Anche Wimbledon ha subito gli effetti negativi della Brexit: a farne le spese sono stati i giocatori delle qualificazioni del venerdì
Wimbledon – Brexit, la questione prize money – Qualche giorno fa il popolo inglese ha deciso: il “Leave” ha decretato l’uscita dell’Inghilterra dall’UE. Gli effetti della “Brexit” hanno colpito diversi aspetti della vita quotidiana inglese e anche l’imminente torneo di Wimbledon non è stato risparmiato. Ad andarci di mezzo, come riporta il “NewYorkTimes“, sono stati i tennisti che giocavano le qualificazioni e che venerdì hanno perso il proprio match: a causa della svalutazione della sterlina, il cambio con i dollari è stato minore (£1 – $1.32) di chi ha perso il suo match il giorno prima (£1 – $1.49), quando ancora l’Inghilterra era in Europa. I giocatori perdenti al terzo turno hanno dunque guadagnato $20.550 invece che $22.350. I giocatori europei invece hanno avuto una perdita di €1050.
Wimbledon – Brexit, il danno ai tennisti – Il numero 131 del mondo Austin Krajicek, ha spiegato cosa significhi, a questi livelli, perdere anche qalche centinaia di euro: “ogni centesimo conta a questo livello. I ragazzi che giocano nelle qualificazioni non guadagnano tanti soldi come i top players, quindi ogni dollaro vale. Specialmente per noi, cenare e alloggiare in hotel, e con tutto quello che compriamo, beh, tutto questo fa una grande differenza. Con le sterline in Inghilterra spendiamo tanto, e col prize money di oggi è dura”.
L’egiziano Mohamed Safwat (219 ATP), ha raccontato invece che la perdita di €1.050 per lui potrebbe significare l’abbandono del tennis: “più vinco nel torneo, più soldi prendo e più investo su me stesso. Non tengo un centesimo per me. Tutto quello che guadagno investo sul tennis. Se lascio il tennis, posso fare tanti soldi facendo l’allenatore, potrei essere milionario. Mi hanno offerto di allenare alcuni bambini per €150 l’ora. Non voglio farlo, questo non fa per me. Ho un sogno, un obiettivo, tante persone che mi sostengono. Poi più avanti potrò aiutare i bambini, ma non per fare soldi”.