A tutto Tiralongo: dall’infortunio di Fabio Aru alla scomparsa di Michele Scarponi
Il Giro d’Italia ha regalato sin da subito grandi emozioni, prima Postlberger, poi Greipel: sono loro i primi due uomini in rosa.
Gli occhi però sono puntati su Nibali e Quintana, ma non bisogna tralasciare l’Astana, schierata con 8 corridori e senza una vera e propria guida: prima l’infortunio di Aru, poi la morte di Scarponi, hanno lasciato il team kazako un po’ abbandonato a se stesso.
Ci pensa però il veterano della famiglia a gestire al meglio la situazione: “sono come il nero d’Avola, il vino della mia terra. Un vino da invecchiamento, nero e forte. Anch’io sono nero di pelle, sono forte e, ciclisticamente, sono vecchio. Mi chiamano ormai U Vecchiu. È ormai il momento di stappare. Spero di fare il brindisi in Sicilia, nella mia terra, e di dedicare la vittoria a Michele Scarponi“, ha dichiarato Paolo Tiralongo a La Gazzetta dello Sport.
“Questo è un Giro incredibile, surreale. Nel progetto iniziale Fabio Aru era il capitano, ma lo abbiamo perduto. Allora abbiamo cambiato piano, costruendo la squadra per Scarponi e il Fato se lo è portato via. Una tragedia che ci ha stordito. Abbiamo perso i due capitani. Ci troviamo come l’equipaggio di una nave senza i suoi due ufficiali. Ma siamo tutti uomini di esperienza. Non faremo naufragio“, ha aggiunto il siciliano, al suo ultimo Giro in carriera.
A proposito di Scaporni ha raccontato: “ho visto perfino una donna con uno striscione, scritto anche in caratteri giapponesi, che diceva. “Ciao Michele. Anche noi giapponesi non ti dimenticheremo mai”. Una cosa da brividi. Tanta gente si è stretta attorno a noi. Ci ha partecipato il suo dolore, il suo affetto. Ha mandato offerte in denaro sul conto corrente della moglie. Michele era speciale. Ci manca. Faremo tutto il possibile per ricordarlo“, ha aggiunto Tiralongo.
Dopo le tappe sarde si arriva in Sicilia, la sua terra: “martedì si arriva sull’Etna. Lo vedevo da casa mia. È la fornace della Sicilia. È la montagna che parla. Mormora sempre. Ho camminato sopra le sue lave. Dal 2004 ho fatto gli allenamenti in quota sul vulcano. È la mia montagna. Sono al tredicesimo e ultimo Giro. Chiudere con una vittoria lassù sarebbe l’apice…“.
Impossibile infine un pensiero doppiamente speciale per Michele: “con la mia fedele bicicletta mi lancerò ancora una volta nell’avventura, a cercare un’ultima vittoria per Michele. Dobbiamo onorarlo. Mi faccio sempre il segno della croce e mi raccomando alle persone care che non ci sono più. Ora mi raccomando a Michele”.