Glen Mills è il guru che lo plasma, con lui diventa il re dei 100 e 200 metri delle Olimpiadi e dei Mondiali. E’ Usain Bolt, la leggenda della velocità
“Ogni mattina in Africa, quando sorge il sole una gazzella si sveglia, sà che dovrà correre più del leone o verrà uccisa.Ogni mattina in Africa, quando sorge il sole un leone si sveglia, sà che dovrà correre più della gazzella o morirà di fame.Ogni mattina in Africa, non importa che tu sia un leone o una gazzella, l’importante è che tu incominci a correre”.
Per Usain Bolt è diverso. Lui ogni mattina, a Trelawny (Giamaica) si sveglia sapendo di dover correre più veloce di tutti quelli che vorrebbero togliergli la corona mondiale e olimpica dei 100 e 200 metri. La svolta della carriera del corridore giamaicano, dopo un’infanzia passata a gareggiare in patria e nei campionati americani con metodi a dir poco discutibili, avviene nel 2005 quando si lega a Glen Mills, stimato allenatore nel panorama dell’atletica. Nel biennio successivo i progressi di Bolt sono all’ordine del giorno, in ogni meeting in cui esso partecipa abbassa sensibilmente i propri personali sia nei 1oo metri che nei 200 metri piani. Ai mondiali di Osaka porta a casa le prime medaglie internazionali nella categoria seniores, prendendosi l’argento sia sui 200 metri, secondo solo a Gay, sia nella staffetta 4×100. L’Icah Stadium di New York, nel maggio del 2008, è il teatro del primo record del mondo di Usain Bolt, che si divora letteralmente i 100 metri in 9.72 secondi. Due settimane dopo fissa il primato mondiale stagionale sui 200 ad Atene, arrivando da protagonista alle Olimpiadi di Pechino del 2008. Nella finale dei 100 metri, ritocca il primato mondiale, abbassandolo a 9.69, rallentando vistosamente la corsa negli ultimi 30 metri: “mantenendo la velocità dei primi sessanta metri – commenta Mills – avrebbe potuto tranquillamente fermare il cronometro a 9.52 secondi”, una mostruosità! 4 giorni dopo il fenomeno torna in pista per i 200 metri. L’obiettivo è emulare il doppio oro di Carl Lewis ai giochi di Los Angeles 1984. Niente di più semplice. Domina la finale andandosi a prendere l’ennesimo record del mondo, 19.30 con vento contrario di quasi un metro al secondo. Non finisce qui, infatti Bolt, Carter, Powell e Frater (la squadra giamaicana della 4×100) si mettono al collo la medaglia d’oro ottenendo anche il record del mondo. Il mito di Usain Bolt è appena nato!
Il 2009 è l’anno dei mondiali di Berlino e Bolt rincara la dose: “Penso di poter andare più forte. Ritengo che arrivare a 9″50 nei 100 metri sia possibile, ci sto lavorando. Ora non sono nella migliore condizione, ma penso che lentamente sarò in grado di rimettermi in forma in vista dei mondiali”. Nelle gare iridate tedesche Bolt dà sfoggio di tutto il suo potenziale. Vince i 100 metri in 9.58 secondi, ritoccando 12 mesi dopo un record che secondo gli scienziati sarebbe caduto a distanza di venti anni, e vince i 200 metri in 19.19 secondi, altro record fantascientifico. Per completare il tris manca la staffetta della 4×100, anche quella messa in tasca senza, però, record del mondo. Il 2010 parte male e continua peggio per via di molti infortuni che lo affliggono. La stagione successiva è di nuovo tempo di Mondiali, questa volta a Daegu. I problemi fisici sembrano alle spalle ma l’insidia è dietro l’angolo. Sulla finale dei 100 metri viene squalificato per falsa partenza e l’oro va al connazionale Blake. Tuttavia si riprende mantenendo il titolo di campione del mondo sui 200 e nella 4×100. Nel novembre del 2011 la IAAF lo nomina atleta dell’anno. Si prepara al meglio anche per le Olimpiadi di Londra 2012, con l’obiettivo di bissare i successi ottenuti quattro anni prima in Cina. Per lui è una doppia responsabilità essendo anche il portabandiera della selezione giamaicana.
Va tutto per il verso giusto: vince i 100, i 200 e la staffetta diventando l’unico atleta nella storia a vincere l’oro nei 100 e nei 200 metri in due Olimpiadi consecutive ” Ero venuto qui per l’oro, adesso sono una leggenda, sono il più grande atleta vivente. Sono sullo stesso piano di Michael Johnson, un mito per me, sono cresciuto vedendolo battere record su record. È stata una corsa dura, sentivo la pressione degli altri, ho pensato di eseguire la mia corsa come mi aveva detto il mio allenatore, ho pensato molto alla tecnica. Questa tripletta è tutta merito suo, merita questi successi. Si vede che siamo forti ed è anche un bene per il futuro dei ragazzi della Giamaica”. Da mito diventa leggenda e nel 2013 ai mondiali di Daegu si mette in tasca il solito tris di ori eguagliando il record di medaglie d’oro (8) e di medaglie complessive vinte (10) ai mondiali di atletica di Carl Lewis. Prossima tappa, i mondiali che si terranno tra un mese a Pechino. Appuntamento fondamentale per mettersi alle spalle definitivamente Lewis e puntare dritto alla Hall of Fame di questo sport.