Pipìn e Audrey, la coppia unita dal mare, ma da esso stesso separata, per sempre. La triste storia dei due amanti di subacquea, la cui vita è stata stravolta da un tragico incidente
Audrey e Pipìn amavano il mare: Audrey ha sempre sognato di essere una sirena e ha basato la sua vita sullo studio del misterioso e pauroso mondo marino, Pipìn invece ha sempre vissuto a stretto contatto col mare, campione di apnea e di pesca subacquea. Ma come si sono incrociate le vite dei questi due personaggi, provenienti una da Parigi e l’altro da Cuba? Audrey Mestre, nata a Parigi, si è presto trasferita con la famiglia in Messico, dove spinta dall’amore per il mondo marino, ha iniziato a studiare biologia marina, specializzandosi in particolar modo sui cambiamenti del corpo umano nelle profondità marine, ovvero sul “blood shift”, lo spostamento di sangue che avviene, a causa della forte pressione marina, dalle aree periferiche verso il torace e che impedisce lo schiacciamento dei polmoni, permettendo di comprimerne ulteriormente l’aria. Quale miglior oggetto di studi e ricerche quindi se non un campione di apnea del calibro di Pipìn Ferreras? Audrey sapeva tutto di lui, ma non era mai riuscita ad incontrarlo per porgli domande e conoscerlo meglio, ma, nel 1996 la sirenetta di Parigi viene a sapere che Ferreras ha organizzato un’immersione per cercare di stabilire un nuovo record a “soli” 250 km da lei. Non ci pensa due
volte, e parte immediatamente per incontrare il suo idolo. Arrivata a Cabo San Lucas, luogo dell’immersione, Audrey paga per immergersi con le bombole, e seguire da vicino l’impresa di Pipìn, il quale, notando la sua agilità in acqua le chiede di entrare a far parte della sua squadra di tuffatori di sicurezza. La vita della giovane Mestre da lì cambia, impara a scattare foto e girare filmati sott’acqua, e segue Ferreras in tutte le sue imprese e nei suoi allenamenti, ma non solo: all’età di 22 anni va a vivere con lui a Miami. La loro vita procede a gonfie vele finchè Pipìn non è costretto ad un periodo di pausa a causa di un “mancamento” avuto al termine di una risalita durante il suo tentativo di arrivare a quota -164 metri. L’attenzione passa allora su Audrey, che nel frattempo era stata allenata dal marito e vuole battere il record di 160 metri in un minuto dell’avversaria Tanya Streeter. Così, il 29 settembre 2002 Audrey si prepara per scendere a quota -161. Ma qualcosa va storto: Audrey arriva a quota -171 ma, nel momento della risalita sviene, e vani sono gli sforzi dei due sub di sicurezza e del marito Pipìn che si tuffa in acqua nel tentativo di portarla fuori dall’acqua il prima possibile. Audrey è ancora viva, ma il medico della spedizione non può aiutarla, perchè è
un dentista! Inutili quindi i soccorsi, arrivati troppo tardi, che servono solo per dichiarare il decesso di Audrey. A Pipìn è rimasto solo il ricordo dell’ultimo bacio che la moglie gli aveva stampato in bocca prima di immergersi, e il rimorso, forse, di non essere riuscita a salvarla. Ma non avrebbe potuto fare molto di più di ciò che ha fatto il forte campione di apnea. Una storia forte, triste, che fa capire quanto lo sport possa unire, ma anche quanto possa separare, ma soprattutto, che a volte, bisogna riconoscere quando è il caso di fermarsi, e che non sempre cercare di superare gli altri e sé stessi può essere gratificante, a volte, potrebbe costare la vita.