Succede di tutto: vince Landa, attacca Aru e si prende la maglia roja, mentre Chris Froome va in crisi nerissima
L’undicesima tappa del Giro di Spagna, il momento tanto atteso dai tifosi e che spaventava i ciclisti, unanimi nell’affermarla come una delle più difficili che avessero mai potuto affrontare, è stata ricca di colpi di scena: da Andorra la Vella all’ Alto Els Cortals d’Encamp, sono stati 138 km di pura difficoltà e fatica, per gambe dure su ruote che per molti non giravano abbastanza, con 6 Gran Premi della Montagna che sulla carta potevano rivoluzionare la classifica generale, soprattutto perché posti dopo un giorno di riposo, da cui è sempre difficile ripartire. Doveva essere la tappa che spaccava in 2 questa Vuelta, che mettesse in chiaro le reali ambizioni dei più forti. E ovviamente, con un tracciato del genere, sono arrivate indicazioni importanti e piacevoli conferme italiane. Ha vinto Mikel Landa, Aru ha attaccato e staccato i migliori, Chris Froome ha vissuto una delle giornate più brutte della sua carriera in sella a una bici, con una classifica generale rivoluzionata. Dopo l’11a tappa il leader è proprio il giovane italiano incredibilmente leggero sui pedali nonostante le pendenze odierne.
54 km di salita sui 138 totali, con una pendenza media dell’11.6 %: un Joaquim Rodriguez (Katusha) favorito d’obbligo alla vigilia, proprio perché Purito su queste strade che conosce a menadito da diversi anni si allena, avendole elette luogo in cui vivere. Una tappa per valutare però stato di forma e ambizioni anche di Froome (Sky), Nairo Quintana (Movistar), Alejandro Valverde (Movistar), Chaves (Orica) senza dimenticare la maglia roja Dumoulin e i nostri Fabio Aru (Astana) e Domenica Pozzovivo (Ag2r).
Fin dalla prima salita abbiamo assistito a un Chris Froome in evidente difficoltà, caduto ma riuscito grazie al team Sky a rientrare nel gruppo del leader della corsa sfruttando la discesa della prima asperità: gruppo a inseguire una ventina di fuggitivi, con un minuto e mezzo circa di vantaggio.
Un vantaggio aumentato sensibilmente e vicino ai 4 minuti dopo il secondo Gpm (e la relativa discesa): dal gruppo di circa 20 unità agli 85 km dal traguardo e con ancora 4 impegnative salite da affrontare si è staccato Imanol Erviti della Movistar, fino a raggiungere un minuto e poco più di vantaggio sui numerosi colleghi di fuga. Nel frattempo in gruppo la formazione Sky a spingere, per ricucire lo strappo.
Al terzo scollinamento vantaggio superiore ai 4 minuti sul gruppo dei più forti, con Erviti però davanti al resto dei battistrada con solo 20 secondi circa: le cose cambiano leggermente quando si arriva ai 50 km per la quarta salita, la più difficile di giornata, la Collada de la Gallina, posta a 1930m e hors categorie. Ripreso Erviti, il gruppetto fuggitivi vive di scatti e controscatti che potrebbero mettere a rischio il vantaggio sul gruppo maglia roja: dietro però non spingono in armonia e il distacco rimane immutato anzi aumenta leggermente (fino ai 5 minuti) quando la pendenza si fa davvero impegnativa. Salita che fa selezione all’interno dei fuggitivi che rimangono ben presto in 8, con un indiavolato Mikel Landa (Astana) a spingere e tentare di allungare.
La selezione si verifica puntuale anche nel gruppo dei più forti, con l’Astana a resistere a fatica e il britannico Froome nuovamente in crisi e con scorie evidenti dalla caduta di giornata. La pendenza arriva al 13%: tappa per scalatori, i distacchi per Madrid si determinano anche qui. E se il gruppo della maglia rossa scollina con quasi 4 minuti di ritardo (con Dumoulin che resiste), Froome transita in cima al quarto gran premio della montagna con più di 6 minuti e mezzo di distacco dai primi. Il suo linguaggio corporale non è buono: Froome con l’ammiraglia scuote sempre la testa, negativo sulle sensazioni di giornata. Con lui Roche e il team Sky incredibilmente fuori dai giochi per la classifica generale.
In discesa Valverde e Rodriguez attaccano a tutta e creano un solco con i migliori: un quintetto spagnolo a spingere e a guadagnare circa 50 secondi su Aru, Quintana, Chaves e Majka, che devono forzare e non poco per riprendere i 5. Froome nel frattempo è a 7 minuti: colpisce il britannico, dedito alla bici nonostante le difficoltà e una giornata terribile che avrebbero potuto portarlo al ritiro. Gruppo dei migliori compatta e a 2’30” dai fuggitivi di giornata mentre Dumoulin perde una trentina di secondi dai primi inseguitori. Nel frattempo si scopre che Paulinho è in ospedale con 17 punti: per lui un ritiro causato da … un contatto con una moto di gara. Dopo Sagan la storia si ripete. Incredibilmente.
Penultima asperità superata con relativa facilità dai più forti e tutti all’attacco per l’ultima salita quando mancano circa 13 km: davanti i 5 rimasti si giocano la vittoria, dietro i migliori si studiano e attendono il momento ideale per sferrare l’attacco. Se davanti Landa (Astana) ha staccato i compagni con un’azione solitaria, dietro fra i migliori ai 7 km dal traguardo è Aru a scattare, mandando in crisi i rivali più forti, da Quintana e Valverde fino al leader Dumoulin. Fabio non ha aspettato i 5 km, evidentemente aveva tanta birra nelle gambe: raggiunto per un tratto di salita da Rodriguez e Moreno, ai 5 km li ristacca e se ne va da solo. Pedalata bellissima e agile quella di Aru, mentre gli altri pretendenti al trono cedono sempre più.
Sul traguardo Mikel Landa vince con 1’22” proprio sul compagno di squadra Aru. A 35” dall’italiano Purito Rodriguez mentre l’ormai ex leader Dumoulin paga al nostro ciclista 1’37”. Valverde e Quintana (crisi per il colombiano) a più di 3 minuti da Landa. Froome arriva sul traguardo con un’enormità, a più di 6 minuti.
Nuovo leader quindi Aru con 30” circa su Rodriguez e Dumoulin. La Vuelta è sempre più azzurra.