Colpo di scena nelle votazioni del Parlamento Europeo, i limiti vengono raddoppiati per favori i Costruttori, mentre gli ambientalisti protestano
Nella giornata di ieri, il Parlamento Europeo ha effettuato un’importante votazione sull’aggiornamento dei limiti relativi alle emissioni inquinanti dei veicoli. Il risultato delle votazioni ha portato a due risultati importanti e nello stesso contrastanti tra loro: il primo riguarda l’introduzione, a partire dal 2017, dei nuovi test basati sulle condizioni di guida reali (Real Driving Emissions) che prenderanno il posto del calcolo dei limiti alle emissioni in fase di omologazione.
Questo ottimo risultato deve però fare i conti con un altro fattore, ovvero l’introduzione di nuove e molto meno severe soglie dei limiti per i diesel euro 6. Le novità verranno introdotto in due differenti fasi temporali: entro settembre del 2017, le Case automobilistiche potranno superare del 110% la soglia degli 80 milligrammi di NOx sui nuovi prototipi diesel. Questo limite verrà esteso nel 2019 a tutti i tipi di veicoli , a partire dal 2020, la soglia verrà abbassata al 50% per i nuovi prototipi e dal 2021 verrà estesa a tutte le vetture. L’aumento dei limiti viene giustificato dalla Commissione europea dai dubbi relativi all’utilizzo dei nuovi dispositivi mobili di misurazione delle emissioni, senza dimenticare i limiti tecnici derivati dal miglioramento del rilevamento delle emissioni in condizioni di guida reali.
Questo risultato viene visto dai più come il trionfo delle lobby appartenenti al comparto automotive. I nuovi limiti dovevano finalmente porre fine alle misurazioni dei limiti delle emissioni effettuate in laboratorio perché non corrispondevano a quelle reali, ma una volta abolite, i limiti sono stati alzati per non mettere in difficoltà i vari Costruttori. Le motivazioni che hanno spinto il Parlamento Europeo a concedere queste facilitazioni sono tanto semplici quanto disarmanti: l’Industria automobilistica europea e uno dei principali motori economici del Vecchio Continente, imponendo dei limiti alle emissioni più restrittive avrebbe messo in seria difficoltà l’intero comparto e di conseguenza anche la fragile ripresa europea. Alla fine, nonostante la grande “truffa” perpetrata da Volkswagen – conoscuta con il nome di dieselgate – tramite l’uso di software truccati e il calcolo dei limiti alle emissioni in fase di omologazione – non corrispondenti a quelli reali – effettuati da tutti i Costruttori sono stati perdonati, con buona pace di tutte le parti.
Ovviamente questa decisione ha scatenato un vespaio di polemiche, specialmente sul fronte degli ambientalisti. Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente, ha parlato di “ scelta assurda e insensata che va contro la salute dei cittadini e l’ambiente”, per Cifrani infatti il raddoppio dei limiti delle emissioni “significa premiare i furbi a discapito dell’innovazione e della qualità sulle quali le case automobilistiche dovrebbero puntare”. Noi sicuramente non possiamo dargli torto.