Ferrari: un sogno per pochi, la gioia di tanti [FOTO]

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Il sogno di un uomo, la nascita di un mito, l’orgoglio di un paese, l’essenza dell’automobile: in un’unica parola, Ferrari

Era il lontano Febbraio 1898 quando Modena diede i natali ad un bambino che in breve tempo avrebbe fatto la storia dell’automobilismo internazionale. Un bambino che, divenuto ormai ragazzo, era pieno di sogni ma con pochi soldi in tasca. La fortuna poi non era stata di certo dalla sua parte, perdendo il fratello maggiore prima e il padre poi a distanza di solo un anno.

Il giovane Enzo, questo era il suo nome, dopo tante porte chiuse in faccia e altrettante occasioni per poter coltivare le sue passioni divenne collaudatore di auto prima e pilota poi. Infatti a soli 22 anni iniziò a correre per l’Alfa Romeo che all’epoca era un club esclusivo per gentleman drivers. A tre anni dall’inizio di questa esperienza il modenese vinse la prima edizione del Gran premio del Circuito del Savio. Proprio in quell’occasione, la madre di Francesco Baracca, asso dell’aviazione italiana, consegnò al pilota il simbolo che l’aviatore portava sulla carlinga, un cavallino rampante, e gli disse: “metta sulle sue macchine il cavallino rampante del mio figliolo. Le porterà fortuna“.

Una leggenda stava nascendo, una parte della storia dell’imprenditoria italiana stava per essere scritta, quel giovane intraprendente era Enzo Ferrari. La storia prosegue e nel 1929, dopo aver partecipato alla fondazione del giornale bolognese il “Corriere dello Sport“, venne richiamato a Milano per creare una squadra corse, collegata all’Alfa Romeo e destinata, negli anni a seguire, a diventare celebre come Scuderia Ferrari. Enzo divenne sviluppatore delle auto costituendo un team di 40 piloti, tra cui Antonio Ascari, Giuseppe Campari e Tazio Nuvolari.

Nel frattempo la crisi economica imperversava nel paese e l’Alfa Romeo fu costretta a ritirarsi dal mondo delle corse e con essa anche Ferrari. Il Drake, così soprannominato per il parallelismo con il noto corsaro che si distinse per la sua grandissima forza e determinazione, non si perse d’animo e continuò nel suo obiettivo, la costruzione di un sogno. Un sogno che presto iniziò a prendere forma con la fondazione della Scuderia Ferrari a Maranello subito dopo la fine della seconda guerra mondiale. L’Italia uscì a pezzi dal conflitto, ma nonostante ciò Enzo riuscì ad approdare nuovamente nel mondo delle corse realizzando la sua prima auto, la 125 sport.

Un’auto rivoluzionaria, con un motore 12 cilindri mai visto prima, una complicazione della meccanica secondo molti, ma che dopo la prima vittoria al Gran Premio di Roma fece spalancare le porte del successo grazie ai finanziamenti di banche e creditori. Dodici cilindri voleva dire esclusività, alta tecnologia e raffinatezza meccanica. Enzo fu l’unico a riuscire a trarre profitti dal mondo delle corse mentre tutte le altre scuderie che ne prendevano parte non facevano altro che spenderne. Ferrari infatti divenne precursore delle moderne leggi di marketing e approfittando del grandissimo successo della sua creatura coglie al volo l’occasione mettendo in vendita la 125. Chi voleva correre con quella vettura, poteva avere anche il supporto logistico nelle varie competizioni. Tra l’altro, caso unico all’epoca, Ferrari realizzò anche un piccolo libretto per pubblicizzare la 125: otto pagine di colore giallino dal titolo Programma di fabbricazione. Il marketing, come già detto, a quel tempo non esisteva ancora, ma Ferrari ne conosceva bene già tutti i segreti.

Sulla copertina c’era stampato un enorme cavallino rampante, divenuto il simbolo della scuderia e che sarebbe diventato, di li a poco, un marchio. E, a proposito di marchio, anche il carattere ferrari era scritto in modo insolito e assolutamente personale, con lettere bianche contornate da una grande ombra nera. Differenziarsi significava emergere. Ed emergere significava vincere. Ossia sopravvivere in quegli anni difficili del dopoguerra. Enzo Ferrari era divenuto una leggenda ed ad alimentarne il mito fu soprattutto il suo carattere e la sua essenza.

Un uomo molto riservato e schivo, con molte strane manie, ma si sa, i geni sono pieni di manie. Non prendeva mai l’ascensore, l’aereo o il treno, non andava mai in vacanza, non viaggiava mai e negli ultimi quarant’anni della sua vita non si spostò mai dalle sue piccole isole felici di Modena e Maranello.

Adesso la Ferrari è divenuta una società quotata in borsa, prima negli USA e da quest’anno anche in Italia. Non è una fabbrica di auto, ma un’azienda che produce sogni. Auto sicuramente non per tutti, anzi, per pochi fortunati. Motori unici, che da piccole cilindrate riescono a tirar fuori una cavalleria straordinaria. Finiture di lusso, personalizzazioni infinite a disposizione dei clienti più esigenti, linee futuristiche e tecnologia all’avanguardia. Lavoro, impegno e determinazione da parte del Drake hanno portato alla realizzazione di un sogno, alla nascita di un marchio che ha scritto la storia nelle corse e continua a farlo nella Formula 1.

Se ancora, nonostante tutto questo, vi steste chiedendo come possa, il marchio della Rossa, essere diventato l’orgoglio del made in Italy nel mondo, la risposta è una sola, ed è da ricercarsi nel nome di un mito: Enzo Ferrari.

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