Da Higuain a Ibrahimovic, quando il bacio diventa tradimento

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Baciare la maglia è un gesto importante

Baciare la maglia era un gesto dall’immenso significato. Significava senso di appartenenza, amore illimitato, essere parte di un qualcosa, per sempre. Baciare la maglia era un gesto “unico”, da fare una volta nella vita, quando era il momento. Quello giusto. Per baciare la maglia dovevi esserne all’altezza. Dovevi avere dimostrato già da tempo grande attaccamento alla squadra, e i tifosi dovevano averti riconosciuto il diritto, guadagnato sul campo, di poterla baciare, “la maglia”. Acquisiti i meriti calcistici e guadagnato il rispetto del pubblico pagante, il calciatore, se proprio riteneva fosse “il momento”, poteva dare vita a “quel gesto” così carico di emozione. Oggi la maglia la baciano sempre, tutti, ovunque. Che senso ha, oggi, allora, baciare la maglia?

LaPresse/PA
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Ibra bacia più maglie che donne. Higuain tradisce Napoli e dopo 2 ore bacia la maglia della più acerrima rivale della sua oggi ex-squadra. Ronaldo baciava maglie nerazzurre e rossonere con lo stesso trasporto. Viene da dire: basta! Non baciatele più, queste maglie, perché non ne siete degni. C’è stato un tempo in cui a baciare le maglie erano uomini come Scirea, Pulici, Baresi. C’è stato un tempo in cui a baciare le maglie erano uomini come Zoff, Riva, Facchetti. Oggi, il bacio della maglia assomiglia sempre più al bacio di Giuda. Con tutti gli annessi e connessi che un esempio del genere porta con sé, in questo 2016. Amen.

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