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Rugby, pugilato e soprattutto nuoto: non fermarti mai Bulldozer

SportFair

Storico il suo 59.5 nei 100 stile libero a Salsomaggiore nel 1950, grazie al quale divenne il primo italiano a infrangere il muro del minuto nella specialità. Per tutti, Bud Spencer, addio al più volte campione italiano di nuoto a stile libero e in staffetta

“Ho amato il rugby, lo sport più leale e corretto e per avere un’ottima postura nelle scene dei western ho fatto anche tiro a segno. Oltre a pugilato, football americano, automobilismo”

Il mondo dello sport oltre a quello del cinema e dello  spettacolo si stringe intorno alla morte del grande Carlo Pedersoli, l’attore italiano che si è spento ieri a Roma all’età di 86 anni. Bud Spencer ha lasciato il palcoscenico per sempre, lascia il suo ricordo nelle sue oltre 120 pellicole cinematografice che difficilmente abbondenaranno la memoria di intere generazioni. Classe 1929, per tutti Bud Spencer, è stato in realtà protagonista di una carriera lunga e poliedrica nella quale, accanto ai film più popolari e per il cinema d’autore è stato  consacrato  come il gigante buone del grande schermo. Non è mai stato elogiato e forse neanche troppo considerato insieme al suo conpagno Terence Hill;  pochi premi, pochi inviti, pochi festival,  poca considerazione da quel mondo conosciuto all’età di 38 anni e che lo acconpagnato per tutta la sua vita. Grande e grosso  Spencer, scattante e belloccio Hill, i due portano sul grande schermo storie in cui la fanno da padrone le scazzottate fragorose, intrecci violenti ma mai esagerati, storie dove tutto finisce bene, storie dove il bene vince sempre sul male. Cinema, cultura e  sport, oggi elogiano e piangono il grande uomo che ha accompagnato la vita d’intere generazioni. Sono stati tantissimi i successi sportivi per il bulldozer che,  nel luglio 1950, a 20 anni, fu il primo italiano a scendere sotto il minuto nei 100 stile: 59″5.  Il suo fisico imponente però viene subito notato anche dal mondo cinemotografico iniziando così a prendere delle parti in alcuni film. Non è una distrazione o una scusa per abbondanare quella che è la sua prima passione di vita: lo sport. Nonostante il fascino del cinema infatti il richiamo delle Olimpiadi è troppo forte e Pedersoli, nel 1952, gareggia per i colori italiani ai Giochi Olimpici di Helsinki nella gara dei 100 m stile libero. Nel 1955 iene convocato ai Giochi del Mediterraneo di Barcellona come pallanuotista vincendo con la nazionale la medaglia d’oro. Pedersoli è stato un atleta, un nuotatore professionista di talento capace di vincere nelle specialità stile, rana e farfalla. Nel suo palmares figurano anche 11 titoli italiano, di cui 7 individuali e 4 in staffetta, oltre a 2 argenti ai Giochi del Mediterraneo nel 1951 ad Alessandria d’Egitto.  “Io distinguo due tipi di successo: quello che ho avuto nello sport e quello nel cinema. Il primo è mio e non me lo leva nessuno. Il secondo è quello che il pubblico ha deciso di darmi e che mi ha permesso di fare 120 film”. Prima di prendere la strada del grande schermo divenne anche un ottimo pallanuotista: centroboa della S.S. Lazio, vinse un oro ai Giochi del Mediterraneo del 1955 facendo parte della nazionale di pallanuoto fino al 1960. Prima di conoscerlo come il grande Bud SpencerCarlo è stato un grande sportivo praticando inoltre rugby e pugilato. Ma lui nonostante la mole fisica 100–105 kg e alto 1,93 mt era troppo buono per abbattere  gli avversari al tappeto. La passione per lo sport non si era però fermata solo al nuoto, c’era infatti anche il rugby, uno  sport  leale e corretto come voleva definirli.

Sul set faceva trapelare il suo amore per lo sport dalle botte in perfetto stile pugilistico,  alla passione per  rugby e football americano; con il film  “Lo chiamavano Buldozer” sul finire degli anni 70,  contribuì ad avvicinare  e far crescere il movimento del football americano in Italia. Sul ring come sul palcoscenico, con il film “Bomber“, film che raccontava la storia dell’ex pugile Bud Graziano, uno dei tanti personaggi interpretati dal gigante buono, si riusciva a distinguere la sua esperienza sul ring, palcoscenico naturale per uno sport che aveva praticato fin da giovanissimo e trasferita al cinema; quel cinema che ha regalato alla collettività un modo nuovo, comico, sentimentale  di fare spettacolo fatto di scazzottate, sparatorie, risse, con pallottole che fischiano e pugni  rimbombanti ma dove nessuno si fa mai male davvero e dove nessuno muore mai.  Il figlio Giuseppe racconta: «Non ha sofferto, aveva tutti accanto e la sua ultima parola è stata “grazie”». Grazie a te Bud…… e se la tua regola di vita è stata “Futtetinne” che significa escludere le cose tremende, “Futtetinne“……… per tutti noi sarà difficile dimenticarti.

Ciao grande Bud!!

 

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