Il derby tra Inter-Milan visto dalla curva come un’esperienza da vivere o no?
Andare a vedere il derby di Milano in curva è un’esperienza surreale. Esperienza largamente sconsigliata ai deboli di cuore, a chi ha problemi motori anche minimi e a chi (sognatore!) va allo stadio per vedere una partita di calcio. Andare in curva è tutto meno che guardare una partita di calcio. Le prime mezz’ore di attesa vengono scansite nell’ordine da: striscioni posizionati sopra la testa che impediscono la visione di qualsiasi cosa all’interno di San Siro; accensioni di sigarette truccate di dimensioni tali da far crescere le trecce rasta anche a chi ha non ha mai fumato in vita sua; urla e cori di difficile comprensione per chiunque dato lo sbiascicamento generale degli spettatori presenti (mai seduti) sugli spalti. Quando la partita inizia, gli sventolatori delle enormi bandiere recanti i colori della squadra da supportare, gente che al Palio di Siena vincerebbe a man bassa il premio come miglior sventolatore di sempre, iniziano a roteare questi enormi mantelli colorati, impedendo qualsiasi possibilità di vedere il rettangolo di gioco e quindi, di conseguenza, la partita stessa. In questo folle turbinio di cori incomprensibili e bandiere al vento, si susseguono voci ed esultanze motivate da incontrollati e visionari passaparola: abbiamo fatto gol, no, annullato, hanno fatto gol, no, non è vero (segue serie di impropèri), goooool, no, annullato, quanto manca, chi ha segnato, come rigore? E la partita finisce. Occorre correre a casa per capire quanto è finita e chi ha vinto. Sempre che abbia vinto qualcuno. Derby? E chi l’ha visto?