Basta bufale, aprite gli occhi: Nibali vittima del pasticcio Astana, ecco perchè adesso “scappa” in Bahrein

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Tour de France, è tempo di analisi: tiriamo le somme e guardiamoci in faccia, mettiamo da parte le barzellette e analizziamo la corsa di Vincenzo Nibali

Vincenzo Nibali non poteva vincere il Tour, o competere per la vittoria, perchè un mese fa ha vinto il Giro. E comunque è andato alla Grande Boucle soltanto per allenarsi, per prepararsi al meglio in vista del suo vero obiettivo: una medaglia d’oro alle Olimpiadi di Rio de Janeiro su un percorso durissimo e adatto alle sue caratteristiche.

Basta! Non ne possiamo più di sentire ogni giorno queste barzellette che ci ronzano nella testa come scuse per nascondere la verità. E’ vero che le Olimpiadi di Rio de Janeiro sono un grande obiettivo per Vincenzo Nibali, tutto il resto sono solo balle. Non è affatto vero che non poteva aspirare al massimo nel Tour soltanto perchè aveva vinto il Giro, non è affatto vero che era andato in Francia ad allenarsi. E chiunque mastichi un minimo di ciclismo sa bene che sono soltanto barzellette montate ad arte come “bufale” per soddisfare gli interrogativi del popolino e dare una risposta ai tanti dubbi che sorgono sulla gestione tecnica del Team Astana.

Vincere nello stesso anno Giro e Tour è difficilissimo: non ci riesce nessuno dall’impresa di Marco Pantani nel 1998 e nella storia prima del Pirata la “doppietta” Giro-Tour era riuscita soltanto a Eddy Merckx (tre volte, 1970, 1972 e 1974), Bernard Hinault (due volte, 1982 e 1985), Fausto Coppi (due volte, 1949 e 1952), Miguel Indurain (due volte consecutive, 1992 e 1993) e Jacques Anquetil (una volta, 1964). Insomma, è normale che non capiti molto spesso. E’ successo una sola volta negli anni ’40, una sola volta negli anni ’50, una sola volta negli anni ’60, tre volte negli anni ’70, due volte negli anni ’80, tre volte negli anni ’90 e poi mai più.

Zuma press/LaPresse

Se c’è però un corridore che può ambire a questa grande impresa nei giorni nostri, quello è proprio Vincenzo Nibali che è forte, completo, intelligente, fantasioso e tenace. Oltre a tutto questo, però, serve la struttura. La squadra. La strategia, il supporto degli uomini giusti. Tutto quello che è mancato quest’anno. Peccato, perchè Nibali era riuscito a vincere un Giro in cui non aveva particolarmente brillato. Non era al top della forma lo Squalo, che è riuscito a ribaltare la corsa rosa soltanto nelle ultime due tappe alpine. Quindi trovando la forma migliore verso il Tour, avrebbe potuto cercare l’impresa. Almeno provarci. Era una grande occasione, forse irripetibile. E comunque si presentava con una squadra forte (Aru, RosaKangertFuglsang, GrivkoLutsenko, Tiralongo e Luis-Leon Sanchez) in grado di aiutare lo Squalo nell’impresa.

LaPresse/Reuters

A prescindere dal sogno-doppietta, altri corridori ci hanno dimostrato che andare bene sia al Giro che al Tour non è affatto impossibile. E sono tutti corridori inferiori a Vincenzo Nibali. Ci è riuscito Rafa? Majka, che al Giro d’Italia quest’anno è arrivato 5° e in questo Tour 27° vincendo la maglia a pois di miglior scalatore, e mettendosi in grande evidenza in molte tappe con tante fughe da lontano. Ha corso sia Giro che Tour ad alti livelli, sfiorando diversi successi di tappa in entrambe le corse. Poi c’è Tom Dumoulin: al Giro ha vinto una tappa, è stato 6 giorni maglia rosa, un giorno maglia rossa (classifica a punti), al Tour ha fatto persino meglio vincendo due tappe, sfiorandone altre due, mettendosi in mostra sia a cronometro che sulle più grandi montagne. E che dire di Mikel Nieve? Al Giro è arrivato 25°, ha vinto in solitaria di una tappa durissima e la classifica generale della maglia azzurra di miglior scalatore. Al Tour 17° da gregario di Froome. Dulcis in fundo, Alejandro Valverde: a 36 anni ha deciso di partecipare per la prima volta in carriera al Giro d’Italia, è arrivato terzo in classifica e ha vinto una grande tappa ad Andalo, adesso al Tour de France un ottimo 6° posto nella classifica generale nonostante abbia corso da gregario di Quintana, sfiorando due volte il successo di tappa con due terzi posti al traguardo prima a Cherbourg-en-Cotentin, poi a Saint-Gervais Mont Blanc.

Soltanto Nibali non poteva disputare un ottimo Tour dopo la vittoria del Giro, proprio lui che è di gran lunga più forte sia di Majka che di Dumoulin e anche di Valverde?

Un’altra grande bufala è quella relativa alla consapevolezza di Nibali di fare il gregario ad Aru. Seppur in modo molto educato e rispettoso (forse troppo), in tutte le dichiarazioni post-vittoria al Giro d’Italia, lo “Squalo” faceva capire che il termine “gregario” non gli si adduceva affatto. Questi alcuni stralci delle sue parole: “farò prima il Tour e poi le Olimpiadi, però bisogna andare per gradi. Sono due belle sfide. Rio è un sogno, sarà per noi un evento molto importante, una corsa che si disputerà in un giorno e quindi senza particolari tatticismi. Ma intanto io andrò in Francia per fare un grande Tour assieme a Fabio Aru. Andiamo lì per fare entrambi una grande corsa”.

