VIDEO DEL GIORNO

Pantani, da lunedì in 100 sale italiane il film sul Pirata: “il suo ciclismo era arte, mai dopato”

SportFair

Il suo ciclismo era arte”. Marco Pantani sospeso tra mito e mistero: di lui restano la gloria di un campione unico e il peso insostenibile di un terribile declino dopo la scioccante esclusione dal Giro d’Italia. Una storia che resta una ferita aperta per l’intero mondo sportivo con i dubbi che continuano a inseguirsi, nonostante siano passati dieci anni da quando il Pirata e’ stato trovato morto in una stanza d’albergo a Rimini. Una leggenda da raccontare e i lati oscuri da mettere a fuoco: ci prova un documentarista inglese di fama, James Erskine con ‘Pantani’, distribuito in cento sale italiane da Space Movies e GA&A Production dal 17 febbraio. Immagini di gloria che si mescolano alle ombre della giornata piu’ dura, quel 5 giugno del 1999 quando a Madonna di Campiglio vennero resi noti gli esiti dell’ematocrito che determino’ la condanna e il terribile destino di Pantani.
Mio figlio voleva smettere quando ha firmato il primo contratto da professionista, diceva che li’ c’era la mafia”, racconta la mamma di Marco, Tonina, intervistata nel film e presente ieri – insieme a papa’ Paolo – all’anteprima per i giornalisti. ”Marco – dice al termine della proiezione – non e’ mai stato trovato positivo ed era contro il doping. E’ stato squalificato per ematocrito alto, ma la gente non e’ stupida. Con il tempo ha capito cosa e’ accaduto”. Nel documentario il regista sottolinea l’impatto che la squalifica avvenuta a Madonna di Campiglio ha avuto sull’atleta e riporta alla luce i dubbi riguardanti quel provvedimento, le voci sulle scommesse contro la vittoria di Pantani (in un Giro fino ad allora dominato) e i consigli al ‘Pirata’ di non vincere la tappa il giorno precedente al controllo, per non attirarsi antipatie. ”Noi non abbiamo prove per sostenere che il sistema ha fatto fuori Marco, quello che posso dirvi e’ che lui era contrario anche alle medicine, quando non stava bene diceva che il male sarebbe passato da solo”, racconta ancora mamma Tonina. Il documentario, oltre al lato dell’inchiesta, rende omaggio al talento del ‘Pirata’.
La signora Tonina, accompagnata dall’avvocato Antonio De Renzis (che ha chiesto la riapertura del caso sulla morte di Pantani), dopo aver spiegato con orgoglio che suo figlio non e’ mai stato trovato positivo all’antidoping, ha annunciato clamorose novita’ relative al famoso esame antidoping di Madonna di Campiglio che, di fatto, fu la causa scatenante del declino della parabola del ciclista romagnolo. “Ci sono delle novita’ che saranno svelate da uno dei medici legati a quell’episodio – ha spiegato -. Domani su Italia Uno ci sara’ uno speciale in cui tutti potranno sentire quello che questo medico ha da dire“. Dal docu-film emerge piuttosto chiaramente anche l’avversione di Marco Pantani nei confronti di Lance Armstrong, testimoniata anche dal ritrovamento da parte della madre del “Pirata” di una canottiera su cui Marco aveva scritto: “La vera ferita e’ Armstrong, ragazzi parlate dobbiamo essere l’esempio per i bambini“. “Io non ce l’ho con Armstrong, perche’ anche lui e’ stato una preda. Lui e Marco non sono mai stati l’uno contro l’altro, e’ stata l’opinione pubblica a creare questo dualismo – ha spiegato la madre di Pantani -. Ora tutti si scandalizzano per quello che ha fatto Armstrong, ma Marco l’aveva sempre detto, solo che eravamo tutti sordi. Vorrei dire dall’americano, anche se non abbiamo mai cercato di contattarlo, di fare tutti i nomi di quelli che c’erano dietro lui quando si dopava. Non basta confessare di aver fatto uso di doping, solo facendo i nomi si sconfigge il doping“.

Il ciclismo – spiega Erskinee’ diventato molto popolare in Inghilterra negli ultimi cinque anni, e’ uno sport emergente. Quello che ha fatto Pantani e’ arte. Le immagini delle sue imprese lasciano senza fiato. Non ho mai pensato, ad esempio, di fare un documentario su Armstrong. La storia di Pantani e’ molto piu’ interessante, particolare”.

Condividi