L’Italia continua a deludere ai Mondiali di atletica di Pechino, svanite con Tamberi le speranze di conquistare una medaglia
Il volto disperato di Gianmarco Tamberi dopo il terzo errore a 2 metri e 29 nella finale dell’alto e’ l’immagine conclusiva dell’Italia al Mondiale di Pechino. Una rassegna disastrosa per i colori azzurri, la peggiore della storia. Nessuna medaglia, un solo finalista tra pista e concorsi, un quarto posto nella maratona maschile e un quinto nella marcia femminile. Peggio di cosi’ non poteva andare, tanto che il dt Massimo Magnani si e’ detto “deluso e frustrato”, puntando il dito contro “l’atteggiamento passivo dimostrato da tanti azzurri”. Su una pedana bagnata, Tamberi ha superato senza brillare 2.20 e 2.25, per poi arenarsi a 2.29: velleitari i primi due tentativi, meglio il terzo quando ha toccato l’asticella con i talloni in fase di richiamo. In quattro hanno superato quota 2.33, col russo Bondarenko, il cinese Zhang e il canadese Drouin senza alcun errore. A decidere le medaglie e’ stato quindi lo spareggio a 2.34 che ha consegnato l’oro a Drouin, mentre Bondarenko e Zhang si sono vestiti entrambi d’argento. Per la bronchite che lo ha tormentato alla vigilia, il keniano Asbel Kiprop sembrava addormentato nella finale dei 1500. A 300 metri dalla fine era decimo, poi ha acceso la freccia e dalla terza corsia ha rimontato, acciuffando il terzo oro iridato di fila (3’34″40). Argento al suo connazionale Elijah Manangoi (3’34″63), bronzo al marocchino Abdalaati Iguider (3’34″67). A Genzebe Dibaba non e’ riuscita la doppietta 1500-5000. Nella distanza piu’ lunga l’etiope e’ stata preceduta dalle connazionali Almaz Ayana (record dei campionati a 14’26″83) e Sembere Teferi (14’44″07), che le ha soffiato l’argento per soli 7 centesimi. Siepista di nascita, la ventitreenne Ayana, migliore al mondo in stagione, ha salutato la Dibaba a tre giri dalla fine, imponendosi col maggiore distacco nella storia mondiale. Successo etiope anche nella maratona femminile grazie a Mare Dibaba, nessuna parentela con Genzebe, la quale qualche anno aveva falsificato la sua data del compleanno per acquisire la cittadinanza azera. Tornata a rappresentare il Paese di nascita la venticinquenne Dibaba si e’ imposta in 2h27’35, precedendo Helah Kiprop del Kenia e Eunice Kirwa del Bahrein (keniana di origini). Con un’ultima bordata a 67.69 Kathrina Molitor ha portato in Germania il titolo del giavellotto, spezzando in gola l’urlo del pubblico cinese che era in delirio per il 66.13 di Huihui Lyu, nuovo record asiatico. Terza la sudafricana Sunette Viljonen con 65.79. A chiudere la rassegna sono state le due staffette del miglio. Nella 4×400 femminile la statunitense Francina McCorory era in testa fino a 20 metri dal traguardo quando e’ stata scavalcata dalla giamaicana Novlene Williams-Mills. Cosi’ il quartetto caraibico (Day, Jackson e McPherson le altre frazioniste) ha conquistato l’oro in 3’39″13, 31 centesimi meglio delle americane, che hanno presentato anche Richards-Ross, Hastings e Felix (alla terza medaglia dopo l’oro dei 400 e l’argento della 4×100). Bronzo alle britanniche con 3’23″62. In campo maschile nessun problema per gli Stati Uniti, oro in 2’57″82 con Verbaug, McQuay, Nellum e Merritt. Secondo il quartetto di Trinidad, mentre il fotofinish ha assegnato il bronzo ai britannici con lo stesso tempo dei giamaicani. Nel medagliere svetta il Kenia con 7 ori, 6 argenti e 3 bronzi, davanti a Giamaica (7-2-3) e Stati Uniti (6-6-6). Nella classifica per piazzamenti dominio statunitense con 214 punti, davanti a Kenia (173) e Giamaica (132). Il Nido chiude i battenti, appuntamento nel 2017 a Londra.