La “malattia” sportiva da padre in figlio che si tramanda è certamente passaggio obbligatorio se pensiamo a come uno dei fenomeni indiscutibili del mondo calcistico abbia ereditato la passione per questo sport proprio dal papà goleador. Dondinho, il papà di Pelé
Tutti sin da piccoli abbiamo bisogno di una guida, di un adulto da seguire per imparare, cercare e capire. In particolare il rapporto padre figlio ha una valenza significativa per quanto concerne l’identificazione e la creazione dell’identità di genere. La figura paterna è punto di riferimento etico e di traenza sociale per ogni adolescente la necessità di affidarsi, di poter conversare e trovare sempre più conferme e meno paure. C’è chi queste paure le porta con sé, chi ha avuto sostegno, chi invece porterà con sé poche parole ma tanti ricordi. Ricordi come quelli di Edson Arantes do Nascimento, più conosciuto come Pelè, che ricorda il padre e si commuove nel corso di una delle sue ultime conferenze stampa (presentazione del progetto per la realizzazione di un impianto sperimentale in grado di sfruttare l’energia cinetica dei calciatori sul campo per produrre energia). “Mio padre mi chiamò Edson in onore di Edison, questo progetto è in suo onore“. Edson, fu voluto dal padre, ex centravanti Dondinho, perché durante quei giorni bui e carichi d’attesa nel marzo del 1940, a Três Corações, Sud-est del Brasile, era arrivata per la prima volta l’elettricità. Arrivata la luce era arrivato anche il battesimo cattolico del “crioulo” nero Pelè, una buona occasione per celebrare una cerimonia in onore di Thomas Alva Edison, l’inventore della lampadina. “Sarà un grande calciatore” le prime parole di Dondinho quando vide il proprio figlio scalciare con le gambette “magroline”.
Destino, presentimento o speranza tipica di un padre per il proprio figlio appena nato …non lo sappiamo…. sta di fatto che furono parole illuminanti quelle di Dondinho considerato che da lì a poco il filgiolo, dalle gambette gracili, avrebbe illuminato in lungo e in largo il calcio mondiale. Il rapporto del figlio con il padre è una delle storie della nostra vita che non dimenticheremo mai, un percorso intenso e diffcile, caratterizato da un’irresistibile attrazione e da tortuosi consensi. Lo sappiamo in Brasile il calcio è un affare di famiglia, è arte, creatività, fede, passione, rivalsa sociale e non potrebbe essere altrimenti in un paese in cui il tasso di povertà e il disagio economico sociale continuano ad accompagnare la storia di molte realtà sudamericane; il calcio viene, ancora oggi, considerato un’opportunità di riscatto per le tante persone che vivono in condizioni di miseria, un sogno il cui risveglio si spera possa essere dolce e condurre a un’esistenza migliore di quella che si è vissuta. Nonostante si sappia ben poco è questa uno delle ragioni che ci spinge a voler parlare di Dondinho ex centravanti goleador nonchè padre di uno dei piu forti giocatori al mondo, Pelè, l’ unico al mondo ad aver vinto tre edizioni del Campionato Mondiale di calcio e ad avere il record di reti realizzate in carriera: 1281 in 1363 partite. Questa è una storia che già si conosce.
Il piccolo Edson nasce in una famiglia povera, e come la maggior parte dei bambini brasiliani ama il calcio e passa la maggior parte del tempo a giocare scalzo in strada guadagnandosi compensi extra lucidando scarpe. Quando pensiamo a Pelè ed osserviamo incantati le sue prodigiose gesta, difficilmente ci capita di pensare alle origini, alla famiglia e a come sia nata la una passione di quest’ultimo per il calcio. La “malattia” sportiva da padre in figlio che si tramanda, in questo caso più che in altri, è certamente passaggio obbligatorio se pensiamo a come uno dei fenomeni indiscutibili del mondo calcistico abbia ereditato la passione per questo sport proprio dal papà goleador João Ramos do Nascimento ovvero Dondinho.
In molte pagine sportive si narra che Dondinho fosse stato in grado, negli anni ’40, di segnare l’incredibile cifra di 893 goal in 775 partite. Ma, fatto ancora più incredibile, ben 5 di testa in una sola partita. La leggenda ha sicuramente cavalcato l’onda anche per merito di Pelé , sempre distante su questo argomento, preferendo alimentarne la veridicità.
Ufficiosamente si sa ben poco, al netto di fonti Wikipedia che citano testualmente questo record, la realtà è che Dondinho fu un buon centravanti. Giocatore che segnò molti gol (le fonti internet parlano di 350 reti in 305 incontri), ma nei tornei amatoriali di Minas Gerais.
Di sicuro sappiamo che oltre ad essere un discreto centravanti è stato il padre, allenatore e mentore del figlio Pelè. Durante la sua carriera Dondinho giocò per molti piccoli club con la sola occasione, sprecata, di giocare per il più prestigioso Atlético Mineiro. Risulta essere stato un centravanti prolifico per il Bauru con il quale vinse il “Campeonato do Interior” nel 1946.
Quando Dona Celeste, madre di Pelé, mostrò il figlio al marito il commento fù conciso: “Ha i piedi troppo piccoli“! la carriera calcistica di Dondinho si era già fermata per un grave infortunio; era iniziata quella di un onesto lavoratore per un impresa edile. Dondinho non si era però arreso, voleva poter trasmettere qualcosa di più a i propri figli, non nascondeva il desiderio di avere un figlio calciatore e in preghiere silenziose sperava di togliersi quelle soddisfazioni professionali ed economiche che a lui erano mancate, immaginava come tutti i padri, che i figli avessero un futuro meglio del suo. La missione e la speranza di trasmettere l’arte del gioco più bello del mondo andava da padre in figlio è stata compiuta. Il mondo del calcio ringrazierà sempre figure come Dondinho e padri che porteranno avanti i valori etici dello sport, come lealtà, rispetto, sacrificio e altruismo, oltre le capacità tecniche, caratteristiche fondamentali, se si vuole raggiungere determinati livelli o entrare a far parte dell’Olimpo del calcio.
“ Mio padre non è stato solo il mio primo maestro di calcio, lui soprattutto è stato per me maestro di vita, di rispetto per il prossimo. Dio mi ha fatto il dono di saper giocare al calcio – perché è davvero solo un dono di Dio – mio padre mi ha insegnato a usarlo, mi ha insegnato l’importanza di essere sempre pronto e allenato, e che oltre a saper giocare bene dovevo essere anche un uomo“
Il 7 settembre 1956 Pelè esordì con il Santos all’età di 15 anni contribuendo con un goal al 7 a 1 finale. Da quel giorno suo figlio divenne un mito che ancora oggi è protagonista nel mondo del calcio, la sua tecnica rivive nelle immagini di repertorio ed i suoi gol accompagnano intere generazioni.
Dondinho morì a San Paolo il 16 novembre 1966.