Cosa sia successo, noi possiamo soltanto ipotizzarlo. E l’abbiamo scritto in tempi non sospetti, il 10 luglio quando Nibali era già uscito fuori classifica. Fatto sta che Nibali s’è dovuto fare da parte e la possibilità di giocarsi il Tour è svanita. Un Tour triste, noioso, brutto. C’erano solo due corridori che potevano ostacolare la marcia trionfale di Chris Froome: Alberto Contador e Vincenzo Nibali. Il Pistolero è caduto e non ce l’ha fatta nonostante una resistenza stoica; lo Squalo è stato vittima della sua stessa squadra.

Si, perchè anche a prescindere dalle considerazioni sulla grande chance della doppietta Giro-Tour, che Nibali fosse il Capitano naturale di questa formazione sarebbe stato ovvio in ogni caso. Stiamo parlando di Vincenzo Nibali, un campione di quelli che emergono molto raramente, al top della carriera (31 anni), uno che ha già vinto 4 grandi giri, ha già partecipato 5 volte al Tour de France e l’ha concluso 4 volte nei primi 10, due volte sul podio, addirittura l’ha vinto due anni fa trionfando in modo straordinario, dominando la corsa e dando spettacolo in una delle edizioni più belle degli ultimi decenni.

Invece che hanno combinato in casa Astana? Hanno incoronato Capitano il giovane esordiente Fabio Aru, 26 anni, per la prima volta al Tour, e relegato Nibali a gregario (evidentemente controvoglia). Nella storia del ciclismo non si era mai vista una cosa del genere. Persino il grande Marco Pantani, quando era giovanissimo e disputava per la prima volta il Giro d’Italia nel 1992 nella Carrera, era semplicemente il gregario di Chiappucci. E parliamo di Pantani gregario di Chiappucci… Poi, da gregario, il Pirata ha dimostrato sulla strada che il vero Capitano era lui, e lo è diventato meritandosi il “grado”.

La strategia dell’Astana è stata follemente suicida, e ha danneggiato tutti: la squadra, che voleva mettere il Tour a ferro e fuoco invece torna a casa con le ossa rotte, senza maglie, senza tappe, senza piazzamenti, senza classifica. Ma ha danneggiato pesantemente anche Nibali e Aru. Nibali si è visto ridimensionato, si è sentito scomodo in casa propria, non ha avuto intorno la fiducia e il sostegno che meritava. Aru ha pagato le pressioni del “Capitano”, l’obbligo di far classifica, l’esposizione ad aspettative ancora esagerate per lui. Ha vinto soltanto una Vuelta di Spagna lo scorso anno, è salito due volte sul podio del Giro d’Italia, terzo nel 2014 dietro QuintanaRigoberto Urán, secondo lo scorso anno dietro Contador. E’ senza ombra di dubbio un grande talento e sarà la speranza per l’Italia nel futuro delle corse a tappe. Ma deve ancora crescere, migliorare, fare esperienza. Ha 26 anni. Non si può puntare su di lui al primo Tour de France per fare classifica. Soprattutto se in squadra hai uno come Nibali.

Guardiamo chi ha vinto il Tour negli ultimi anni. Chris Froome al suo primo Tour de France (2008) è arrivato 83°. Alberto Contador al suo primo Tour de France (2005) è arrivato 31°. Lo stesso Vincenzo Nibali al suo primo Tour de France (2008) è arrivato 20°. Bradley Wiggins, vincitore del Tour 2012, alla sua prima apparizione in Francia (2006) è arrivato 123°. E Carlos Sastre, vincitore del Tour 2008, alla sua prima competizione (2001) è arrivato 20°.

Persino Miguel Indurain prima di vincere 5 Tour consecutivi tra 1991 e 1995, ha partecipato per la prima volta nel 1985 e si è ritirato dopo 4 tappe, il secondo anno nel 1986 s’è ritirato dopo 12 tappe, nel 1987 è arrivato 97°, nel 1988 è arrivato 47°, nel 1989 è arrivato 17°, nel 1990 è arrivato 10° prima dei successi.

Forse adesso è più chiaro perchè Nibali è già scappato dall’Astana e ha costruito su misura per sé il Bahrain Cycling Team. Sarà una squadra tutta per lui, voluta dal principe Nasser bin Hamad Al Khalifa ma che avrà sede in Italia, probabilmente utilizzerà biciclette italiane con lo storico ritorno di un marchio importante come la Bianchi, e farà tutta la stagione in funzione del proprio Capitano. Un ciclista italiano non aveva una squadra tutta per sé dai tempi della Mercatone Uno di Marco Pantani, e Nibali ha dimostrato di meritarsela tutta. Quello che è successo negli ultimi due anni in casa Astana era davvero troppo anche per uno educato e corretto come lo Squalo. Che è un bravo ragazzo ma non è fesso. Smettiamola di prenderci in giro e diciamo le cose come stanno. Tifiamo tutti per Vincenzo alle Olimpiadi di Rio, dove rappresenterà l’Italia due volte: nella corsa in linea, coadiuvato da Aru, Rosa, Caruso e De Marchi, stavolta tutti da suoi gregari, e da solo nella cronometro. Poi prepariamoci a vederlo con la maglia rossa a bande nere del suo Bahrain Cycling Team, finalmente a casa.

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