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Ma che razza di Tour è questo? Avevamo due speranze, una è svanita e l’altra quasi…

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Tour de France, già un’agonia: senza Contador e con Nibali relegato a gregario, la corsa a Parigi sembra già segnata senza particolari emozioni

Aiuto. Ridateci il Giro, che tra l’altro quest’anno è stato bellissimo. Umano, corretto, zeppo di colpi di scena e foriero di straordinarie emozioni. Il Tour de France 2016, invece, sembra l’esatto contrario: un copione già scritto in cui soltanto Peter Sagan ha provato a regalare qualcosa di bello, poi il vuoto. Almeno fino ad oggi.

LaPresse/Reuters

Dopo 9 tappe ci ricordiamo più che altro del clamoroso crollo dell’arco gonfiabile dell’ultimo chilometro su Adam Yates, del pugno sferzato da Chris Froome ad un pittoresco tifoso che contribuiva a rendere così particolare la cornice delle corse a tappe e la ridicola multa (di 180 euro) inflitta da parte dell’organizzazione, che sembra più che altro una presa in giro nei confronti di tutti gli appassionati. In Italia nel 2001 gli organizzatori del Giro decisero di espellere Wladimir Belli per un gesto analogo, evidentemente al Giro i tifosi sono ben più considerati rispetto a quanto non accada in Francia.

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Froome è già in maglia gialla, e – ci mancherebbe – se l’è pienamente meritata con un’azione incredibile sui Pirenei, in discesa dal Peyresourde a Bagnères-de-Luchon. Gli altri si sono fatti fregare come dilettanti, e da oggi hanno iniziato a spingere il britannico in carrozza fino a Parigi. Nessun attacco, nessuna strategia utile per mettere in difficoltà Froome e la sua squadra. Quintana sarà anche giovane, ma così facendo è destinato (per la terza volta consecutiva) a salire sul 2° gradino del podio sempre dietro Froome. E poi sarà inutile rammaricarsi di ciò che poteva essere e invece non è stato (vedi lo scorso anno…). 

Avevamo due speranze per infiammare questa corsa: Alberto Contador e Vincenzo Nibali. El Pistolero e Lo Squalo. Una è svanita e l’altra quasi. Oggi Contador s’è ritirato, con l’orgoglio di un leone. E’ stato lui a provare l’attacco più bello del Tour, sulla prima salita a 180km dal traguardo. Ha conquistato fino a 1 minuto di vantaggio sul gruppo, ma poi non ce l’ha fatta a tenere il ritmo dei compagni di fuga e ha mollato. Le cadute dei primi giorni hanno lasciato il segno: chiunque altro, al suo posto, sarebbe già stato a casa a farsi medicare da più di una settimana. Ma Contador non è un atleta come gli altri: è un campione. Un campione come pochi: al suo livello, in questo Tour, c’era solo lo Squalo dello Stretto. Ma Vincenzo Nibali paga ancora, per l’ennesima volta, le scelte dell’Astana da cui sta scappando a gambe levate. E’ un po’ più chiaro adesso perchè il fenomeno messinese ha scelto il Bahrain Cycling Team del principe Nasser bin Hamad Al Khalifa? Una squadra disegnata intorno al campione per vivere al meglio gli anni al top della carriera.

Qualcuno crede alla favoletta per cui Nibali non possa essere competitivo in questo Tour soltanto perchè ha disputato il Giro d’Italia? E’ una favola a cui possono abboccare in pochi: guardate Valverde. Ha 36 anni (5 più di Nibali), ha disputato un Giro ad altissimi livelli (ha vinto una tappa ed è arrivato 3° nella classifica generale ad appena 1 minuto da Nibali), o Tom Dumoulin (6 giorni in maglia rosa), o ancora Rafal Majka (5° nella classifica generale con 4 minuti e mezzo di ritardo da Nibali), e infine Mikel Nieve, vincitore in solitaria di una tappa durissima e della classifica generale della maglia azzurra di miglior scalatore.

LaPresse/Belen Sivori

Tutti questi corridori (Valverde, Dumoulin, Majka e Nieve) hanno disputato un grande giro e stanno disputando una prima parte di Tour de France a livelli altissimi. Soltanto Nibali non poteva essere ad alti livelli al Tour dopo aver disputato il Giro? Se possono farlo gli altri, a maggior ragione un fenomeno del calibro dello “Squalo”, vincitore del Tour de France 2014, degli ultimi due Giro d’Italia che ha corso (2013 e 2016), di una Vuelta di Spagna, due volte Campione Italiano, vincitore di un Giro di Lombardia, due volte del Giro del Trentino, due volte della della Tirreno-Adriatico, di un un Giro di Slovenia e molto altro ancora, poteva disputare una corsa ben diversa. Non è affatto normale che dopo 9 tappe abbia 34 minuti di ritardo da Froome, 33 minuti di ritardo da Valverde, 27 minuti di ritardo da Nieve (che sta facendo il gregario di Froome), addirittura 8 minuti di ritardo da Majka, tanto per fare i conti con gli altri corridori che hanno disputato il Giro.

LaPresse/Fabio Ferrari

Nibali, oltre ad essere un corridore eccezionale, un campione straordinario e un professionista esemplare, è anche un bravo ragazzo. Veramente un bravissimo ragazzo: timido, riservato, serio, rispettoso. Se l’Astana ha deciso che al Tour il capitano è Aru, Nibali non batte ciglio. Non perchè sia giusto, ma perchè è un bravo ragazzo. Ed è uno puro, genuino, che non ha perso tutta la propria umiltà nonostante le grandi vittorie che l’hanno portato sul tetto del mondo. Non s’è mai sentito invincibile. Non s’è mai sentito in grado di alzare la voce. E accetta tutto, almeno fino a scadenza di contratto (perchè è un bravo ragazzo, non uno scemo). Infatti ha deciso di cambiare squadra.

