The Rugby Championship, l’analisi dopo la prima giornata

SportFair

Una prima giornata spettacolare quella del The Rugby Championship: Nuova Zelanda e Australia nettamente superiori

Che sarebbe stato uno spettacolo di altissimo livello, lo si poteva immaginare. Ma così mozzafiato (soprattutto nel match tra Australia e Sud Africa) e da cardiopalma non ce lo si immaginava proprio.
Abbiamo visto una Nuova Zelanda “schiaccia sassi” contro un’Argentina, sfortunata sicuramente, ma anche molto nervosa e poco lucida sulle situazioni in campo.
Gli All Blacks sempre eleganti, giocano un rugby “semplice” ma esuberante, placcano, recuperano palloni e sbagliano pochissimo (forse niente) in fase offensiva. Una squadra perfetta, dal numero 1 al numero 15 tutti con skills e tecnica da far invidia a qualsiasi giocatore di qualsiasi parte del globo: i giocatori si trovano in campo tra loro come i pezzi di un bel puzzle appena finito e creano cosi un’opera d’arte, una partita semplice ma perfetta che li porta a vincere per 39-18.

New Zeland's TJ Perenara during the viagogo Autumn Test at the BT Murrayfield Stadium, Edinburgh. PRESS ASSOCIATION Photo. Issue date: Saturday November 15, 2014. See PA story RUGBYU Scotland. Photo credit should read Lynne Cameron/PA Wire.
New Zeland’s TJ Perenara during the viagogo Autumn Test at the BT Murrayfield Stadium, Edinburgh. PRESS ASSOCIATION Photo. Issue date: Saturday November 15, 2014. See PA story RUGBYU Scotland. Photo credit should read Lynne Cameron/PA Wire.

Ciò che, forse, è la marcia in più dei tutti neri è la panchina di qualità, mediano ha giocato TJ Perenara invece del solito Aaron Smith, eppure la differenza in campo non si è vista anzi, il giovane numero 9 è stato tra i migliori in campo. Questo è sicuramente segno dell’ottimo lavoro svolto dal movimento rugbistico neo-zelandese, che crea campioni da decenni con una continuità impressionante.
Il giorno successivo, il Championship ci ha regalato un’altra sfida da pelle d’oca. In campo questa volta c’erano Australia e Sud Africa, da una parte i Wallabies in cerca di riscatto dopo un paio di anni in leggero declino, gli Springboks, invece, stufi di essere gli eterni secondi da troppi anni ormai, cercano redenzione.
In campo si è visto un ottimo multi-fase australiano che, come un’onda si infrange sugli scogli, si è sempre infranto contro gli scogli della difesa sudafricana. Dall’altra invece abbiamo visto un Sud Africa agguerrito, con una difesa meticolosa e calcolata, che andava a contestare solo i palloni che sicuramente avrebbe “rubato” dal possesso australiano, un po’ come dei cacciatori che aspettano la preda, pazienti.
17-20 dopo 78’ di gioco, da calcio di punizione sui 40 metri, l’Australia sceglie di andare in touche (invece che ai pali, non volevano quindi il pareggio), tentativo di maul ben difesa, però, dagli Springboks. Inizia di nuovo il multi-fase australiano, penetrazioni su penetrazioni da sinistra a destra e ancora a sinistra, la difesa della nazionale di Mandela è perfetta, fisica e al limite del regolamento, fino a quando Tevita Kuridrani con una penetrazione alla “Geronimo” rompe un placcaccio e con altri 2 uomini addosso, arriva in area di meta. Il TMO conferma la marcatura, tutto lo stadio esulta i propri beniamini, capaci di vincere una partita già persa, o quasi.
Insomma, questo The Rugby Championship ci ha già fatto capire che Nuova Zelanda e Australia sono affamate di vittoria, e che SudAfrica e Argentina dovranno sistemare qualcosa se vogliono ancora ambire alla vittoria del torneo.

Giorgio Pegoraro – Rugbymeet

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