali è dietro e non può fare a meno che scivolargli addosso. Addio.
Bardet ad un certo punto è arrivato da solo a guadagnare un minuto e dieci sul gruppo. Poi Diego Rosa ha tirato a tutta per i 4 chilometri più duri della salita e ha assottigliato il vantaggio fino a 30 secondi. Ma se Diego Rosa fosse stato davanti, all’attacco, insieme a Nibali e Aru, i tre italiani dell’Astana avrebbero potuto guadagnare molto di più su un gruppo che sarebbe rimasto nelle mani di Caruso e Porte della BMC, Valverde e Quintana della Movistar. Si sarebbero dovuti muovere in prima persona, con Froome caduto e gli uomini Astana in fuga a due, magari tre minuti di vantaggio. Perché Bardet aveva 1′ e 10” quando Diego Rosa ha fatto il ritmo e ha ridotto il margine, altrimenti avrebbe potuto dilagare. E con Diego Rosa, Fabio Aru e Vincenzo Nibali a darsi i cambi (magari anche con Bardet), la fuga avrebbe potuto prendere un vantaggio stratosferico. E’ fantascienza, ma magari si sarebbe anche potuto riaprire il Tour per la maglia gialla. O comunque, nella peggiore delle ipotesi, l’Astana avrebbe potuto vincere la tappa e oggi Aru sarebbe secondo in classifica generale.
Per la classifica generale è durissima: Fabio Aru ha guadagnato un’altra posizione, adesso è sesto con un ritardo da Froome di 6 minuti tondi tondi. Il podio dista un minuto e 33 secondi, bisognerebbe recuperarli a Quintana in una sola giornata. Al secondo posto c’è Bardet, con 4′ e 11” di ritardo da Froome e 1′ e 49” di vantaggio da Aru. Ma il “Cavaliere dei Quattro Mori” per salire sul podio al terzo posto non deve soltanto guadagnare 1′ e 33” a Quintana, ma anche 43” a Richie Porte e 1′ e 14” ad Adam Yates. E’ molto difficile, ma non impossibile. Oggi negli ultimi chilometri di salita, sia Porte che Yates hanno faticato molto, e hanno perso rispettivamente 25 e 28 secondi da Aru, che invece è arrivato 2” dietro Quintana. Bardet è più avanti, ma ha fatto una fatica bestiale che domani potrebbe pagare (anche se è in ottima condizione di forma). Attenzione anche a Froome e Porte: si potrebbero acutizzare i sintomi delle brutte cadute di oggi, e potrebbero avere problemi complice il maltempo previsto anche per domani.
Inoltre con quelle discese e con la pioggia, potrebbe accadere di tutto.
Sarebbe senza ombra di dubbio più redditizzio fare dura la corsa dall’inizio, mandare in fuga un paio di gregari importanti come Diego Rosa, Jakob Fuglsang, Tanel Kangert o Alexey Lutsenko che oggi hanno dimostrato di stare molto bene, e poi sferrare con Nibali e Aru l’attacco in coppia sul Col de la Ramaz, a 55km dal traguardo, a ridosso del gran premio della montagna, per poi avvantaggiarsi nella discesa finale e ritrovarsi nei 15km di pianura prima del Joux Plane diversi compagni di squadra in grado di dare sostanza a quest’offensiva. Dietro gli Sky si limiterebbero a controllare (i 6 minuti di vantaggio su Froome non sono particolarmente problematici per la maglia gialla), e tra le altre squadre non c’è nessuno in grado di andare più forte dell’Astana. Ecco come si potrebbe cercare il doppio obiettivo: tappa (magari con Nibali) e podio (con Aru). Nell’ultimo giorno utile. Meglio tardi che mai, per un Tour de France che soltanto oggi ha veramente regalato spettacolo. Come ogni anno, si decidono a fare sul serio soltanto negli ultimi due giorni e poi lasciare spazio al rammarico. Perchè Froome (in quest’edizione più che mai) sembra tutt’altro che invincibile. Con una strategia più aggressiva sin dai pirenei, senza quel senso di inferiorità psicologico che ha accompagnato tutti i team fino a ieri (Astana in primis), avremmo potuto vedere una corsa diversa. Ma ormai è inutile recriminare: è rimasta una tappa, speriamo che sia divertente almeno come quella di oggi e soprattutto che l’Astana non faccia di nuovo una strategia spuntata come accaduto, appunto, nella frazione odierna.