Never Say Die Attitude: l’indomita attitudine dell’Australia che si rifiuta di perdere

SportFair

La Rugby Championship fa partire il suo secondo turno con due incontri speciali: sarà Sud Africa-All Blacks e Argentina-Australia

Manca veramente poco al secondo turno del Rugby Championship, gli All Blacks affronteranno un Sud Africa ferito dopo la sconfitta subita a tempo scaduto a Brisbane. L’Australia se la vedrà contro una temibilissima Argentina che, in casa, li ha sempre fatti sudare.
Cosa ci rimane del primo turno? Ci rimane una gran bella partita degli Springboks che hanno “appiattito” ogni velleità d’attacco dei Wallabies per oltre due terzi di partita. La prima meta wallaby è nata, infatti, da una magistrale giocata orchestrata da quel fenomeno che di nome fa Matt Giteau.
Sul 20-10 sino al 73’ l’Australia era ben distante dal vincere il match dal momento che i disperati ed incessanti tentativi d’attacco si erano sempre infranti sulla impressionante e ultrafisica diga difensiva sudafricana. Sudafricani che avevano sino a qualche momento prima dominato il match in virtù di una fisicità superiore e di un grandissimo lavoro nel break down (punto d’incontro per i profani) dove avevano rubato diversi palloni agli avversari.
Ma proprio nel quarto d’ora finale si è palesata ancora una volta la “never say die attitude” dei Wallabies che non si sono mai dati per vinti ed hanno giocato ogni singolo pallone come se fosse l’ultimo e il più importante del match. Prima rigiocando più volte la mischia chiusa dalla quale è nata la meta dell’ex capitano Michael Hooper, poi rinunciando al calcio del possibile pareggio con soli 30 secondi ancora da giocare per andare a provare la touche e cercare la meta della vittoria. Vittoria puntualmente arrivate quando Tevita Kuridrani ha sfondato il muro difensivo avversario azzeccando una linea di corsa perfetta.
Perché “never say die attitude”? Perché non si sono mai dati per vinti, perché è un’attitudine indomita di questa Australia che non è nuova ad exploit del genere. Non è propriamente allenabile perché è uno stato mentale per il quale ci si rifiuta di perdere, l’unica visualizzazione possibile dopo il fischio finale è l’abbraccio della vittoria. Non è un’attitudine solo australiana, possiamo citare l’epica vittoria degli All Blacks in terra d’Irlanda due anni fa, ma questa è un’altra storia.
Così è stato e questa attitudine è stata messa in risalto ed esaltata in parecchi media, come giusto che sia. Pensavamo potesse essere così nel nostro intimo, quando abbiamo visto richiamare e schierare giocatori vincenti del calibro di Matt Giteau e Drew Mitchell, dovessimo spendere altre due parole allora citeremmo Michael Hooper e il redivivo David Pocock. L’Australia ce ne farà vedere delle belle, non dubitate!

Marco Colautto – Rugbymeet

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