Scoperto in Basilicata un gruppo che alterava gli arrivi delle gare di fondo per intascare i contributi regionali
Dopo gli scandali sul doping che hanno coinvolto la Russia, la IAAF e 26 atleti italiani che avrebbero eluso i controlli, arriva un’altra inchiesta che scredita ulteriormente l’atletica leggera. Questa volta il doping non c’entra. Il sito internet “sassilive.it” riferisce di una serie di perquisizioni a Matera e provincia e di ventitré persone denunciate a piede libero (tra le quali figurano anche il Presidente e il segretario della FIDAL Basilicata) per associazione a delinquere finalizzata alla truffa in danno di ente pubblico e alla frode sportiva. Queste persone sono accusate di aver truccato delle gare di atletica leggera per ottenere i premi in denaro della Regione Basilicata, istituiti a partire dal 2008.
Il capo della Squadra Mobile di Matera Nicola Fucarino ha spiegato i dettagli dell’inchiesta, denominata “Ghost Runner”: “Una società sportiva quando partecipa ad una competizione internazionale oltre ai rimborsi spese riceve dalla Regione Basilicata una somma di denaro di 5, 7 e 10 mila euro per i piazzamenti sul podio”. “Le persone coinvolte in questa operazione hanno pensato di far correre il miglior atleta della società in tutte le maratone ma per aggirare il regolamento sui contributi in ogni gara si falsificavano i documenti in modo tale che il premio veniva assegnato ad un brocco, perchè in una maratona con migliaia di atleti nessuno riconosce se il pettorale con quel nome e cognome corrisponde realmente all’atleta che la correrà e sicuramente avrà ottime possibilità di vincerla”. Secondo Nicola Fucarino, questo stratagemma avrebbe fruttato agli indagati ben “65 mila euro all’anno, per 5 anni consecutivi”.
Il capo della Squadra Mobile materana riferisce, inoltre, che sono state truccate le maratone e le mezze maratone di Stoccolma 2011 e 2013, Lisbona 2011 e 2012, Oslo 2012 e 2013, Dublino 2014, una gara in Lettonia quest’anno e una a Grosseto. Fucarino riferisce che “in una di queste gare sono stati utilizzati due microchip per conquistare il primo e il secondo posto grazie alla presenza di un atleta favorito per la vittoria e di un brocco che dopo aver guardato per due ore la tv in un albergo si è presentato al traguardo per far registrare il suo microchip in modo da poter essere registrato tra i partecipanti alla gara”.
Per quanto la cosa possa sembrare assurda, aggirare le regole sui controlli non è così difficile. Nelle gare di fondo i partecipanti sono molti e verificare le loro identità non è facile, poiché non sono gli atleti a ritirare le pettorine e i microchip, ma i presidenti delle società a cui sono iscritti. Ciò ha permesso, alle persone indagate, di truccare le gare e intascare il denaro della Regione Basilicata. Quello che preoccupa maggiormente è la dichiarazione della responsabile della comunicazione Luisa Fasano. Secondo lei, “questa operazione rappresenta una sorta di vaso di pandora perchè probabilmente consentirà ad altre Questure di accertare reati simili in altre regioni d’Italia”.
Dopo il doping, le gare podistiche truccate. I problemi dell’atletica leggera sembrano non avere soluzione.