Il capitano è Fabio Aru, 26 anni, primo Tour della carriera. Ma che scelte hanno fatto in casa Astana? Ok, Nibali ha già vinto il Giro, ma uno stratega a maggior ragione punta tutto su di lui per una storica doppietta Giro-Tour che manca dal 1998 (e chi se lo dimenticherà mai, Marco Pantani?). Stiamo parlando sempre di Giuseppe Martinelli, l’ultimo direttore sportivo a centrare la doppietta Giro-Tour. Aveva una grande occasione quest’anno, ma il suo pupillo è Aru: lo preferisce a Nibali e non l’ha mai nascosto, perchè l’ha scoperto lui sin da ragazzino. E – per l’amor del cielo – anche Aru è fortissimo, anche Aru è un campione, anche Aru è un professionista esemplare. L’unica differenza con Nibali, oltre alle vittorie che deve ancora ottenere (ma ha 5 anni in meno e ha tutto il tempo dalla sua), il carattere: Aru è un esuberante, sicuro di sé, testardo. Caratteristiche che vanno bene, perchè nello sport serve sempre personalità. Ma forse a 26 anni sarebbe stato meglio dargli insegnamenti importanti che lo tenessero un po’ di più con i piedi per terra.

Non è certo lui ad avere responsabilità da questa situazione: avrebbe potuto fare bene lo stesso se alla sua prima esperienza al Tour avesse semplicemente partecipato da compagno di squadra alla ricerca di un’impresa storica al servizio di Nibali. Persino Pantani, e stiamo parlando di Marco Pantani, ha iniziato alla Carrera da gregario di Claudio Chiappucci. E poi ha dimostrato su strada di essere il più forte, s’è preso da solo tutto ciò che gli spettava. Aru invece è stato incoronato a prescindere, prima della sentenza della strada, e Nibali – che è un bravo ragazzo – ha rispettato talmente tanto gli ordini del team che (proprio per evitare ogni tipo di dualismo interno) ha deciso di staccarsi ed uscire di classifica. L’ha fatto con estrema serenità, senza sofferenza. Ieri ha preso 26 minuti, oggi ha risposto per primo allo scatto di Froome prima di fermarsi e aiutare Aru. Non può esserci una differenza di condizione così nell’arco di 24 ore.

Immaginate se Nibali non fosse uscito di classifica: oggi sarebbe stato appaiato ad Aru, 7° in classifica con 23 secondi di ritardo da Froome. Cosa sarebbe successo nel momento di difficoltà di Aru, disegnato capitano dall’Astana? Nibali si sarebbe dovuto fermare ad aiutarlo, o tirare dritto per la propria squadra? Qualsiasi cosa avrebbe deciso di fare, stasera la squadra e le due stelle italiane sarebbero state coinvolte in una maxi-polemica che sarebbe diventata una questione nazionale. E Nibali è un bravo ragazzo, è un campione pulito da tutti i punti di vista, e queste cose le vuole evitare. A costo di rimetterci un Tour de France, tanto l’anno prossimo potrà gestirsi da solo con una squadra fatta tutta per sè. Anche perchè, diciamocelo chiaramente: è bravo ragazzo ma non è scemo. E sa che Aru potrà aiutarlo nel suo vero obiettivo stagionale: la vittoria della medaglia d’oro alle Olimpiadi di Rio de Janeiro. Lo Squalo vuole vincere “uno di tutto”, e un Tour l’ha già vinto. Quelle emozioni le ha già provate. Non c’è, quindi, soltanto il suo essere un bravo ragazzo dietro la scelta di staccarsi e finire fuori classifica del Tour, ma anche l’opportunismo di un accordo tricolore per un obiettivo a cui tiene maggiormente.

LaPresse/Reuters

Fatto sta che noi avevamo due grandi speranze per infiammare questo Tour de France. Per emozionarci e divertirci. Si chiamavano Alberto Contador e Vincenzo Nibali: una è svanita e l’altra quasi. Lo Squalo certamente farà qualcosa sulle Alpi, deve arrivare a Rio al top della forma e sulle strade francesi punta a vincere qualche tappa, a movimentare la corsa, a dare spettacolo. E’ l’unico italiano nelle condizioni di farlo. Ci dispiace soltanto che era l’unico che poteva competere per la maglia gialla invece è relegato dalle gerarchie di squadra ad un ruolo che non gli appartiene, ma ormai è andata così e lui l’ha accettato per i motivi di cui sopra. Quindi mettiamoci l’anima in pace.

Lapresse

Certi corridori li preferisci ad altri non per i risultati che hanno, ma per il modo con cui li raggiungono. Ecco perchè senza Alberto Contador, questo Tour perde gran parte del suo appeal. Ci resta lo Squalo, e un fantastico Peter Sagan che oggi ha resistito in fuga per 140km scalando in vetta due gran premi della montagna di prima categoria, per sprintare sul traguardo della maglia verde che vuole vincere – incredibilmente – per il 5° anno di fila. E forse sarà quest’obiettivo, insieme alle tappe di Nibali, ad emozionarci più di ogni altra cosa di questo triste Tour de France.

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